Le origini della Pasqua nella storia dei cristiani
Il nome "Pasqua" deriva dal latino pascha e dall'ebraico pesah. E' la massima festività della liturgia cristiana, perchè celebra la passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. Il fatto che il Signore decise di riportare in vita Gesù, ingiustamente ucciso, per i fedeli significa che Dio approvò le scelte di vita di Cristo.
Ossia l'aiuto ai poveri, la solidarietà, la fraternità e l'amore per gli altri, tanto da sacrificare la propria vita per questi ideali. Il Nuovo Testamento narra che Gesù fu crocifisso alla vigilia della Pasqua ebraica. Nei primissimi tempi del cristianesimo, i cristiani di origine ebraica celebravano la Resurrezione di Cristo subito dopo la Pasqua ebraica, che veniva calcolata in base al calendario lunare babilonese e cadeva ogni anno in un diverso giorno. I cristiani di origine pagana celebravano la Pasqua ogni domenica. Nacquero così gravi controversie all'interno del mondo cristiano, che si risolsero nel 325 con il concilio di Nicea in cui si stabilì definitivamente che la Pasqua doveva essere celebrata da tutta la cristianità la prima domenica dopo la luna piena seguente l'equinozio di primavera. Inoltre nel 525 si stabilì che la data doveva trovarsi fra il 22 marzo e il 25 aprile.
La Pasqua ebraica….per saperne di più!
La Pasqua è una festa molto importante anche per gli ebrei. Probabilmente alle sue origini era una festa pastorale praticata dalle popolazioni nomadi del Vicino Oriente. Quando le tribù semite divennero più sedentarie si trasformò in una festa agricola, in cui si offrivano le primizie della mietitura dell'orzo, attraverso la cottura del pane azzimo. Mosé diede un nuovo significato a questa festa, perchè la fece coincidere con la fuga del popolo ebraico dall'Egitto.
Nel capitolo 12 dell'Esodo, Mosè ordina ad ogni famiglia, prima di abbandonare l'Egitto, di immolare un capo di bestiame piccolo (agnello, pecora o capra) senza difetto, di un anno di età, e di bagnare col suo sangue gli stipiti e il frontone delle porte delle case. I membri delle famiglie consumarono il pasto in piedi, con il bastone in mano, pronti per la partenza, che avvenne in quella stessa notte, dopo che l'angelo di Dio passò per uccidere tutti i primogeniti egiziani, risparmiando i primogeniti ebrei le cui abitazioni erano segnate col sangue.
Nel corso dei secoli, il rituale della Pasqua, pur sottoposto a variazioni e a modifiche, rimase sostanzialmente sempre uguale e la festa è tuttora celebrata da tutti gli Ebrei con la massima solennità e per la durata di sette giorni. Fu nel corso di una celebrazione pasquale che Gesù Cristo, secondo la narrazione evangelica, istituì il sacramento dell'eucarestia.
Arrivando ai nostri tempi: la celebrazione della Pasqua oggi
La Pasqua cristiana, come viene festeggiata in Italia, è preceduta da un periodo di penitenza: si tratta della Quaresima, che dura 40 giorni e va dal mercoledì delle Ceneri al Sabato Santo, cioè il sabato prima di Pasqua. Durante la Settimana Santa nei paesi cattolici si svolgono diversi riti che rievocano la Passione di Cristo: si benedicono le case, si consuma l'agnello pasquale, si distribuiscono uova e dolci a forma di colomba.
Un rito molto diffuso in Spagna e in diverse città italiane è quello della "Processione del Cristo Morto", che si svolge di solito il Venerdì Santo. In molti paesi si effettuano due processioni in contemporanea: una con il Cristo morto, l'altra con la Vergine Addolorata. Le processioni partono da due chiese diverse e si incontrano in un luogo preciso, in cui avviene ciò che viene chiamato "l'affrontata", ossia l'incontro di Maria con il figlio defunto. La Pasqua viene celebrata anche attraverso la cucina: ogni regione ha le proprie ricette, come la torta pasqualina ligure o la pastiera napoletana.
La festa della “Pasquetta”
Con il termine Pasquetta si indica, popolarmente, il primo lunedì dopo la domenica di Pasqua (propriamente chiamato: Lunedì dell'Angelo). Con questa festa si vuole ricordare l'apparizione di Gesù risorto ai due discepoli in cammino verso il villaggio di Emmaus, a pochi chilometri da Gerusalemme. E' consuetudine tra i cristiani, proprio per ricordare il viaggio dei due discepoli, di trascorrere questa giornata con una passeggiata "fuori le mura": una "scampagnata" fuori città. Dal venerdì santo fino alla domenica di Pasqua, le campane delle chiese italiane non suonano, in segno di dolore per il Cristo crocifisso. Anche in Francia esiste questa usanza e ai bambini si dice che le campane sono votate a Roma. La domenica mattina, mentre i bambini guardano in cielo per scoprire se riescono a vedere le campane che ritornano, i genitori nascondono in casa uova di cioccolato. In Sicilia, soprattutto a Palermo, si è soliti trascorrere il giorno di Pasquetta organizzando scampagnate e gite fuori porta. Complice il bel tempo e il clima che inizia a diventare più caldo, i palermitani solitamente si riuniscono presso i “villini” o si recano in località marine alle porte della città. E’ praticamente un rito! Si cucina carne alla brace, sulla classica carbonella, come le tanto amate “stigghiole” e si trascorre la giornata all’aperto.
