Siamo intorno gli anni 70, volevo raccontarvi una storia strana qualcosa di diverso, quasi irreale che solo la passione per lo sport automobilistico può far riflettere sulle diversità di intendere uno sport così difficile, rischioso e affascinante come l’automobilismo agonistico.
Sappiamo che è una libera scelta, una passione dentro che ci farà superare molti ostacoli, compreso il lato economico, ma l’adrenalina che senti in corpo, il mettersi in gioco, sfidare se stessi e gli altri, prendere decisioni sul da fare in millesimi di secondo, correre col cervello e non con l’istinto, rendono il nostro sport tra il più bello in assoluto.
Era qualche annetto che correvo in auto, abitando in Italia centro-nord è molto più facile spostarsi per raggiungere i campi di gara. Sono un “salitaro” quasi puro, anche perché i Rally, erano ancora in un altro pianeta, quasi sconosciuto. Finalmente dopo qualche esperienza in categorie minori, il grande salto (anche economico), il sogno realizzato, una vera GT che chiamerò “la tedeschina”. Qualche salita con ottimi risultati: Lo Spino, Orvieto, Il Bondone ecc…
Matura in me un sogno pazzo! Anni che seguo con interesse, sulle riviste specializzate il Mondiale Marche, ( La TV era latitante in quei periodi ) forse perché condizionata da eventi politici. Eravamo in pieno 68, con battaglie sindacali, scioperi e proletariato in piazza e parlare di noi “ricconi sfondati” era anacronistico e inopportuno… quale era il sogno pazzo? Partecipare alla Targa Florio!
Divoravo gli articoli giornalistici che, con cronaca precisa facevano rivivere epici duelli tra Ferrari, Porsche, Alfa, Maserati . Duelli al limite dell’impossibile su strade forse più idonee a veicoli agricoli, dalle mille curve e difficoltà più da rally, che da Mondiale Marche velocità. Ma i sogni bisogna realizzarli. Coinvolgo un caro amico, anche lui ottimo pilota con molti anni di esperienza con “le tedeschine”, alla mia prima proposta mi da immediatamente del folle, ma dopo una sua notte agitata, mi richiama il mattino successivo per confermarmi la sua disponibilità a questa straordinaria, prossima nostra avventura.
Il Maggio Madonita si avvicina, iscrizione (primo salasso), biglietti passaggio navale, albergo a Cefalù prenotato, logistica ok: macchina per traino carrello e ricognizioni, furgone del mio meccanico con figlio, ruote, olio, qualche ricambio essenziale, abbigliamento leggero (in Sicilia dicono fa caldo) e tanta passione. Si andava a disputare una prova del “Mondiale Marche” e non era cosa da poco…
Ci imbarchiamo a Napoli io il mio amico meccanico con figlio, il secondo pilota verrà dopo comodamente in aereo - lui è bravo a memorizzare tutto, basta qualche giro…
Arriviamo nello splendido golfo di Palermo alle ore 7,30, un leggero soffio di caldo vento di Scirocco ci accoglie, era la prima volta che venivo in Sicilia, che strana sensazione: le palme, le carrozzelle con cavalli stranamente ornati a Festa con bandoni dai mille colori, biciclette a tre ruote stracolme di gelati, limoni, arance e ficodindia. Un’atmosfera solare, inquietante ci accoglie, ricordi di vecchi film sulla Sicilia di Giuliano, i romanzi del Verga e Pirandello studiati a scuola …il Caos.
Incominciano le anomalie comportamentale dei locali: sorrisi a trentadue denti, mugoli di ragazzini ci assediano, ci chiedono autografi (mai successo nella mia piccola storia agonistica), sanno tutto della mia auto da corsa, cilindrata, cavalli motore, modello, uno di loro mi apostrofa dicendomi
- contro Nino un ci nesci niente. Tradotto - non hai nessuna speranza di vittoria, c’è Nino! Non capisco. Un gustoso gelato e via, direzione Cefalù.
