Negli ultimi anni, in Europa è stata aperta la vendita ad un numero crescente di prodotti a
base di cannabis, come infiorescenze, oli, estratti e cosmetici.
Questi prodotti contengono bassi livelli di delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), la sostanza chimica responsabile della parte psicoattiva nella cannabis, e quindi non sono soggetti alle restrizioni normative essendo in linea con le indicazioni europee.
Questa situazione ha sollevato preoccupazioni a livello politico, sia per quanto riguarda lo stato giuridico di questi prodotti che il loro potenziale effetto dannoso.
Una sfida complessa che devono affrontare sia i politici e coloro che vogliono sostenere il
mondo della cannabis ed in particolare di prodotti a basso contenuto di THC: si deve stabilire lo status giuridico di questi prodotti e i relativi quadri normativi applicabili alla
sua vendita.
In particolare, ci sono incertezze associate ai prodotti con basso contenuto di THC che assumono forme simili a quelle dei prodotti illegali a base di cannabis, come infiorescenze, miscele per fumatori, oli e prodotti commestibili.
Cosa sono i prodotti a basso contenuto di THC?
C'è un certo dibattito su ciò che è incluso all'interno dei prodotti a base di cannabis a basso contenuto di THC, chiamati anche prodotti al CBD.
La definizione di prodotti a base di cannabis a basso contenuto di THC è quella di “prodotti che sono o contengono erba di cannabis, resina, estratti o oli che dichiarano di avere una percentuale molto bassa di THC e cioè improbabile che causi intossicazione o alterazione psichica.”
Possono essere commercializzati a causa dei suoi bassi livelli di THC o dei suoi relativamente alti livelli di cannabidiolo (CBD). La definizione esclude i prodotti autorizzati che utilizzano solo fibre della pianta di cannabis, come i prodotti tessili.
La percentuale di ciascun cannabinoide può variare notevolmente a seconda della varietà della pianta e della tecnica di coltivazione. I cannabinoidi più studiati sono THC e CBD.
Il THC produce effetti come una sensazione di rilassamento e percezione alterata, effetti che le persone che fanno uso di cannabis a scopo ricreativo spesso cercano, mentre il CBD non produce gli stessi effetti come il THC, ma ha un effetto prevalentemente rilassante.
Ciò significa che il CBD generalmente non è considerato come una sostanza psicoattiva come le droghe utilizzate per scopi ricreativi o per le loro proprietà tossiche.
Alcuni studi hanno osservato un'associazione tra l'uso del CBD e alcuni benefici per la salute.
Tuttavia, le prove dell'efficacia del CBD sulla maggior parte delle malattie che sono state studiate sono limitati e che richiedono ulteriori ricerche.
Vendere prodotti a basso contenuto di THC
In Svizzera ci sono state alcune delle prime novità nel mercato europeo del prodotti a basso contenuto di THC.
Nel 2011 la Svizzera ha aumentato il limite che definisce il limite di THC in una pianta di cannabis dello 0,3% all'1% di THC, per tenere conto dell'incertezza di misurazione e variabilità biologica nella produzione della canapa industriale.
Mentre alcuni imprenditori hanno iniziato a commercializzare prodotti a basso contenuto di cannabis THC in base a questo limite, non c'è stato alcun cambiamento significativo sul mercato subito dopo l'introduzione del limite massimo.
A seguito dell'espansione della vendita di prodotti a base di cannabis con basso contenuto di THC in Svizzera, si sono verificate situazioni simili in altri paesi vicini. A partire da marzo 2017, l'esistenza di questi nuovi prodotti è stata trovata in Austria e, in Italia, da maggio 2017, si è diffusa in Germania, Belgio e Francia nel 2018.
Cannabis al CBD con basso contenuto di THC in Italia
Come scritto in precedenza il CBD non ha effetti psicotropi e dunque non è considerabile uno stupefacente per la legge italiana, ma come in altri Stati Europei anche l'Italia non potevano mancare lacune nelle leggi.
Tuttavia la sua posizione legale non è affatto chiara. La legge 242 del 2016 è stata emanata con lo scopo di promuovere la filiera agroindustriale della canapa e cerca di essere ancora più specifica in modo da evitare fraintendimenti e consentire un uso industriale della canapa esente da ambiguità.
In particolare stabilisce che può essere coltivata legalmente solo la Cannabis «depotenziata», vale a dire quella contenente una percentuale di THC inferiore allo 0,2%.
Inoltre indica tutta una serie di destinazioni d’uso consentite dalla legge. Eliminato il THC,
l’elemento principale della canapa light rimane dunque il solo CBD, che tecnicamente non è una sostanza vietata.
L’obiettivo che si intendeva raggiungere con questa legge era di regolamentare quello che si può e che non si può fare con la Cannabis.
Un altro buco normativo riguarda il consumo della canapa. Per le varietà con alte concentrazioni di THC è ovviamente illegale come per qualsiasi altro stupefacente.
Abbiamo ascoltato telefonicamente Marco co-founder di CBDMania.it un noto brand specializzato nella commercializzazione di prodotti al CBD, per comprendere meglio la situazione in Italia: “Per quanto riguarda la Cannabis Light e gli altri estratti al CBD, non viene specificato nulla riguardo il suo consumo. Di base verrebbe da pensare che, se la legge non specifica nulla, si tratta di un utilizzo legale” In Italia ormai dal 2006 ci sono centinaia di Aziende che creano posti di lavoro, come CBDMania, ed offrono prodotti di qualità, con livelli di THC e CBD certificati.
Questa è la situazione legislativa del cannabidiolo in Italia. L’ambiguità della normativa e la discrezionalità applicata spesso in maniera contraddittoria non consentono di dare risposte definitive alle tante domande che permangono su questo tema.
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