E' Carnevale! Il periodo in cui ci si può travestire, in cui si può giocare con gli amici e soprattutto in cui ... ogni scherzo vale!
La parola CARNEVALE deriva dal volgare e significa "carne levare" riguardo al fatto che con il "carnevale" s'indicano i festeggiamenti, che precedono l'inizio della Quaresima quando poi è vietato mangiare carne. Di sicuro sappiamo quindi che le origini di questa festa sono religiose. Il Carnevale in Europa è stato per secoli una festa di inizio dell'anno. I suoi scherzi e i suoi riti rappresentavano la fine dell'anno vecchio e l'inizio del nuovo. Era una festa d'origine contadina: nella metà di febbraio moriva l'inverno e si avvicinava la primavera e così con il carnevale un ciclo di stagioni finiva e un altro ne incominciava. Un corteo di maschere faceva parte delle celebrazioni di carnevale ed erano fantasmi o anime di morti che stranamente rassicuravano la gente perché offrivano la protezione ai vivi e al raccolto. L'inizio del periodo carnevalesco può essere il 1°gennaio, il 17 gennaio (S.Antonio) o il 2 febbraio (festa della Candelora), e si protrae fino al mercoledì delle Ceneri (nel rito ambrosiano, fino alla prima domenica di Quaresima).
Si tratta certamente di un periodo magico di baldoria, durante il quale ci si dimentica dei problemi che la vita di ogni giorno ci propone... il periodo di carnevale si caratterizza proprio dal godimento accentuato o addirittura sregolato dei beni materiali come cibi, bevande, piaceri sessuali, almeno nelle sue origini e radici storiche. Più tardi venne introdotto l'uso delle maschere, preso in prestito dai Baccanali, festeggiamenti in onore di Bacco. Presumibilmente con lo scopo di non essere riconosciuti durante le pratiche licenziose festaiole, di cui i latini erano maestri. E' oggi intesa come la festa sinonimo di divertimento, allegria, travestimento, sfarzo, nata dal sentimento di evasione nei confronti del periodo di penitenza e digiuno che ad essa segue; con la maschera ricorrente, dell'omaccione che sfila sul carro funebre, simboleggia anche la fine dell'anno passato che morendo porta via tutti i mali.In tutto il mondo, le strade delle città diventano teatro di manifestazioni ed eventi, sfilate di carri allegorici e maschere, coriandoli e stelle filanti, che raggiungono l'apice della trasgressività il martedì grasso.
Le maschere tipiche!
Arlecchino: apparve inizialmente come una creatura infernale.Un monaco inglese del XI sec raccontò di aver visto una notte Arlecchino con il suo corteo di demoni.é nel 600 che arlecchino divenne un personaggio da commedia che recitò le parti di servo sbadato e sguaiato. Il suo costume cucito con pezze è un simbolo perché arlecchino ne fa davvero"di tutti i colori".
Pulcinella: è una maschera tipicamente napoletana vestita di bianco con maschera nera che diceva di essere stato covato da una chioccia come il pulcino a cui allude il suo nome.Molte commedie lo rappresentano in modo discordante. Intelligente e ridicolo..abile e inetto.. La spiegazione di tanta incoerenza può trovarsi in una frase da Pulcinella sempre ripetuta"fatto strummolo sono del mio destino"e voleva dire che non solo le condizioni della vita ma anche il carattere e gli atteggiamenti degli uomini cambiano sotto i colpi del destino.
Balanzone: è la maschera tipica di Bologna, dottore saccente e ciarliero. E' un personaggio burbero e brontolone che fa credere di essere un gran sapiente, ma molto spesso truffa la gente. La storia dice che è un avvocato ed un professore che ha studiato all'Università di Bologna. La sua maschera è una presa in giro per tutti coloro che si vantano del loro sapere appena si presenta l'occasione.
Pantalone: è un vecchio mercante veneziano avaro e brontolone. . Crede solo nel denaro e nel commercio: autoritario e bizzarro è però facilmente raggirato dalla moglie e dalle figlie.
Brighella: è una maschera di Bergamo. E' un giovane servo attaccabrighe e furbo. Il suo nome è nato dal fatto che per lui è facile litigare con le persone.
L'unica maschera femminile è Colombina, briosa e furba servetta. E' vivace, graziosa, bugiarda e parla veneziano.