Premetto che siamo arrivati una settimana prima della gara, credendo di essere in netto anticipo su tutti i concorrenti. Un mare fantastico ci accompagna per tutto il viaggio verso Cefalù alla nostra sinistra, cittadelle e piccoli borghi marinai, gratificati dal panorama superiamo il Paese di Termini, centro logistico dalle vecchie Targhe Florio anteguerra, si dice che le verifiche si facevano all’interno della Hall del famoso albergo delle Terme, tempi che furono, rifletto. Si continua direzione Cefalù ad andatura turistica…
Storie di quotidiana follia, siamo nei pressi di Floriopoli…al bivio Fiumetorto a Sx per Campofelice- Cefalù
Storie di quotidiana follia di massa: Vediamo venirci incontro una sport con tanto di pilota con casco a velocità surreale e mentre sorpassa un camioncino OM, puntandoci in modo assassino alza la mano e ci saluta capendo che siamo della compagnia, avendo “La Tedeschina da corsa a traino. Non abbiamo il tempo per analizzare dove siamo e cosa sia successo incrociamo una Abarth 1300 e una strana auto, credo inglese, in piena bagarre… decine di disoccupati sul ciglio della strada che con segnali fisici ci facevano capire di stare più a dx possibile, il colmo poi, lo raggiungiamo al bivio di un paese dal nome auguroso “Campofelice” dove, due Pattuglie di Carabinieri, invece di arrestare e poi fucilare i killer che prima abbiamo incrociato, riconoscendoci Stranieri in terra Sicula con smaglianti sorrisi e animosi saluti ci indicano la strada da seguire verso Messina.
Tutto ritorna alla calma , mare, carciofi, campagna e poi finalmente in albergo. Sconvolti dagli ultimi eventi. domandiamo ai titolari dell’hotel dove fosse il circuito, quasi offeso dalla domanda impropria mi risponde che per arrivare a Cefalù ne abbiamo attraversato una decina di Km, ma nel senso opposto…
Dopo un buon riposo ed una ricco pranzo a base di pesce, decido di fare qualche ricognizione sul percorso di gara. Con la mia grossa berlina con tanto gancio di traino e targa straniera, sulla statale, attraverso un lunghissimo rettifilo, saprò, in seguito chiamato Bonfornello e scivolando tranquillo sul quel mare di carciofi, capisco di essere sul percorso di gara, quando vengo superato da qualcosa di rosso a velocità spaventosa, credo sui 220/230 Km orari, incurante del normale traffico, a colpi fari si faceva strada tra Fiat 500, 600 multipla, camion e trattori!
Mi ritrovo a Floriopoli, cittadella voluta da Vincenzo Florio e costruita agli inizi del secolo. Che spettacolo! Box, tribune, soprapassaggio a ponte, torre per i cronometristi. Bandiere, striscioni pubblicitari colorati, Agavi, e tanta tanta gente, riflessione illogica ma reale, ma la gara è tra una settimana… rombi ci avvisano dell’arrivo di altre auto da corsa. Posteggio tra furgoni a tre ruote, prototipi da 3000cc e rivenditori occasionali di bibite e panini stranamente riempiti! Apro una cartina geografica, appoggiandola sul cofano della mia auto cerco di capirci qualcosa sul circuito”stradale”.
Un elegante giovane signore dai modi gentili mi si avvicina e capendo le mie difficoltà su quella complicatissima e illeggibile cartina stradale, capisce che sono “un forestiero” e cordialmente mi offre il suo aiuto. Si chiama Antonino ed è nativo della famosissima Cerda, un paesino salendo su per le Madonie, hai miei ringraziamenti per l’aiuto, mi fa capire che è inutile affrontare un primo giro di ricognizione senza una guida che conosca bene il lungo ed insidioso percorso, percepisco, che in un modo delicatissimo… si sta offrendo di guidarmi sul percorso. “Ospitalità siciliana”. Terra di gattopardi e gentiluomini, ma anche di briganti… io che mi ritengo un timido, mi ritrovo in auto uno sconosciuto, sarà la grande passione, l’ospitalità o del masochismo da parte sua. Poche parole e capisco che il gentil Antonino è un esperto, uno storico della Targa, un profondo conoscitore del circuito.
