Novembre è il mese dedicato alla sensibilizzazione circa l’importanza della prevenzione delle patologie prostatiche: il movimento “Movember” (unione di November e Moustache, ovvero novembre e baffi in inglese) nasce proprio con lo scopo di accrescere la consapevolezza della popolazione su patologie maschili urologiche, come il tumore a testicoli e prostata e l’IPB - Ipertrofia Prostatica Benigna.
In Italia, si stima che nel 2019 siano state effettuate 37mila nuove diagnosi di tumore prostatico, la 4° tipologia di tumore più diffusa. Mentre sono oltre 6 milioni i cittadini colpiti da IPB, Ipertrofia Prostatica Benigna, ovvero circa l'80% della popolazione maschile tra 70 e 80 anni.
Presso Maria Eleonora Hospital, Ospedale di Alta Specialità a Palermo, prosegue l’attività dell’équipe di Urologia, che tratta i pazienti affetti da IPB grazie all’intervento di TURP (dall’inglese TransUrethral Resection of the Prostate), considerato il gold standard, ovvero l’operazione ritenuta più accurata per trattare la patologia prostatica, che coniuga mininvasività e precisione, con un vantaggio per il paziente in termini di tempi di recupero post operatori per una più rapida ripresa della quotidianità. La durata dell’intervento di TURP varia in relazione alle dimensioni della prostata, mediamente va dai 30 ai 60 minuti e in media richiede due giorni di degenza.
“Ancora oggi la TURP rimane il gold standard nel trattamento dell’IPB – commenta il dott. Salvo Lo Giudice, responsabile dell’Unità Operativa di Urologia a Maria Eleonora Hospital –. Si definisce TURP la resezione endoscopica trans-uretrale della prostata. Presso il nostro Ospedale viene utilizzato un resettore bipolare, mettendo in pratica una tecnica più precisa rispetto a quella che utilizza il resettore monopolare”.
L’intervento di TURP utilizza un approccio endoscopico: la cute del paziente non viene incisa ma, attraverso l’uretra, viene introdotto un resettore per asportare la porzione centrale della prostata interessata dall’ipertrofia benigna. In particolare, presso Maria Eleonora Hospital viene utilizzato un resettore bipolare che aumenta l’accuratezza della procedura, circoscrivendo le zone da rimuovere e rendendo questo trattamento sicuro anche per i pazienti con impianti elettronici, come pacemaker (perché non necessita di piastra elettrica rispetto al resettore monopolare).
La ricerca e l’evoluzione tecnologica hanno permesso di ideare delle alternative alla TURP, quali la vaporizzazione al plasma, il laser ad olmio ed altre metodiche.
“Tuttavia, la TURP rimane il punto di riferimento per la terapia dell’IPB in quanto consente un maggior indice di successo nell’alleviare i sintomi più comuni della patologia e un basso tasso di ritrattamento nel follow up a lungo termine” commenta il dott. Lo Giudice.
L’importanza della prevenzione
La prevenzione è il primo passo per prendersi cura della propria salute.
“Fare prevenzione per modificare l’evoluzione di tutte le patologie neoplastiche è fondamentale e, nel caso del tumore prostatico è anche molto semplice, in quanto circoscritta ad un prelievo di sangue per la determinazione della concentrazione ematica del PSA, da eseguire una volta l’anno, e ad una visita urologica da effettuare ogni due anni” – spiega il dott. Lo Giudice –. Consigliamo di sottoporsi a percorsi di prevenzione a tutti gli uomini al di sopra dei 45 anni, specie se questi presentano familiarità verso tale patologia”.
Il PSA (Prostate Specific Antigen, ovvero Antigene Prostatico Specifico) è una sostanza prodotta dalle ghiandole della prostata contenuta nel sangue. Con un semplice prelievo ematico è possibile verificare un’eventuale anomalia. Si tratta infatti di un marcatore di patologia d’organo: ad un valore alto corrisponde un problema alla prostata, non necessariamente una neoplasia, ma anche altre patologie come l’IPB o un’infiammazione. È così possibile attivare cure idonee al trattamento della problematica individuata.
Che cos’è l’IPB – Ipertrofia Prostatica Benigna
L’ipertrofia prostatica benigna è un ingrossamento della prostata, che si manifesta generalmente dopo i 50 anni, le cui cause non sono propriamente note. Tuttavia si riscontrano numerosi fattori di rischio, tra cui l’avanzare dell’età che determina una variazione dell’assetto ormonale (andropausa) e potrebbe essere alla base dell’aumento del volume della ghiandola. L’ingrossamento della prostata tende a comprimere il tratto di uretra, compromettendo le funzioni urinarie e sessuali.
Tra i sintomi principali si riscontrano dunque variazioni al corretto flusso urinario (ridotto, intermittente, aumento degli stimoli alla minzione, ritenzione urinaria).
Le terapie messe in campo mirano alla risoluzione della sintomatologia, con una ritrovata qualità della vita, rimuovendo le complicanze a lungo termine che possono scaturire da una scorretta funzionalità urinaria (quali ritenzione, calcolosi e insufficienza renale cronica).
Dopo un primo approccio di tipo farmacologico, che può essere sufficiente a trattare i sintomi ma non è risolutivo, si ricorre alla chirurgia per ridurre il volume prostatico ai valori di origine e riottenere una buona funzione vescicale.
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