Doveva essere una normale manifestazione, a Roma, in occasione del corteo degli “indignati” italiani. Invece si è scatenato, da parte di gruppi di teppisti incappucciati, una guerriglia urbana con danni a cose, mezzi e persone come da tempo non accadeva. Terrore, paura, orrore, pianto e choc nei volti di chi ha assistito. Oggi, forse, si saranno resi conto, o forse no, ma di sicuro hanno offerto la parte recitativa peggiore del loro io, quella che ha fatto di loro quell’uno o centomila del contesto. E poi, nella loro solitudine, saranno ritornati i “nessuno” di sempre, possibilmente con infiniti conflitti e forse anche rimorsi per gli atti compiuti che, miracolosamente non sono sfociati in ulteriori tragedie.
Ma chi è l’uomo veramente? Una domanda da sempre oggetto di studio di grandi filosofi, e studiosi della psiche umana.
Da “Uno nessuno e centomila” all’io assoluto. Vi dico subito che Pirandello non c’entra, non del tutto (non è una recensione al famosissimo romanzo). Soltanto la frase è ispiratrice di questa meditazione in cui tutti si rivedranno e compiangeranno. Ma chi è l’uomo, chi siamo? Esseri strani, difficili, complessi, infiniti e sconosciuti perfino a se stessi. Da sempre innamorati della vita pur nei mille conflitti. E i nostri comportamenti non sono altro che isole oscure e oltraggiate. Quanti volti accompagnano le nostre recite sul palcoscenico della vita rendendoci attori protagonisti, eroi, vittime o semplici comparse? Dipende … A volte uno soltanto, centomila o nessuno. Ma siamo sempre noi nei secoli dei secoli, a stupirci di noi stessi, a recitare più parti, nei mille infiniti ruoli. Pazzi o santi! Cambiano le epoche, ma non gli uomini. Ci assolviamo, ci condanniamo, ci amiamo e odiamo nelle nostre infinite elucubrazioni mentali, nelle nostre debolezze. L’instabilità, però, sembra essere la regola fissa della nostra esistenza; è lei che muove tutte le azioni promuovendo la parte recitativa del momento, nell’affascinante turbinio della vita.
Camminavo anonima per la strada ed ero io; mi sono seduta alla poltrona di comando ed ero io; ho mangiato in piedi con la gente che a passi frettolosi doveva raggiungere i luoghi del lavoro … ed ero io; alla cena di rappresentanza in abito da sera nel tavolo dei “vip” ero sempre io; guidavo nel traffico, ed ero io; conversavo amabilmente ed ero io; in preda all’agitazione aspettavo, aspettavo … ed ero io; osservavo il mare in dolce meditazione ed ero io; felice nei raggi del sole … ero io; con i capelli al vento nella leggerezza dell’essere, ero io; ti amavo senza parole ed ero io; ti odiavo con mille parole ed ero sempre io …
Conflitti, ira, amore, passione, dedizione, finzione, orgoglio, dolcezza … nei mille volti di un io sempre diverso.
Ieri, “indignati”, criminali o delinquenti di strada. Oggi, forse, nelle loro tranquille abitazioni davanti alla Tv, uomini “normali”, semplici spettatori, con la consapevolezza della gravità dell’atto compiuto.
Siamo centomila io, o nessun io, nell’universo della vita: perché esiste ancora un io sconosciuto fra i “centomila nessuno”.
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