Qualche curiosità. Sapevate perché la data di Pasqua è "mobile"?
Agli albori dei Cristianesimo, la risurrezione era ricordata ogni domenica. Successivamente, la Chiesa cristiana decise di celebrarla soltanto una voltal'anno, ma parecchie correnti religiose dibatterono tra di loro per stabilire la data dell'evento. Le controversie ebbero termine con il concilio di Nicea dei 325 d.C., che affidò alla Chiesa di Alessandria d'Egitto il compito di decidere ogni anno la data.
Come si calcola la Pasqua?
Partendo dalle norme dei concilio di Nicea, per le quali la Pasqua doveva cadere la domenica seguente la prima luna piena di primavera, oggi la data si calcola scientificamente, sulla base dell'equinozio di primavera e della luna piena, utilizzando per il computo il meridiano di Gerusalemme, luogo della morte e risurrezione di Cristo. E' da notare come la data della Pasqua ortodossa non coincida con quella cattolica, perché la Chiesa ortodossa utilizza per il calcolo il calendario giuliano, anziché quello gregoriano. Pertanto, la Pasqua ortodossa cade circa una settimana dopo quella cattolica.
La Pasqua in Sicilia!
E’ la ricorrenza che fin dai tempi più antichi e più di ogni altra, ha suscitato in tutto il territorio dell’isola, una intensa partecipazione popolare.
Nel corso della Settimana Santa è un susseguirsi di rappresentazioni e processioni che hanno come intento quello della rievocazione e commemorazione della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù Cristo. I cortei che si snodano per le vie delle città sono formati dalle confraternite delle arti e dei mestieri nei loro caratteristici antichi costumi, seguite dal clero con i paramenti quaresimali, nonché da simulacri di Gesù morto, della Madre sua in dolore e dagli altri personaggi che contornano la Passione di Cristo. Ma più spesso queste rappresentazioni sono impersonate dai fedeli che raffigurano con grande pathos i tristi momenti del Calvario di Gesù.
La presenza attiva della gente è sentita a tal punto che, anche a livello emotivo, i sentimenti del dolore per la Morte prima e poi della gioia per la Resurrezione del Redentore, appaiono autentici per la teatralità che assumono nei vari passaggi del ciclo pasquale.
Forte è la simbologia che connota e caratterizza la Settimana Santa sia a livello decorativo degli scenari per la presenza di elementi ormai rituali quali il grano, il pane, il colore viola dei paramenti, i fiori ed altro sia anche a livello metaforico in quanto si vuole che la Pasqua, che cade sempre in Primavera, rappresenti il risveglio della Natura dopo il letargo invernale, e quindi la rinascita della Vita ed il trionfo del Bene sul Male.
Il Mistero Pasquale viene rievocato anche nei più piccoli centri di tutta la Sicilia per la voglia di non mancare alle tradizioni ma soprattutto per dare espressione ai propri, autentici sentimenti religiosi. Ma in alcune località le celebrazioni assumono una spettacolarità particolare tale da creare un’atmosfera di lutto e di dolore da cui è impossibile sottrarsi.
"A MARONNA VASA VASA" A MODICA (RG)
A Modica, ad esempio, si celebra la Maronna vasa vasa (Madonna vasa vasa). Due processioni partono entrambe dalla Chiesa di Santa Maria di Betlem, una con il simulacro del "Cristo Redento", l’altra con il simulacro della Madonna Addolorata. Le due processioni percorrono le vie cittadine ma con itinerari diversi e, intorno a mezzogiorno, confluiscono in Piazza Municipio dove avviene ù ‘ncontru, l’incontro, tra la Madre e il Figlio, e la vasata (il bacio e l’abbraccio tra i due). L’operazione si effettua mediante un marchingegno grazie al quale i meccanismi del fercolo, mossi adeguatamente, fanno muovere le braccia delle Madonna tese verso il Figlio. I portatori accentuano teatralmente i gesti dei due simulacri. La scena si ripete altre due volte. Ad ogni incontro alla Madonna viene fatto cadere il manto nero scoprendo la veste azzurra e tutte le volte si lasciano libere di svolazzare un gruppo di colombe bianche. Un tempo i contadini traevano i presagi dalle due vasate fatte in San Pietro e in Santa Maria. L’abbraccio tra la Madonna a Gesù contagia il popolo, tanto che molti, esultando, abbracciano il proprio vicino.
