Vorrei esprimere il mio disappunto e la mia condanna, come cittadina italiana e cittadina del mondo, sperando di interpretare il pensiero di tutte le donne, che relativamente ai contenuti della vignetta, con la quale, per rispondere ad una “definizione” politica, certamente frutto di un retaggio culturale condannato dalla storia, è stata derisa ed umiliata la sacralità della dignità delle donne, seppur rivolgendosi ad una sola donna, che è la sorella della Presidente del Consiglio dei Ministri.
Si è caduti, indiscutibilmente, nel paradosso, da parte di persone che si definiscono antirazziste e antisemite, di oltraggiare, con una forma di razzismo davvero esecrabile, le donne, in questo caso una donna, che, in quanto tale, non solo rappresenta la propria dignità, ma quella di ogni donna.
Se i mali più efferati, di cui la destra si sostiene sia stata espressione, sono la violenza e l'odio, mi chiedo perché utilizzare violenza e odio per esprimere il proprio dissenso rispetto ad una dichiarazione fatta nel Parlamento italiano, peraltro nei confronti di una donna non responsabile, anzi estranea a ciò che accade sugli scranni del Parlamento italiano?
Se è vero che la “sinistra” e coloro che si riconoscono nella “cosiddetta” opposizione alla “destra” sono espressione della cultura dei diritti umani, civili, sociali, etnici e di tutti quei diritti che designano la cultura dell’accoglienza e della vita, la cultura antirazzista e la cultura della parità, in cui ricade la parità delle donne, allora non si comprende perché un giornale autorevole , ipercritico nei confronti della “destra”, divulghi una vignetta, espressione evidente di degrado umano e culturale e di quel “razzismo” davvero cinico, di cui le donne, sovente, sono vittime.
Per contrapporsi, per dire “non sono d’accordo”, per coloro i quali credono nella democrazia, si fa ricorso alle idee, alle argomentazioni, ai contenuti e non alla volgarità.
Non si può fare la “caricatura” dei valori umani, della dignità della donna in quanto ciò equivale a ridicolizzare ciò che è a fondamento dello stato di diritto e a favorire l’affermazione della barbarie
L’involuzione della società – come è ben noto - non è mai stata l’obiettivo della satira politica, semmai la sua emancipazione.
Siamo in uno Stato democratico, che, in quanto tale, difende la sacralità dell’identità femminile e il valore della dignità femminile, che considera inviolabili.
Maltrattare le donne è segno evidente di inciviltà e rozzezza umana!
In Italia, in Europa e nei Paesi più progrediti la condizione femminile è stata oggetto di profonda attenzione politica, sociale ed economica e continua ad esserlo e non smetterà mai di esserlo.
La storia italiana rivendica un impegno davvero straordinario nei confronti delle donne, non importa a quale schieramento politico esse appartengano.
E poi, finalmente, ecco che a rappresentare il Parlamento italiano è una donna, la quale si entusiasma affermando di aver rotto il cosiddetto “tetto di cristallo”, ossia l’impossibilità che le donne hanno di rappresentare le più alte cariche in ogni ambito della vita e, ancor più , della vita politica .
Vorrei precisare di non essere schierata politicamente, anzi di non aver votato, per motivi certamente non banali, come si pensa siano i motivi che hanno indotto circa il 40 % dei cittadini italiani a non votare.
Ma è certo che io sia una donna che crede nei diritti civili, umani, politici ed economici delle donne, che crede nella sacralità e nella inviolabilità della loro identità.
Se l’aspetto più esecrabile della destra è stata la violenza, perché chi dice di essere antifascista usa la violenza?
Cosa vi è di più violento dell’attaccare la dignità umana della donna, la sua identità femminile?
Non è cultura quella che diffonde messaggi di discriminazione e umiliazione nei confronti delle donne.
E’ vandalismo, è bullismo, è mancanza di civiltà.
Fa riflettere che alcuni sedicenti “ideologi” e donne che si definiscono di sinistra tacciano o sorridano, in modo ironico, di fronte a tale gesto vandalico.
Non hanno compreso che è stata perpetrata una grave offesa alla dignità di tutte le donne, considerate oggetto di ironia sessista.
Fare contrapposizione politica significa far riferimento al piano delle idee e non certamente delle offese alla dignità umana delle donne.
Non vi è argomentazione antirazzista che tenga!
La satira non può assolutamente essere veicolo di un messaggio che umilia la dignità femminile.
La satira è certamente uno strumento il cui valore è da apprezzare, ma quando essa non dissacra i valori umani, i diritti, in questo caso delle donne, in nome della difesa di altri principi.
La satira difende i valori umani, non li umilia!
Ho scritto a favore delle donne, coraggiosamente.
Ne ho subito le conseguenze drammatiche sul mio posto di lavoro.
Sono stata vittima di violenza morale, davvero dolorosa, da parte di chi doveva rappresentare i miei diritti di lavoratrice.
Pensavo, traendone forza, violentata moralmente da giudizi dissacratori, per i motivi che narrerò in un mio romanzo autobiografico, e continuo ancora a pensare con amore, a quelle donne appassionate, appartenenti alla storia passata, le quali accompagnando la propria rivolta con la forza della musica vibrante delle corde delle chitarre popolari, hanno espresso un anelito che non si è mai spento, così come continua a vibrare il calore di quella musica per le strade del mondo, sulle quali esse hanno lasciato l’orma indelebile della propria richiesta di emancipazione sociale ed umana, in parte realizzata.
Ma - ahimè - leggendo quel giornale e vedendo i contenuti di quella triste forma di satira, comprendo, con amarezza, che la città delle donne, in cui le donne sono rispettate e amate, è ancora là ed aspetta di essere raggiunta.
Fonte Immagine: Maria Maimone
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