Si parte, dopo le tribune ci immergiamo nelle colline che salgono dolcemente verso Cerda, la patria riconosciuta della Targa, ci immergiamo ad andatura turistica tra campi di carciofi, grano e ginestre. Altro che stare attento alla strada, attratto dalla meravigliosa vegetazione dalle mille sfumature di verde, Antonio si accorge della mia “non attenzione” apostrofandomi con la frase – vai troppo piano, sei distratto e così è tempo sprecato. Ritorniamo ai box e si riparte, io con un piglio più professionistico… Tutto veloce fino alla curva a dx lunga ritarda chiude, detta “del professore”, - forse li c’è una scuola? Notavo che il buon Antonino mi studiava, cercava di capire se ero un buon manico – Occhio ai ponticelli a dx chiudono in uscita e sono scivolosi, lui definisce la strada bellissima e sicura, io noto un’ asfalto logoro, forse, poi confermato, dei tanti Camion che salgono fino a Cerda. Antonino continua: lungo, lungo chiude alla casa rossa, ecc… fino all’ingresso di Cerda. Il mio accompagnatore esordisce con – fin qui e Paradiso, ora son cazz…rifletto se è stata una cosa giusta scendere in Sicilia.
Ci fermiamo in un bar vicino l’Hotel Aurim, sede della squadra Alfa Romeo, si riconosce non per l’anonima struttura, ma per la folla perenne di sportivi, vecchi, bambini che stazionano li davanti per guardare, toccare, coccolare sia le auto da corsa, i piloti, i meccanici… Antonino mi spiega che è una tradizione di mettersi in ferie dal lavoro nella settimana della Targa, un comitato di accoglienza spontanea, per noi stranieri… e un modo di essere anche loro protagonisti di una vetrina mondiale quale è la Targa Florio. Penso ad un milanese, di Lunedì lavorativo…Un attimo per passare dalla mamma di Antonino. Imbarazzante presentazione, inviti a pranzo e cena per tutto il mio staff e rimprovero al povero Antonio… per non avermi offerto ospitalità a tempo indeterminato, in quella casa con balcone sul rettilineo dentro Cerda, che ormai tengono solo per gli ospiti eccezionali. Distrutto e confuso dalla cordialità della Signora, riprendiamo la ricognizione.
- Il rettilineo dentro Cerda si fa tutto in pieno, sentenzia Antonino, compreso il salto, alla fine staccatone a dx tornantone (ponte Miseria) scivoloso e muretto duro! Non mi preoccupa il muro ma, come si osa andar a tavoletta tra transenne, vecchi seduti al bar, bambini gioiosi, spettatori a 50 cm dal mio cofano?…e donne ai balconi fioriti. Mi concentro sulla strada – sequenza veloce fino al bivio a sx di Montemaggire, tornantone lungo e facile ma… il ma mi preoccupa. Antonino spiega con flemma quasi inglese – ora si vede ma, in gara tra spettatori, ombrelloni e panellara, lo vedi solo quando ci stai dentro ah..ah..
Superato la cappella della Madonnina, cambia la musica, l’orchestra e i cantori. Si entra nella “Targa” vera. Memoria visiva, devi sapere sempre dove sei o son dolori, ai pini la prima curva piena, la seconda aperta, la terza chiude, si scende, tra salti e fondo sconnesso. Il mio berlinone da passeggio incomincia a viaggiare forte, salta e scricchiola. Antonino mi corregge le traiettorie - taglia, lasciala scorrere, non frenare…cazzo ha sempre ragione lui. La Targa si fa di giorno, memorizza dove sei: La casa, il muro, le scritte con vernice (ma chi cazz è questo Nino), poi rifletto e mi vergogno di me stesso. Sx Fontana rossa, buttafuori, allunghi. Viaggiamo di quarta tra alberi e muretti, -Granza- si va verso i tornanti di Sclafani, incomincio ad essere terrorizzato quando la faro’ con la mia “tedeschina”. I° tornante a sx, si scende a capofitto, 2° tornante a dx . Qui Antonio si fa serio, mi fa fermare sul ciglio della strada e sentenzia – qui siamo nel vero cuore della Targa, oggi non vedi nulla ma…il giorno delle prove e della gara qui ci saranno migliaia di spettatori, venuti per Te in quanto pilota, a loro non interessa che auto hai, loro vogliono solo vederti andare forte, sarai soggetto a critiche e sberleffi se li deluderai, loro hanno fatto notti al freddo per accaparrarsi i posti migliori, sono armati di cronometri e macchine fotografiche per immortalarti, porteranno a braccia la tua auto fuori dal burrone e ti rimetteranno in corsa, ti cambieranno la gomma forata, ti disseteranno e attento a non lasciare mai sola la tua auto, se ti ritiri, perché penseranno bene di portarsi, come souvenir, un pezzo della tua auto a casa loro e la mostreranno agli amici come trofeo…