"A PACI" A COMISO (RG)
A Comiso avviene una celebrazione analoga chiamata "A Paci". Prima che la giornata di sabato sia conclusa, la statua della Madonna Annunziata è prelevata dalla sua nicchia all'interno della Chiesa omonima perchè il giorno di Pasqua ci sarà la processione di questa statua insieme a quella del Cristo risorto. Raggiunto un piazzale adeguatamente grande, le due statue sono poste l'una di fronte alla altra, a distanza di circa 50 metri, per poi ricongiungersi in un incontro accompagnato dal battere delle mani dei fedeli, dal movimento di fazzoletti bianchi e dall'esecuzione dell'inno reale da parte della banda musicale; questo incontro è ripetuto più volte e raggiunge il suo culmine quando il rito è ripetuto nella Piazza Fonte Diana, qui l'evento è accompagnato dal suono, senza sosta, delle campane della chiesa. L'ultima rappresentazione della "pace" si ha quando le statue rientrano in Chiesa.
LA SETTIMANA SANTA AD ENNA (EN)
Uno dei momenti più suggestivi per visitare Enna è proprio la Settimana Santa, i cui riti risalgono al tempo della dominazione spagnola (XV-XVII secolo), quando le Confraternite che già esistevano come corporazioni di arti e mestieri, vennero autorizzate a costituirsi liberamente come organizzazioni religiose per promuovere il culto, ricevendo dai sovrani norme precise e privilegi.
Delle 34 confraternite che esistevano fino al 1740 ne sopravvivono, oggi, solo 15 che animano la Settimana Santa. I confrati odierni non sono più i minatori e gli agricoltori di una volta: l’unica preclusione che è rimasta riguarda il sesso, sono ammessi solo gli uomini.
Il momento culminante delle celebrazioni pasquali si svolge il Venerdì Santo quando, nel primo pomeriggio, tutte le confraternite giungono al Duomo e lì cominciano a comporsi per la solenne processione. Sono oltre duemila i confrati incappucciati che, in ordine e in assoluto silenzio, precedono le Vare del Cristo Morto e dell’Addolorata, dando inizio al lungo corteo funebre che percorrerà tutta la città. Ad aprire la sfilata è la Compagnia della Passione, i cui confrati portano sui vassoi i 24 simboli del Martirio di Cristo detti i Misteri: la croce, la borsa con i trenta denari, la corona, la lanterna, il gallo, i chiodi e gli arnesi per la flagellazione. La processione raggiunge solennemente la chiesa del cimitero, ex Convento dei Cappuccini, dove viene impartita ai fedeli la benediazione con la Croce reliquario contenente la spina della Corona di Cristo. La processione ritorna dunque verso il Duomo.
LA "REAL MAESTRANZA" A CALTANISSETTA (CL)
Alle antiche corporazione artigiane è legata la celebrazione della Real Maestranza che si svolge il Mercoledì a Caltanissetta. L’imponente e commovente corteo è costituito dai rappresentanti locali delle più antiche corporazioni artigiane. Nel 1806 Federico di Borbone, impressionato dall’imponenza di questo corteo, concesse alla Maestranza il titolo di reale.
Il personaggio principale della manifestazione è il Capitano che viene eletto ogni anno tra i vari rappreentanti delle categorie artigiane, il quale ha l’onore di portare il Cristo in Croce, in segno penitenziale, nella prima parte della processione per poi guidare la Real Maestranza quale scorta d’onore del Santissimo.
LA PASQUA A SAN CATALDO (CL)
In provincia di Caltanissetta è da ricordare anche la processione del Cristo Risorto e dei Sanpauluna di San Cataldo. Questi ultimi sono dei giganti di cartapesta raffiguranti gli undici Apostoli e sono stati inseriti nel catalogo europeo dei giganti di cartapesta e si tratta di una tradizione, anch’essa, risalente al periodo della dominazione spagnola.
"IL BALLO DEI DIAVOLI" A PRIZZI (PA)
In alcuni riti di Pasqua compaiono le maschere della Morte e dei Demoni come, per fare solo uno dei tanti esempi, nele celebrazioni di Prizzi. La Domenica di Resurrezione due processioni, quella con la statua dell’Addolorata e quella con Gesù cristo si dispongono a un capo e all’altro della via principale. Accanto a quest’ultima si trovano due angeli con la spada in mano. Ma al momento dell’incontro tra la Madonne e Cristo due diavoli che indossano due tute rosse e una maschera di latta e la Morte con una tutta gialla cominciano ad agitarsi correndo da una statua all’altra. Il tentativo di impedire l’incontro tra la Madre e il Figlio è detto "abballu di li diavuli".
Ad un certo punto gli Angeli colpiscono i diavoli con la spada. Le campane e la banda suonano a gloria.
LA "FESTA DEI GIUDEI" A SAN FRATELLO (ME)
Sebbene caricata di un’altra simbologia, ancora più evidente risulta il significato di rappresentazione dell’insorgenza del demoniaco nella maschera pasquale del "giudeo" a San Fratello. Il Giovedì e il Venerdì precedenti la Pasqua le strade di San Fratello sembrano ripercorse dall’agitazione e dal tripudio dei giorni di carnevale.
Salti, corse, rumore di catene e squilli di trombe annunciano la presenza dei "giudei" che sono contadini e pastori vestiti in un abbigliamento che vuole alludere agli uccisori di Cristo.
