Giorni fa ho appreso che il centrodestra, in Lombardia, ha lanciato la proposta di un referendum per cancellare la legge Merlin, che nel 1958 ha messo fuori legge le case chiuse. Un'abolizione parziale per togliere le prostitute dalle strade e fare sì che paghino le tasse. L'idea è quella di sfruttare l'articolo 75 della Costituzione che prevede la possibilità di indire un referendum se viene richiesto da cinque consigli regionali.
Un passo indietro nella storia per qualche non semplice riflessione. Il 20 Febbraio del 1958 fu abrogata dopo lunghi dibattimenti la legge Merlin presentata della senatrice socialista, ex partigiana, Lina Merlin. Nuove norme misero fine alla prostituzione di Stato, ai controlli sanitari obbligatori e introdussero sanzioni per chi sfruttava le prostitute. Mentre la vendita del proprio corpo non era considerata reato.
Con la legge Merlin cominciò una rivoluzione nei costumi sessuali nazionali. Il provvedimento fu accolto dai progressisti come un evento di civiltà, di liberazione di migliaia di donne schiave del sesso, oppresse tanto dai loro protettori quanto dallo Stato che lucrava sui loro introiti. I conservatori, di opinione opposta, osteggiarono preoccupati dalle presunte epidemie di malattie veneree che ne sarebbero derivate, nonché per il dilagare della presenza di lucciole nelle strade. Furono chiusi oltre 560 bordelli. Le tariffe per cinque minuti, la famosa marchetta, variavano dalle 150 lire alle 10 mila lire. Un tempo si chiamavano case chiuse per via delle finestre sempre sbarrate per motivi di ordine pubblico e di privacy dei frequentatori. Le case erano parte importante dell'immaginario dell'adolescente che lì veniva portato per l'iniziazione al sesso.
Oggigiorno la prostituzione si consuma nelle strade, nei locali, negli appartamenti (si è aperto perfino un mercato parallelo gestito dai cinesi), e le tariffe variano a seconda della prestazione sessuale. Si parla di un business di svariati milioni di euro al mese e, soprattutto, esentasse.
Dunque a distanza di 55 anni, dopo i fatti di cronaca di questi ultimi tempi che hanno visto coinvolti sacerdoti, ragazzini e ragazzine ancora adolescenti (di buona famiglia) che si vendono anche per una ricarica di cellulare, torna attuale e urgente il dibattito sulle case chiuse, con l’obiettivo prioritario di eliminare la prostituzione incontrollata e le prostitute dalla strada. Ed è per tale ragione che occorre analizzare lo scottante tema: la prostituzione esiste. C’è a Palermo, come in ogni parte dell’universo, basta fare un giro per rendersi conto che il mestiere più antico del mondo è sempre più attivo. Poverine! Chi non l’ha mai almeno una volta pensato percorrendo le strade frequentate dalle prostitute? Al freddo, seminude, sfruttate dai loro "protettori" e a rischio di gravi malattie, passeggiano in attesa dell’automobilista di turno e, a volte, perfino della morte. Mi chiedo e vi chiedo: non sarebbe forse il caso di rivedere la legge Merlin (anche alla luce del fatto che le case chiuse esistono ancora, magari camuffate da centri di benessere e centri massaggi), tentando un dialogo serio e costruttivo tra le parti politiche fra di loro e tra le parti politiche e la chiesa Cattolica? Mi rendo conto di affrontare un argomento spinoso e antipopolare che potrebbe apparire lesivo della dignità della donna; proponendo di tornare indietro nel tempo, un tempo in cui la donna non ricopriva il ruolo che ha conquistato attraverso le svariate lotte. E di quanto sia difficile, quasi impossibile, trovare una soluzione giusta; perché i valori in gioco sono tanti e tante le posizioni da accordare. Se da una parte c’è chi pone al primo posto la donna e la sua dignità da rispettare e preservare, dall’altro ci sono coloro i quali vedono l’attività come reato e fonte di guadagno per la malavita, e dunque da estirpare, ed infine c’è chi vede nella prostituzione un possibile e comune mestiere, che ha alla base un classico contratto a prestazioni corrispettive ed evasione fiscale. La proposta del referendum, per quanto impopolare, potrebbe essere l’occasione per non ignorare la questione, facendola cadere nell’oblio perché così è più comodo. Il mestiere più antico del mondo, come già detto, non è mai morto, prendiamone atto. L’emancipazione femminile, la parità fra i sessi e la libertà sessuale non sono serviti ad eliminarla. Anzi, c’è chi la difende, e per alcuni è una normale scelta lavorativa, di vita e perfino di costume. E, dunque, perché non pagare le tasse?
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