Sono sconvolto, quasi sto vivendo un incubo dai sottili tratti psicologici, è un girone dantesco dell’inferno, che sia tutto vero quello che il gentil Antonino mi racconta?…vengo interrotto da miei pensieri con un – guarda lassù sulla montagna, è un anfiteatro naturale, già ci sono centinaia di appassionati che ci guardano incuriositi, li distinguo tra i riflessi dei parabrezza delle loro auto posteggiate. Un rombo in lontananza ci distoglie dalle nostre discussioni, ci accorgiamo che due vetture di serie si avvicinano velocissime, transitando tra curve e controcurve al limite dell’aderenza, all’interno giovani felici dalle facce sorridenti, dico ad Antonino chi sono e se li conosce, questi velocissimi piloti, li conosce benissimo, ma sono ragazzi locali che si vanno ad appostarsi in attesa dei bolidi…ed i bolidi arrivano. Non immaginavo che un prototipo potesse viaggiare così tra quelle stradelle di montagna, ma il buon Antonino mi rassicura che il loro passo in gara e ben altro…Oscuro in viso, rimetto in discussione le mie qualità di guida, forse quei ragazzini andavano molto più forte di me?
Saliamo, fino ad arrivare al famoso tornate a sx di Sclafani Bagni, paesino arroccato sulla montagna soprastante, tale tornante chiamato – Cirrito - dal nome di una intera generazione di appassionati di Caltavuturo che ha sempre stazionato in quel tornante da tempo immemorabile. Si sale , misto strettissimo e fondo orribile fino al 1° bivio di Scafani, si continua con lo stesso ritmo e si supera il 2° bivio di Sclafani, diventa quasi pianeggiante e tra alberi secolari si supera i Cippo Masetti, Storia che il buon Antonino mi racconterà dopo e si impegna la salita di Caltavuturo , con i suoi tornanti e il bivio, punto storico dove se si sbaglia qualcosa, più che il danno materiale è quello morale di una macchia indelebile sul tuo curriculum di pilota… rifletto, se sbaglio i Siculi mi mettono alla Gogna Pubblica! Superato il bivio, detto dal dotto Antonino, bisogna tirar fuori le palle, si supera una terribile curva a dx con strapiombo, piccolo muretto e per fortuna cappella con Madonnina in alto a sx che ci protegge, - non dimenticare la Cava di pietre a dx tuona il mio navigatore – sembrano curve le prossime cinque ma non lo sono, il tempo si fa anche qui, le piccole, guidate sono imprendibili, non finisce queste parole che siamo superati in modo incivile e assassino da un gruppo di vetture in assetto gara, sport, gt, gts, tutte giù a capofitto fino al ponte di Scillato. Non so più che guardare: la strada, i riferimenti., lo specchietto posteriore…tutti scendevano fortissimi, anche gruppi di intere famiglie, con auto non proprio corsaiole, ma attenzione… il tutto in un contesto di strada pubblica aperta al traffico con normale doppio senso di circolazione !!! Normalissimo trovarsi di fronte autobus, camion, trattori e greggi di indifferenti pecore. Altro che seguire traiettorie ideali. Finisce la discesa, mi rilasso, tratto veloce penso che il grosso è fatto. Il mio “consigliore”, mi spiega che superato il tornantone a dx del bivio di Scillato , la strada diventa molto tecnica ed impegnativa! - Perché fino adesso che è stata?, semplice ed rilassante, mi accorgo di essere più sciolto, i freni si sono raffreddati e scopriamo il nuovo tratto Scillato - Bivio Firrionello per Polizzi - cancello delle Fonti di Scillato è una gara in salita con tutte le sue caratteristiche, mi piace, tornati, curve secche, mi gaso, ma Antonino che lo capisce immediatamente mi riprede dicendomi che così non ricordero’ più niente e quando saro’ solo…