Al di sopra del cappuccio i Giudei portano un elmetto su cui sono dipinti motivi tratti dalla simbologia cristiana o da quella popolare, come croci, pesci, cuori intrecciati, corni rossi oppure brevi frasi. Si ha una mistione di sacro e di profano che non sorprende se si riflette sul valore sacrale dell’eros nelle società arcaiche. Molti elementi del costume dei giudei denunciano chiaramente il significato demoniaco del mascheramento.
LA "DIAVOLATA" DI ADRANO (CT)
Anche ad Adrano, in provincia di Catania, la Domenica di Pasqua, si effettua "La diavolata", una rappresentazione sacra d'origine medievale.
Essa si effettua nei pressi della piazza cittadina principale sfruttando come scenario ideale il Castello-Museo cittadino.
In questa zona e' costruito un palco che ospitera' cinque diavoli vestiti di rosso che escono da una botola accompagnati da fiammate e fumo, Lucifero, la Morte - indossa un abito raffigurante uno scheletro - ed un angelo - e' rappresentato da un bambino -.
L'evento e' costituito da una serie di discussioni sul bene e sul male e si conclude quando l'Angelo costringe i diavoli a pronunciare la frase "Viva".
Costumanze analoghe sono diffuse in tutta Europa; basti pensare che addirittura in Polonia esiste una diavolata simile a quella di Prizzi. A Kolednicy la morte, armata di falce è seguita da due esseri infernali chiamati orsi, tuttavia simili nella foggia del vestire e nelle mansioni ai diavuli dell’abballu sicilianu. Ad Elzach (Selva Nera) compaiono le maschere infernali degli Schuddingen, mentre in Austria (zona del Salisburghese) nelle celebrazioni del solstizio invernale si ha una contesa tra i puri e gli impuri. Anche nelle nazioni extraeuropee di cultura latina esistono simili rituali.
La chiesa veniva a proiettarsi nell’America Latina attraverso la Spagna e mescolava alle antiche tradizioni locali usi e costumi cristiani, modificati in funzione delle arcaiche credenze politeistiche. Da qui le numerose fiestas de los diablos (diablade), feste del male celebrate nel periodo di Pasqua. Ad Oruro (Bolivia) si svolge la più suggestiva ed impressionante di queste fiestas dove comunque sono sempre protagonisti i diavoli.
"U SIGNURI DI LI FASCI" A PIETRAPERZIA (EN)
A Pietraperzia, comune in provincia di Enna, il Venerdì Santo rappresenta il momento di maggiore interesse. Intorno alle 15 cominciano i preparativi per la processione che si snoderà per le vie del paese fino a notte inoltrata. Un nastrino rosso, dopo essere stato misurato sul corpo del Cristo del Crocifisso che verrà portato in processione viene annodato al breccio del fedele. Il gesto si collega all’natica credenza magico-apotropaica legata alla legge del contatto che vuole che ciò che è stato a contatto con il divino sarà elemento di protezione contro ogni avversità.
All’imbrunire viene portato fuori dalla chiesa il grande albero, una grande asta di legno alla cui sommità, in un cerchio di ferro vengono annodate le fasce che ogni anno i fedeli annodano per sciogliere il loro voto a Cristo.
Le fasce sono strisce di lino bianco lunghe 36 metri e larghe 40 cm. Prima di innalzare la lunga asta sulla sommità viene posto un crocifisso ai piedi del quale è sistemeto un globo multicolore. A questo punto U Signuri di li fasci percorre le strade di tutto il paese, gli "incappucciati" seguono il simulacro portando a spalla la bara del Cristo morto e della Vergine. In questa cerimonia l’albero è simbolo della rigenerazione del tempo, della resurrezione della vegetazione, metafora del ritorno ciclico della primavera.
LA "PROCESSIONE DEI MISTERI" DI TRAPANI (TP)
La genesi dei Misteri di Trapani sembra essere spagnola. Si tratta di una Sacra Rappresentazione che diventa processione figurata si effettua, cioè, con statue. Ogni gruppo di statue rappresenta una maestranza, i Misteri (Mestieri) vennero infatti assegnati alle maestranze con atti notarili a partire dal XVII secolo.
In effetti le maestranze sono coinvolte tutti i venerdì di Quaresima quando avviene la "scinnuta dei misteri", cioè quando il gruppo statuario che rappresenta il "misteri" (Mestiere) di turno viene posto in evidenza rispetto agli altri. In tutto si hanno sei "misteri" che sono addobbati per l’occasione. Il Venerdì Santo si svolge la processione più imponente con la pertecipazione di 18 gruppi lignei appartenenti alle maestranze più l’urna del Cristo morto e dell’Addolorata.
La processione parte nel primo pomeriggio di venerdì e termina il sabato mattina.
Ripercorriamo le principali celebrazioni Pasquali.
