Halloween sembra essersi del tutto italianizzata, almeno a giudicare dal successo che questa festa straniera riscuote da alcuni anni fra i giovani: discoteche, pub e altri locali organizzano per il 31 ottobre serate e nottate all'insegna di horror, vampiri, teschi, fantasmi, pipistrelli e zucche. Ipermercati e negozi di giocattoli hanno predisposto un settore specifico, occupato da zucche di plastica illuminate, maschere orripilanti, scheletri, denti da vampiro, mani mozzate, costumi, e quant'altro esalti il gusto per l'orrore. L'atmosfera che si avverte è di festa: nei preparativi, nella scelta dell’abbigliamento, del locale dove trascorrere la notte fra danze e manifestazioni di scherzo-orrore adattato alle maschere indossate. Insomma, si potrebbe anche dire che sembra una bella carnevalata in stile Dark, forse per esorcizzare la paura della morte e dell'aldilà.
E viene quasi spontaneo chiedersi: ma quale culto per i morti? Quale preghiera, quale o quanta riflessione e mestizia? Un tempo per i Siciliani il giorno dei morti era un giorno davvero speciale, per i bambini un giorno tanto atteso, ricco di dolciumi e di sorprese.
I giocattoli e il ''cannistru'', cesto tipico ricco di dolci prevalentemente a base di pasta di mandorla e zucchero, erano i protagonisti della festa, naturalmente dopo i nostri defunti che giungevano sulla terra per una carezza e per guardarci mentre dormivamo. Ancora oggi penso che sia vero... (n.d.r.).
La globalizzazione oramai sta rendendo più onore ad Halloween che alla nostra pratica di Commemorazione, dimenticando la tradizione che invece ci appartiene e che dobbiamo impegnarci a conservare, e perché no, anche a tramandare. Molti fra i più giovani, per fortuna, non hanno ancora conosciuto il significato del dolore, del distacco per un addio obbligato. Ma c’è chi invece ha già provato questo drammatico evento e desidera un momento mistico e anche di isolamento dal mondo per concentrarsi nel culto della preghiera e nella profonda intimità con l'anima. Ed è proprio per i nostri cari, per gli amici e i conoscenti che non sono più con noi, che ogni anno si ripete il rituale della Commemorazione dei defunti. Per tale ragione, ci organizziamo per meglio onorarli, sentiamo fortissimo il desiderio di rendere loro il dovuto omaggio. E ciò non solo attraverso il nostro ricordo e le nostre preghiere, ma anche portando i fiori al cimitero. Ci sembra così di dimostrare il nostro immutato amore, assecondando anche un bisogno profondo. E lasciare infine posto a una sensazione di pace, di compiuto, ma anche effimero conforto. Orbene, questi riti sembrano ormai lontani ricordi, così come la festa di Ognissanti, soppiantata dalla più moderna festa di Halloween, con altro significato culturale ed origine etnica. Dunque una ricorrenza celebrata oggi dai giovani e dai bambini con Halloween party anche nelle nostre scuole. Sarebbe opportuno ricordare che tale festa, almeno per noi, è fondata su ben altre credenze e substrati culturali.
Ma quali sono le origini di Halloween e quali quella della nostra tradizione?