Superato il bivio di Polizzi ricambiamo le caratteristiche sia morfologiche del territorio che dell’asfalto, essendo un tratto poco frequentato quotidianamente è poco curato, quindi fondo imperfetto e sempre differente. Qui si fa la differenza, dice il buon Antonino – velocità, buon assetto, freni e tanto fegato. Essendo velocissima, ogni minimo errore si paga caro, tutto d’un fiato si attraversano piccoli borghi rurali, casa Anas, Case ESA 1 e Case ESA 2 misto velocissimo e poi “Casa Nino1 e Casa Nino 2” e poi giù verso Collesano. Incomincio ad essere stanco, Collesano la immagino una oasi di fresco, ricco di granite al limone…
Il comandante Antonino, mi obbliga ad una massima attenzione – qui dentro il paese si puo’anche perdere una gara vinta…la storia ci insegna. Ho capito, non ci fermiamo. Altro che Cerda, qui si sfiorano le case con i nonni affacciati alle finestre, bivi secchi a sx immortalati da migliaia di foto, si transita a pochi centimetri dai marciapiedi, brulicanti di spettatori e poi a capofitto, come dice Antonino verso Campofelice, tratto velocissimo con un fondo buono, solo fegato, buoni freni e massima conoscenza di tutte, ripeto tutte le curve, riferimenti come conferma della memoria visiva: alberi, cancelli, case e casotti e le palme di villa Lara, poi, Campofelice di Roccella. Ok scendiamo allegri, Antonio non sbaglia un una curva, un riferimento. Veniamo nuovamente sverniciati da qualcosa di rosso, forse un gt Ferrari, altre due vetture salutandoci col braccio fuori ci superano velocemente… ma se sono arrivato stamane, chi mi riconosce? Ah… la targa estera quindi pilota, quindi ospitalità e mettiti di lato che noi siamo più veloci!
Campofelice, un lungo rettifilo tra case, palme, scuole, negozi, camion, camioncini, furgoni e trattori, ci accoglie. Massima attenzione, riconferma il mio ospite, la strada scende e si va molto forte, poi i freni sono in crisi per la discesa precedente, e non lasciarti impressionare dal pubblico, loro sono abituati a convivere con le auto da corsa…Infatti pattuglie della Polizia Stradale e Carabinieri invece di multarci perché superiamo i limiti di velocità in paese, fermano il traffico per far passare i soliti prototipi a scarico completamente aperto e con targhe fittizie. Non tento neanche di proporre di fermarci. Antonio, che noto salutare spesso abitanti dei paesi attraversati, con un discreto cenno di mano, mi anticipa dicendo che manca solo il pezzo più veloce e semplice prima del traguardo.
Acconsento e usciamo così da Campofelice, brutta discesa di pochi chilometri scivolosissima fino alla pianura di Bonfornello, 6 Km. di rettifilo e relax, rifletto che la mia “Tedeschina” può fare i 240 KMH, certo non è come passeggiare, ma di fronte quello che ho visto prima…Antonio sul rettifilo che affrontiamo ad andatura turistica, si informa sullo sviluppo del cambio che monto, ed è pienamente d’accordo sulla nostra scelta fatta, su consiglio del mio preparatore che conosce la Targa, su un primone lungo per tornanti, 2° 3° 4° ravvicinati e la 5° lunga per Bonfornello, che Antonino e il preparatore di Padova si conoscessero?
Serie di esse a fine rettilineo, dove in 5° marcia non hai trazione e il 4°marcia sei corto, superato ciò verso le tribune, misto veloce, tornantone a sx della “casa elettrica”, veloce, poi piccolo rettilineo della stazione ferroviaria di Fiumetorto, Bivio a sx da sballo, sembra chiuso invece apre con un bellissimo Pino Daleppo in piena traiettoria d’uscita, - attenzione alla staccata al bivio, esso e transennato ed ammorbidito da centinaia di appassionati ed è meglio non deluderli… quasi pieno fin a tagliare il traguardo a Floriopoli dopo 72KM di un solo giro…dei 10 da fare!