LA DOMENICA DELLE PALME
Si comincia con la Domenica delle Palme. Ci sono paesi nei quali questo momento viene ricordato con una grande processione di confraternite, con gli stendardi e le tradizionali casacche con le effigi dei Santi Protettori che accompagnano un Gesù giovinetto che fa il suo ingresso a Gerusalemme. Grandi foglie di palma intrecciati ad arte e rami di ulivo sono segni di un clima festoso. La tradizione vuole che per la Domenica delle Palme si sfoggi un abito nuovo. La festa dura poco, l’indomani non è più possibile divertirsi e, dopo la morte di Gesù, bisognerà osservare un digiuno di almeno tre giorni.
LA SETTIMANA SANTA
Nel corso della settimana si svolgono sia le processioni, dove la liturgia popolare raggiunge il suo culmine recuperando anche preziosi tratti figurativi connessi a una cerimonialità agraria, sia le Sacre Rappresentazioni. Queste ultime presentano, con una serie di parti recitate, una sorta di rievocazione storica del Sacro Evento. Vengono rappresentati, di volta in volta e da caso a caso: l’Ultima Cena, la Lavanda dei Piedi, il Trasferimento simbolico all’Orto del Getsemani, il tradimento di Giuda con la cattura di Gesù e il trasferimento al Sinedrio, il processo, il Calvario, l’agonia e la morte di Gesù, la Deposizione, la Sepoltura.
IL GIOVEDI' SANTO
Il Giovedì Santo è la serata dedicata alla "celebrazione eucaristica" con la visita ai Sepolcri che vengono realizzati in ogni parrocchia e, una volta, erano momenti di involontario campanilismo per il miglior allestimento artistico. Il momento ricorda la ricorrenza dell’Ultima Cena. Adorno di ceri, fiori e splendidi vasi con pianticelle di frumento germinate al buio, il Sepolcro racchiude il Corpo di Cristo e, nella parrocchia, si veglierà in preghiera fino al mattino successivo. Il giro dei Sepolcri è considerato una, sia pur eccezionale, visita di lutto. Addirittura a Favara si usa, il Sabato Santo, fare fare alla Madonna una visita di condoglianze.
La tradizione impone il numero dei sepolcri da visitare: i fedeli dovranno recarsi in parocchie differenti o nella stessa per più di tre volte e, comunque, per un numero di volte dispari.
IL VENERDI' SANTO
Il Venerdì Santo è il giorno di lutto assoluto. Molti anni fa anche le sale cinematografiche interrompevano le loro proiezioni quando la città si apprestavano a vivere questo intenso momento emotivo.
IL SABATO SANTO
Il Sabato Santo a mezzanotte si compie la Svelata del Cristo consistente nella caduta di un enorme telo che copre l’altare maggiore e conseguentemente la comparsa del simulacro del Cristo Risorto: nello stesso istante si sciolgono le campane che annunciano al popolo la Resurrezione: momento di grande gioia che ha il suo culmine la Domenica di Pasqua.
LA DOMENICA DI PASQUA
Sono molti i detti popolari che si riferiscono alle festività pasquali e alla gioia della Domenica di Resurrezione: "Mmiati l’occhi chi vittiru Pasqua", "Beati coloro che sono arrivati vivi e felicemente, alla nuova Pasqua"; o ancora "Essiri cuntentu comu na Pasqua" o, al contrario "Fici na mala Pasqua".
Molto diffuso, la Domenica, è l’incontro tra la Madonna e il Figlio Risorto, una singolare processione che si svolge in molte città.
LE RICETTE DI PASQUA IN SICILIA!
Un capitolo a parte meriterebbero le tradizioni culinarie legate alla Pasqua. Si usa cucinare l’agnello (in diverse ricette che variano da città a città), offrire e mangiare le uova, si prepara una grande varietà di dolciumi e, legato al lavorìo in cucina durante il periodo di Pasqua, è nato il detto "Aviri cchiù cchì fari di lu furnu di Pasqua".
Le pecorelle di pasta reale sono diventate un classico così come le uova colorate. Si preparano i cosiddetti pupi ccù l’ova, panierini di pasta di pane che contengono, immersi o affioranti, delle uova colorate. Le forme di questi dolci casalinghi sono tantissime e spesso curiose così come i nomi con i quali vengono indicati.
Su tutti i dolciumi, su tutta la pasticceria spopola la cassata, divenuta quasi un mito e famosa in tutto il mondo. La Cassata costituiva, almeno fino all’epoca in cui veniva preparata solo per Pasqua, il punto di arrivo per una completa e appagante celebrazione delle festività. Si praparano cassate di ogni forma e dimensioni tutte gonfie di ricotta addolcita, decorata e farcita di frutta candita e marmellata di albicocca, il tutto ricoperto da glassa colorata.
La cassata è il dolce che in tutto il mondo si identifica con la pasticceria siciliana. L’origine di questa prelibatezza è araba: il quas’at era una specie di zuccotto di tuma fresca dolcificato con zucchero.
L’attuale cassata, la fsua fisionomia e il suo gusto, si deve, a quanto pare, alle suore del Monastero di Valverde di Palermo che, intono alla metà del 1700, modificarono, in parte, la ricetta araba, aggiungendo il pan di spagna e la glassa colorata.
