Sebbene sia un evento raro, il coronavirus Sars-CoV-2 si può trasmettere dalla mamma al bebè nel pancione, attraverso la placenta. A portare ulteriore prove della possibile 'trasmissione verticale' dell'infezione è uno studio italiano condotto da un team di ricercatori coordinato da Fabio Facchetti, direttore del Laboratorio di Anatomia patologica dell'università degli Studi di Brescia - Spedali Civili.
Nello studio, pubblicato sul numero di settembre della rivista 'EBioMedicine' del gruppo editoriale 'The Lancet', gli scienziati hanno esaminato la placenta di una giovane donna ricoverata alla 37esima settimana di gravidanza per la comparsa di febbre e altri sintomi ricollegabili a Covid-19. La donna, risultata poi positiva al virus, ha dato alla luce per parto indotto un neonato maschio che a 24 ore dalla nascita è risultato positivo, sviluppando polmonite con difficoltà respiratoria. Attraverso varie tecniche di indagine, i ricercatori hanno dimostrato la presenza di Sars-CoV-2 in diverse componenti della placenta, appartenenti sia alla madre (cellule infiammatorie nel sangue materno), che al feto.
"Gli effetti e le conseguenze del nuovo coronavirus sulle donne in gravidanza e sui neonati sono poco conosciuti, ma la crescente segnalazione di casi di madri affette da Covid-19, i cui neonati hanno presentato segni di infezione precoce dopo la nascita, hanno indicato che la trasmissione di Sars-CoV-2 da madre a figlio è un evento possibile - dichiara Facchetti - I risultati del nostro studio dimostrano per la prima volta che la trasmissione verticale dell'infezione è possibile, seppur rara, e che essa si verifica mediante il passaggio del virus da cellule circolanti materne ai villi coriali della placenta".
"Un reperto del tutto inatteso è stato il riscontro di una reazione infiammatoria placentare limitatamente al versante materno, mentre, nonostante l'infezione, la componente fetale (villo coriale) ne è stata risparmiata, un fenomeno 'protettivo' che può essere dipeso dall'attivazione di molecole inibitorie dell'infiammazione osservata in diverse componenti del villo stesso. E' ragionevole pensare che il ridotto danno dei villi abbia garantito un sufficiente scambio nutritizio tra madre e feto, limitando i danni del feto stesso".
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