Posteggio il mio berlinone a fatica, tra decine di auto di appassionati, sono stanchissimo. Dirò che non essendo abituato al caldo clima siciliano…che il berlinone non è l’ideale per provare, in fondo un solo giro equivale a ben “Dieci” cronoscalate impegnative. Già noto le spalle dei miei cinturato fuori uso. Il presente Antonino, anticipando i miei occulti pensieri, mi consiglia di aumentare notevolmente la pressione delle gomme… se voglio provare con ritmi più sostenuti, acconsento ma rifletto che non ho portato ricambi per la mia berlina. Freni, frizione, trasmissione… devo cercare un buon baratto con un’altra auto, al mio ritorno a casa. Considerando i giri che dovrò…anzi dovremo fare, col mio secondo driver che arriverà comodamente in aereo, per cercare di imparare qualcosa del circuito.
Tra cordiali saluti, bottiglie di gazzosa al limone, pacche sulle spalle, auto di incoscienti che attraversano la zona tribune, con improbabili vetture da corsa, portate al massimo dei loro giri motore da sicuri giovanotti con amici e fidanzate a bordo… mi congedo da Antonino, dopo avermi consigliato un’ulteriore giro da solo e all’uscita del paese di Campofelice, svoltare a destra direzione Cefalù. Appuntamento domani mattina alle tribune.
I pomeriggi siciliani in primavera, hanno un’atmosfera particolare, il sole radente rossastro crea una luce surreale al meraviglioso panorama che mi accoglie man mano che avanzo all’interno del circuito. Non parliamo di riferimenti, concentratissimo ad proseguire velocemente … mi ritrovo subito a Cerda, ritrovo cartelli con nomi già sentiti, proseguo…da pirla (come si dice dalle mie parti) e mi ritrovo all’interno di un paese dal nome già sentito: Caltavuturo. Chiedo informazioni ai locali, riconoscendo, in loro un sorriso beffardo, mi consigliano di tornare indietro… perché al bivio dovevo scendere a sx… - Tanto in gara il bivio sarà chiuso e non potrò sbagliare! Sentenzia un anziano con coppola… Unica tirata fino a Campofelice. Superato da tutti, da vetture che tracciavano traiettorie perfette, gruppi sempre più numerosi di attenti sportivi nei posti “strategici” come dice Antonio, strani segnali e scritte nei muri, sulle case, sui paracarri…i riferimenti! Cefalù mi accoglie, stanco, stressato, terrorizzato ma felice. Che mi stia facendo coinvolgere in quella che potrei definire “ Un giorno di ordinaria pura e appassionata follia in terra madonita?”.
Seguono, giorni di festa, di prove, di nuovi amici, di Baroni, Conti, Principi, Professori, cacciaviti e panellai…. Di interminabili discussioni, di muretti sbrecciati, ruote scoppiate, di carciofi, ginestre, incantevoli tramonti, di belle more dai ricci capelli, di odore di olio di ricino, di pasticche di freni bruciati, di Alfa Romeo, di Ferrari, di Porsche, di Abarth, di piloti di fama mondiale o occasionali e velocissimi piloti locali, di fantastici bolidi e piccole Gran Turismo da prestazioni da brivido, di enormi folle di spettatori, di bandiere, di altoparlanti, di neri Carabinieri, di zelanti commissari sportivi, di enormi camion colorati e piccoli carrelli auto costruiti in economia, di rumori laceranti emessi da marmitte sventrate, di autografi a non finire, fotografi invadenti fotografati da fotografi professionisti, da elicotteri per le TV, di auto accarezzate con morbosa passione, lucidate e consegnate alla gloria dalle abili mano di un pittore, che disegna sul loro corpo metallico dei virtuosi numeri in gesso bianco o azzurro “azolo?”
Felice come un bambino sono sulla linea di partenza, il giorno delle prove di qualificazione. Penso Antonio e i suoi utili consigli, in un attimo scorre davanti il “ mio Film” del circuito, riferimenti, pur sapendo che molti non li vedrò mai, per il muro umano impenetrabile fatto dello stupendo pubblico siciliano. Finire è come vincere. Vorrei rendere felice Antonino, che lo sento vicino seduto nel sediolino accanto, che non c’è.
Via! Un altro giorno di ordinaria pura e appassionata follia in terra Madonita.
Un' ipotetica e surreale ricostruzione, dove la fantasia si intreccia con esperienze vissute che rimarranno indelebili, nella memoria di piloti o semplici appassionati spettatori, che hanno vissuto, come protagonisti, quei giorni della “Primavera Madonita”, voluta dallo straordinario Don Vincenzo Florio.
Salvo Manuli
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