Il Carnevale in Sicilia. In Sicilia, le cui origini del carnevale risalgono al 1600, le maschere più caratteristiche sono quelle dei Jardinara (giardinieri) e dei Varca note soprattutto nella provincia di Palermo, quelle dei briganti e quella del cavallacciu note soprattutto nel catanese. Altre maschere parodia ai maggiori esponenti delle classi sociali cittadine sono le rappresentazioni dei "Dutturi", dei "Baruni" e degli "Abbati" e ancora, la vecchia maschera della "Vecchia di li fusa" presente anticamente nella Contea di Modica, simbolo della morte del carnevale. Parecchie le città che in Sicilia vantano noti e famosi carnevali come quello di Palazzolo Acreide in provincia di Siracusa, la cui tradizione è antica nel tempo. Fino agli anni sessanta si approntavano nelle due piazze principali i veglioni (i vagliuna) con i botteghini, dove si giocava al "sottonovanta" e dove si danzava. Oggi durante il Carnevale si balla in piazza e nei locali notturni, durante le sagre di salsiccia, trote e cavatieddi e nelle grandi sfilate di carri allegorici e di gruppi mascherati, la domenica ed il martedì prima delle Ceneri. Anche a Bronte, in provincia di Catania, dove un tempo sfilavano "Laddatori", le maschere locali che rappresentano le classi più povere della città, ogni anno ritroviamo per le vie della città i carri ed i gruppi mascherati, come a Paternò, in provincia di Catania, dove però non si vedono più le donne, invitare gli uomini a ballare, vestite con mantelli neri e maschere. Anche durante il carnevale di Taormina, si svolgono festeggiamenti in maschera per le splendide vie della città, sfilate di carri allegorici la domenica ed il martedì grasso e tutte le sere nella piazza del centro turistico in provincia di Messina feste con balli, gare canore e giochi; come pure a Termini Imerese, in provincia di Palermo, dove oltre ai balli vari si può assistere al rogo dei due fantocci del "nannu" e della "nanna", che concludono simbolicamente la festa. A Mezzojuso, in provincia di Palermo, durante il carnevale possiamo assistere ad una manifestazione, le cui origini risalgono al XVII secolo, che si svolge nella pubblica piazza, "Il Mastro di Campo", interpretata da circa 90 personaggi che indossano costumi che si rifanno al sec. XV e che racconta la storia d'amore fra il Mastro di Campo e la Regina. Tra i più noti di tutta la Sicilia, il carnevale di Sciacca in provincia di Agrigento. Di origini antiche, risalenti al 1800, oggi per la realizzazione dei carri e delle maschere allegoriche, la cui sfilata inizia il sabato e finisce il martedì grasso, sono coinvolti artigiani, scultori ed architetti. Durante la festa si possono inoltre gustare le pietanze tipiche preparate durante questa manifestazione, vino, salsiccia, maccheroni al sugo e cannoli di ricotta. A Corleone, in provincia di Palermo oltre al consueto corteo dei carri allegorici, il Martedì Grasso si svolge il rogo del fantoccio nannu agghindato con una collana di salsiccia e portato a spalle dal simbolo del Carnevale la maschera del Riavulicchio, che simboleggia la rinascita di questa festa, non celebrata per oltre trenta anni e rinata negli anni 90. Durante il trofeo dei quartieri, viene premiato il carro o il gruppo mascherato più bello. Dulcis in fundo il carnevale di Acireale, teatro delle maraviglie: maschere, coriandoli, luci, fiori, musica e soprattutto tanto calore umano. Le stupende vie e piazze del centro storico di Acireale sono la cornice ideale per uno spettacolo che raggiunge il clou con le sfilate dei carri, attraverso i quali gli artigiani acesi esprimono la loro arguzia e fantasia stimolando quella degli altri. E' del 1594 il documento più antico sul carnevale acese, durante il quale vi era l'abitudine di giocare tirando arance e limoni. Nel XVII secolo in Sicilia si ha la comparsa di una maschera con caratteristiche ben definite: l'Abbatazzu, chiamato anche Pueta Minutizzu. La persona mimava nobili o ecclesiastici, portando un grosso libro, da cui facendo finta di leggere, sentenziava battute satiriche e sfottenti. Nel 1693 a seguito del terremoto venne proibita ogni pratica carnascialesca e ciò segna la linea di frattura fra il carnevale acese del '600 e quello che sorgerà nel '700. Nel XVIII secolo la tradizione venne ripresa, si affiancano nuove maschere, come i Baruni, con l'intento di prendere in giro l'aristocrazia, i Manti, costume con molti fronzoli che aveva il solo scopo di far mantenere l'anonimato a chi l'indossava. Il XXI secolo e' il secolo della cassariata, cioè la sfilata delle carrozze (landaus) dei nobili che lanciavano alla gente dei confetti multicolori. Successivamente tali landaus con i nobili proprietari vennero "scalzati" dalla cartapesta.
I DOLCI TIPICI DEL CARNEVALE. Non manca naturalmente la tradizione gastronomica legata a questa ricorrenza.Tra i dolci le Chiacchiere una sfoglia sottile con tanto zucchero a velo, le Castagnole e le Zeppole frittelle rotonde ripiene di crema, le Teste di Turco che contengono anche uva passa e sono prodotte nelle zone di Modica. Sono dolci buonissimi e assolutamente non difficili da prepare anche in casa. Tra i primi Maccheroni al ragù o maccarruna di sdirrimarti, tipici della contea di Modica, o i più comuni maccarruna ca sasizza conditi con ragù di cotenna di maiale o salsa di pomodoro, il Minestrone del giovedì grasso, una zuppa con patate, fave secche sgusciate, cipolla, prezzemolo, lardo di maiale a cubetti, pepe e sale e lo stufato con il sugo di carne di maiale e la salsiccia, che viene preparato il martedì grasso. E poi la tradizionale Pignoccata, che si prepara con farina, zucchero, tuorli, ed un pizzico di sale. Buonissima e immancabile nel periodo di Carnevale, ma non solo, dato che ormai nelle più fornite pasticcerie siciliane e palermitane è possibile trovare questo dolce tutto l'anno.
Fonte: redazione palermomania.it
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