Pupi cull'ova!
Questi i dolci della tradizione siciliana legati al periodo pasquale.
Pupi cull’ova: In Sicilia, i dolci pasquali divenuti ormai in molti comuni delle vere e proprie opere d’arte della pasticceria tiradizionale storicamente nascono quali ‘pani speciali’ diversi da quelli di consumo quotidiano.
Al simbolismo originario della Pasqua come rito di rinascita della natura si riconnettono i dolci che contengono ad esempio l’uovo, elemento centrale che con l’avvento del cristianesimo ha assunto in sé il significato simbolico della resurrezione e della speranza, e che campeggia in molte preparazioni pasquali e non solo siciliane. La nascita di questa tradizione va ricercata nelle origini della stessa Pasqua, che si celebrava tra il 14 e il 15 del mese di “nissan”, che corrispondeva all’equinozio di primavera nel calendario ebraico, rappresentando nello stesso tempo anche il principio dell’anno. Poi, come stabilì il Concilio di Nicea, la Pasqua cristiana venne regolata in modo che cadesse la domenica dopo il plenilunio di primavera, ma ciò fece sì che la Pasqua non coincidesse più con l’inizio dell’anno. Rimasero però i riti dell’inizio dell’anno tra i quali i pani con le uova.
I pupi cull’ova sono dei particolari pani o paste dolci di diversa grandezza e con forme di bambola, di pupattola, di prete, di mostro o altro, sopra ed entro le quali forme vengono racchiuse delle uova sode. Generalmente vengono preparate nel periodo pasquale e sono diffusi in tutta la in Sicilia.
Le origini risalgono al periodo in cui non erano ancora largamente commercializzate e diffuse le uova di cioccolato. Assumono nomi diversi a seconda della località in cui sono preparati, (“campanaru” o “cannatuni” a Trapani, “pupu ccù l’ovu” a Palermo, “cannileri”nel nisseno, “panaredda” ad Agrigento e e Siracusa, “cuddura cull’ovu” a Catania, “palummedda” nella parte sud occidentale dell’isola) e diverse forme (panierini, di colombe, di cavallucci, di cuori). e sono anche l’esempio di come l’evolversi dei pani pasquali in dolci abbia comportato una sempre più massiccia utilizzazione di ingredienti estranei alla panificazione tradizionale: all’olio è subentrata la sugna e al lievito l’ammoniaca.
Si sono inoltre introdotte sovrastrutture decorative sempre più elaborate in cambio dei tradizionali semi di sesamo o di papavero. L’attuale pane dolce viene così ricoperto da una semplice glassa di zucchero, albume e limone (marmurata, vilata, allustrata o jelu, a seconda delle parlate), che un tempo veniva stesa con una penna di gallina.
Le uova che si inseriscono generalmente sode, possono essere colorate di rosso, il colore della fertilità. La colorazione può essere ancora oggi rudimentalmente ottenuta mettendo a bollire le uova in un infuso ottenuto da una speciale radice, la rùggia. Più frequentemente si usa strofinare sul guscio dell’uovo della carta velina resa leggermente inumidita. diversi nomi
Ingredienti
- 1 kg di farina
- 300 gr di zucchero
- 250 gr di strutto
- 3/4 uova
Esecuzione
Impastare gli ingredienti con acqua fino a raggiungere la consistenza della pasta del pane, poi formare la figura che si vuole e nel centro inserire l’uovo sodo.
Decorare a piacere con granella di zucchero, glassa e fantasia. Infornare in una teglia unta fino a cottura.
I picureddi!
I picureddi sono dolci a base di pasta reale, a forma di agnello con una posa classica ovvero sdraiato su un fianco, sopra un prato verde disseminato di confettini multicolori, con una banderuola rossa simile a quella che nell’iconografia sacra è in mano a San Giovanni, infilzata sul dorso”. Queste forme ad agnello sono realizzate con la pasta reale detta anche Martorana, poiché furono le suore del Monastero della Martorana a tramandare l’arte di questi frutti di marzapane dalle forme e dai colori più disparati, lucidati con gomma arabica. La pasta reale altro non è che un composto realizzato con pasta di mandorle dolci, albume d’uovo e zucchero. Il nome deriva dall’arabo Mauthaban che originariamente indicava una moneta, poi un’unità di misura, quindi lo stesso contenitore del marzapane.
Esecuzione
Bisogna innanzi tutto procurarsi le forme di gesso. Si prepara quindi la pasta reale, si spolverano le due metà della forma all’interno con un po’ di farina e si riempiono di pasta reale (nell’agrigentino soprattutto, sono famose le pecorelle di Favara). E’ usanza farcire l’interno con una pasta di pistacchi ottenuta, amalgamando sul fuoco, pistacchi pelati e tritati e zucchero in pari quantità. Si chiudono quindi le due metà della forma, poi si staccano cercando di far venir fuori la pecorella tutta intera.
Normalmente la pecorella così ottenuta viene infilzata con una bandierina rossa sul dorso e sistemata in un panierino sopra un foglio verde, che funge da prato, sul quale si trovano sparpagliati confettini colorati.