Arriva dagli Stati Uniti, è da là che si è propagata nel mondo l'usanza di girare di casa in casa, bussando alla porta, travestiti possibilmente in modo "mostruoso", urlando: "dolcetto o scherzetto?". E sempre all'America si associa l'abitudine di intagliare le zucche per farne delle lanterne, le "Jack-o'-lantern". E così tra tradizioni europee e di oltreoceano la festa oggi assume ben altra fisionomia. A scuola i bambini disegnano, ritagliano e preparano, insieme alle loro maestre, le zucche con i cartoncini colorati, e scrivono originali pensierini. E tutto questo viene vissuto come un momento ludico di condivisione e gioia. Mentre i miei ricordi di bambina sono decisamente diversi, anche più tristi. Era, infatti, una ricorrenza molto sentita la "Festa dei Morti". Ripenso quando con un certo timore, (tradizione vuole, infatti, che i defunti portino dei regali ai bambini, nella notte a cavallo tra l'1 e il 2 novembre), ma anche grande aspettativa, mi alzavo al mattino con la speranza certezza di trovare i giocattoli desiderati. E così mi recavo con le mie sorelline più piccole nel grande salone di casa e, dietro il divano, c'erano nascosti i doni. La consegna dei doni avveniva di notte, in quest'arco di tempo i cari defunti, senza farsi mai vedere, visitavano la casa, ci osservavano mentre dormivano impartendoci la loro benedizione e protezione. Così ci raccontavano papà e mamma, dicendoci che era il loro modo di comunicarci il loro amore, la loro protezione e vicinanza, che continuava anche al di là della stessa vita. Ricordo perfino che la mamma lasciava la tavola apparecchiata con del cibo, del vino e dei dolci in segno di accoglienza. E così, il mattino seguente, mi trovavo abbracciata alla bambola di turno pensando che fosse il dono della mia adorata nonna, che aveva scelto con amore il regalo più adatto per me, assecondando il mio desiderio di bambina. Ed era sempre indovinato... e non occorre che ve ne spieghi la ragione. Oggigiorno, nel nostro modernismo e forte spirito di emulazione, troppe volte ingiustificato, come in questo caso, per altri stili di vita, usanze e consuetudini culturali, in questa festa denominata di "Halloween" assume significato prevalente l'”Orrore”, che modifica e stravolge del tutto l'originario significato dell'”Amore”. I bambini non aspettano nessuna "notte magica", scelgono il loro "abbigliamento carnevalesco" e, travestiti da streghe, zombie, fantasmi e vampiri, bussano alle porte urlando con tono minaccioso: "Dolcetto o scherzetto?" ("Trick or treat" nella versione inglese).
Ma perché si usa dire "dolcetto o scherzetto?"
Sembra che la motivazione sia tutta celtica: i Celti non temevano i defunti, ma credevano in fate ed elfi, creature un po' dispettose e, talvolta, pericolose poiché si divertivano a far dispetti agli esseri umani. Da qui la "confusione", ovvero l'abitudine di rabbonire con un dolcetto lo spirito del demone - o del defunto - altrimenti pronto a fare il malefico scherzetto. Nella più antica tradizione, si credeva invece in visite notturne, finalizzate al bene. Ma quando mai i nostri amati defunti nella tradizione cristiana hanno portato sfortuna o dovevano essere rabboniti? Disconosco tale festa per due ragioni: perchè non mi è assolutamente gradita (come del resto la festa di Carnevale n.d.r.) e, soprattutto, perché non assume lo stesso significato a me noto e caro! Anche la commemorazione dei defunti ha, dunque, subito la sorte dei tempi, con il risultato di una trasformazione in una carnevalata in stile Dark, non avendo nulla in contrario per il gusto o lo stile Dark, che rispetto, ma che è totalmente estraneo a me e alla ricorrenza. Ma Halloween, decisamente più allegra e moderna, tra balli in maschera e scherzi, pare abbia definitivamente sotterrato - tanto per rimanere nel tema - la più tradizionale e mesta ricorrenza consumata, invece, tra lumini e fiori, preghiere e pianto.
Una riflessione sociologica mi porta a considerare che l'uomo dei nostri tempi non ha più voglia di soffermarsi sui temi della sofferenza, del pianto, e preferisca vivere in superficie divertendosi ad ogni costo... E ridere perfino della morte, dinanzi alla morte. Non per tutti, dunque, la commemorazione dei defunti ha, e conserva, l'originario significato, l'antico sentimento di onore e rispetto per la vita e la stessa morte. Per quanto mi riguarda, una rinnovata riflessione e una dolce, sentita preghiera, per tutti i defunti, e per i miei in particolare.
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