Ingredienti: Dosi: Farina di mandorle kg 1, zucchero kg 1, vaniglia mezza bustina, acqua g 250.
La Pasta Reale è fatta di Marzapane, una preparazione dolciaria più o meno consistente, costituita da pasta di mandorle finemente suddivisa ed amalgamata con albume d'uovo e zucchero, riconosciuta prodotto tipico della regione Sicilia.
In origine in Sicilia veniva unita ai frutti freschi per far gioire i bambini. Si racconta che a Palermo al convento della “Martorana” da cui appunto prenderebbe il nome, le monachelle attendevano la visita di un illustre prelato e per abbellire il giardino pensarono di rimpiazzare i frutti ormai raccolti con i dolci di marzapane a forma e colore di arance, mandarini e limoni, fu un grande successo. Poi con la fantasia e la bravura dei pasticcieri Siciliani vennero realizzate tante altre coloratissime forme.
La frutta Martorana è uno dei dolci tipici che viene utilizzato per fare dei coloratissimi cesti da regalare per le belle occasioni e per spedire come dolce regalo all’estero.
Con la pasta reale si fanno molti dolci siciliani, oltre la frutta martorana, le pecorelle pasquali, le olivette di sant'Agata catanesi e l'involucro della cassata. La sua preparazione casalinga è abbastanza semplice.
Preparazione:
Mettete in un tegame l'acqua e lo zucchero, rimescolate e portare ad ebollizione, togliendo dal fuoco non appena lo zucchero fila. Prendendo il mestolo di legno con cui avete rimescolato il composto e sollevandolo, per lasciare scolare qualche goccia di zucchero sciolto, se la goccia colando si allungherà a filo, è il momento di togliere il tegame dal fuoco e di incorporarvi la farina di mandorle e la vaniglia. Il punto di cottura è importante perché andando oltre lo zucchero potrebbe bruciarsi. Rimescolate bene per fare amalgamare la farina allo zucchero, e versate la pasta sul tavolo di marmo, opportunamente bagnato. Appena sarà fredda lavoratela a lungo finché non diventi liscia e compatta. A questo punto potrete preparare con le apposite formine il dolce desiderato.
La colomba!
La colomba, insieme all’uovo di Pasqua, fa parte della tradizione gastronomica Pasquale dell’Italia intera; le sue origini vanno ricercate verso la metà del VI secolo quando, durante l’assedio di Pavia da parte di Re Alboino, lo stesso si vide offrire un dolce a forma di colomba in segno di pace. La storia recente e forse quella più realistica, vede nei primi del Novecento l'azienda milanese Motta, creare un dolce simile al panettone, ma con un aspetto decisamente legato alla Pasqua: nasce così la colomba come la conosciamo oggi, un morbido dolce lievitato, con canditi e una croccante ricopertura di glassa e mandorle.
Preparazione. La difficoltà di preparazione della colomba pasquale stà nella sua lavorazione, che è piuttosto lunga e laboriosa; l’importante è non avere fretta per permettere all’impasto la giusta lievitazione.
Primo impasto: impastate 100 gr di farina 00 con poco latte e il lievito, facendo riposare l’impasto al caldo per 30 minuti coperto con un panno.
Secondo impasto: Aggiungete all’impasto gli altri 100 grammi di farina 00 con il restante latte, eventualmente diluendolo con poca acqua tiepida fino a raggiungere un impasto morbido che lascerete riposare e lievitare altri 30 minuti coperto e al caldo.
Terzo impasto: Unite ora 150 grammi di farina Manitoba, 60 grammi di zucchero ed incorporate lentamente 80 grammi di burro, formando una pasta uniforme ed elastica che lascerete riposare per 2 ore circa, sempre coperta e sempre al caldo.
Quarto impasto: All’impasto lievitato, unite ora uno alla volta tutti gli ingredienti rimasti , iniziando dai 150 gr di farina Manitoba, i 170 gr di burro, impastando fino a che il burro non sarà completamente assorbito.
Aggiungete un pizzico di sale, i 60 grammi di zucchero rimasti, la vanillina, la buccia degli agrumi, il miele e, una ad una, le uova cominciando dai tuorli; amalgamate bene tutti gli ingredienti aggiustando eventualmente con qualche cucchiata di farina se l’impasto risultasse troppo appiccicoso. Per ultimo aggiungete i canditi, e riponete anche in questo caso l’impasto a lievitare per 8 ore circa sempre al caldo e sempre coperto.colomba_lievitaz_ric.jpg
Quinto impasto: Lavorate un ultima volta l’impasto per fargli perdere il gonfiore e riponetelo nello stampo di cartoncino a forma di colomba che potete tranquillamente trovare in tutti i supermercati, e lasciatelo lievitare per altre 6 ore. Nel frattempo preparate la glassa con la quale andrete a ricoprire la colomba poco prima di infornarla. Macinate le mandorle pelate fino ad ottenere una farina, che unirete allo zucchero a velo vanigliato e all’albume delle 3 uova che non avete usato nell’impasto della colomba; mescolate il tutto fino ad ottenere una glassa non troppo fluida che altrimenti colerebbe ai lati. Ricoprite con questa glassa la colomba e per ultimo cospargetela con lo zucchero in graniglia e le mandorle non pelate.
Infornate la colomba in forno già caldo a 200°, e poi dopo i primi 10 minuti abbassate la temperatura a 180°, cuocendo per altri 30 minuti circa, coprendola con un foglio di carta da forno per proteggere la glassatura. Una volta raffreddata, cospargete la colomba con zucchero a velo.
I simboli della pasqua. Il coniglietto pasquale
Tra i diversi richiami pasquali che fanno bella mostra di sé nelle vetrine dei negozi compare anche un simpatico coniglietto che porta delle uova. La sua presenza non è casuale ma si richiama alla lepre che sin dai primi tempi del cristianesimo era presa a simbolo di Cristo.
Inoltre, la lepre, con la caratteristica del suo manto che cambia colore secondo la stagione, venne indicata da sant'Ambrogio come simbolo della risurrezione.
Le uova di Pasqua
Apparentemente la tradizione dell’uovo pasquale sembra non avere niente a che fare con la tradizione cristiana della Pasqua, ma questa - come vedremo - è una convinzione errata.
Fin dagli albori della storia umana l'uovo è considerato la rappresentazione della vita e della rigenerazione. Questo lo possiamo vedere dall’uso simbolo che molte culture antiche facevano di esso. I primi ad usare l’uovo come oggetto benaugurante sono stati i Persiani che festeggiavano l'arrivo della primavera con lo scambio di uova di gallina.
Anche nella antica Roma erano, esistevano tradizioni legate al simbolo delle uova. I Romani erano soliti sotterrare nei campi un uovo dipinto di rosso, simbolo di fecondità e quindi propizio per il raccolto. Ed è proprio con il significato di vita che l'uovo entrò a far parte della tradizione cristiana, richiamando alla vita eterna.
Nella cultura cristiana questa usanza risale al 1176, quando il capo dell'Abbazia di St. Germain-des-Près donò a re Luigi VII, appena rientrato a Parigi dalla II crociata, prodotti delle sue terre, incluse uova in gran quantità. L'uso di regalare uova è collegato al fatto che la Pasqua è festa della primavera, dunque anche della fecondità e del rifiorire della natura. L'uovo è appunto simbolo della vita che si rinnova ed auspicio di fecondità.
La colomba
E' consuetudine nel periodo pasquale regalare la colomba, un dolce la cui forma ricorda quella di una colomba con ali distese.
La colomba richiama all'episodio del diluvio universale descritto nella Genesi, allorché ritornò da Noeè tenendo nel becco un ramoscello di ulivo, un messaggio di pace: il castigo divino concluso, le acque del diluvio si stanno ritirando, inizia un'epoca nuova per l'umanità intera. La colomba diventa quindi simbolo della pace.
Le streghe finlandesi.
Essendo la maggior parte degli scandinavi di religione luterana, la Pasqua assume un significato minore ed è considerata un giorno di vacanza. Il folklore finlandese vuole che le streghe volino in cielo tra il venerdì santo e la domenica di Pasqua. Infatti, in alcune zone della Finlandia si usa ancora accendere falò la notte dei sabato, in memoria dell'antica tradizione di scacciare le streghe dal proprio focolare domestico. Anche sul piano gastronomico la Pasqua viene commemorata con una serie di preparazioni rievocative della ricorrenza: in primo piano l’agnello che viene cucinato secondo le tradizioni cittadine e poi le pecorelle di pasta reale così come di pasta reale sono i frutti coloratissimi che le contornano. Ed ancora le “cuddure o aceddi cu l’ova” una sorta di grande biscotto, a volte a forma di uccello, in cui sono incastonate una o più uova. Ed infine la cassata tipico e rinomato dolce siciliano ormai noto in tutto il mondo che trae origine dalla ricorrenza pasquale.
Buona Pasqua e Pasquetta a tutti voi!
Fonte: redazione palermomania.it
© Palermomania.it - Il portale di Palermo a 360°
Lascia un tuo commento
Questo articolo ha ricevuto
Ultim'ora by Adnkronos
Coppa Davis, oggi la semifinale Italia-Australia: orario e dove vederla in tv
Pubblicata il 23-11-2024 alle ore 00:19
Gp di Las Vegas: orari qualifiche e gara e dove vederlo in tv
Pubblicata il 23-11-2024 alle ore 00:10
Sciopero treni oggi e domani: orari, ritardi e cancellazioni
Pubblicata il 23-11-2024 alle ore 00:09
Mandato d'arresto Netanyahu, la linea di Meloni: "Israele e Hamas non sono uguali"
Pubblicata il 23-11-2024 alle ore 00:08
Mandato d'arresto Netayahu, opposizioni all'attacco: "Governo in confusione"
Pubblicata il 23-11-2024 alle ore 00:06
Approfondimenti
Opinioni a confronto
Articoli più letti