La ricorrenza dell’8 marzo è arrivata. Tra feste mondane e serate trasgressive, moltissimi locali registreranno il 'pienone' per cene organizzate tra donne. Tutto per celebrare una festività che rappresenta le conquiste fatte dalle donne negli anni, anzi nei secoli potremmo dire, senza dimenticare le discriminazioni e le violenze che ancora oggi purtroppo in diverse circostanze sono costrette a subire. Eppure forse molti non sanno che questa ricorrenza ha delle origini non soltanto lontane nel tempo, ma anche e soprattutto molto dolorose e travagliate. Difficile e terribili sono state infatti le vicende che hanno portato le donne al riscatto e all’affermazione. Ripercorriamo insieme le tappe fondamentali della storia della festa della donna….
La storia della Festa delle Donne
Le origini di questa festività sono state a lungo discusse. Non è facile infatti individuare con esattezza l’episodio che portò alla nascita della festa delle donne. Una delle ipotesi più accreditate vuole che tutto sia iniziato nel 1908, quando un gruppo di operaie di una industria tessile di New York scioperò come forma di protesta contro le terribili condizioni in cui si trovavano a lavorare. Lo sciopero proseguì per diverse giornate ma fu proprio l'8 Marzo che la proprietà dell'azienda bloccò le uscite della fabbrica, impedendo alle operaie di uscire dalla stessa. Un incendio ferì mortalmente 129 operaie, tra cui anche delle italiane, donne che cercavano semplicemente di migliorare la propria qualità del lavoro. Tra di loro vi erano molte immigrate, tra cui anche delle donne italiane che, come le altre, cercavano di migliorare la loro condizione di vita. L'8 marzo assunse col tempo un'importanza mondiale, diventando il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli e il punto di partenza per il riscatto della propria dignità. L'8 Marzo è quindi il ricordo di quella triste giornata. Non è una "festa" ma piuttosto una ricorrenza da riproporre ogni anno come segno indelebile di quanto accaduto il secolo scorso.
Curiosando un po’….
In Italia la Giornata internazionale della donna si festeggio' per la prima volta soltanto nel 1922, per iniziativa del Partito comunista d'Italia che volle celebrarla il 12 marzo, poiche' prima domenica successiva all'ormai fatidico 8 marzo. Nel 1944 si costitui' a Roma l'Udi, Unione Donne in Italia, per iniziativa di donne appartenenti al Pci, al Psi, al Partito d'Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro e fu l'Udi a prendere l'iniziativa di celebrare, l'8 marzo 1945, le prime giornate della donna nelle zone dell'Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all'Onu una Carta della donna contenente richieste di parita' di diritti e di lavoro.
Perché la mimosa come simbolo?
Con la fine della guerra, l'8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l'Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, secondo un'idea di Teresa Noce, Rita Montagnana e di Teresa Mattei. Un'altra data storica da ricordare e' quella del '75, quando le Nazioni Unite proclamarono l'Anno Internazionale delle Donne'. Da quel momento l'Onu ha iniziato a festeggiare la donna l'8 marzo, mentre nel '77, l'assemblea generale delle Nazioni Unite decise di adottare una risoluzione proclamando una ''giornata delle Nazioni Unite per i diritti della donna e la pace internazionale''.
Le donne famose nella storia….
La ricorrenza dell’8 marzo è anche occasione per un viaggio speciale, quello nella Storia e nelle storie private delle donne che hanno creduto e lottato per il cambiamento e in difesa dei propri diritti, e quelle che sono diventate leggenda in tutto il mondo…
Maria Montessori.
Nella penisola italica le donne tentano con ogni mezzo di poter frequentare l’università e di svolgere lavori riservati solo agli uomini. Nei primi anni del Novecento emerge la figura di Maria Montessori, pedagogista, filosofa, scienziata e una delle prime donne a laurearsi in medicina (1896) dopo l’unificazione d’Italia. E’ l’allora quartiere popolare di San Lorenzo a Roma ad ospitare la sua prima Casa dei bambini in cui applica un metodo di insegnamento destinato a cambiare la didattica nelle scuole. Sebbene oggi il quartiere sia piuttosto un luogo di ritrovo per studenti universitari e vivace laboratorio della controcultura alternativa a Roma, in via dei Marsi 58 si può ancora lasciarsi trasportare dal fascino di una donna che portò avanti la propria rivoluzione in maniera tenace, fiduciosa nella Storia e nella possibilità di cambiarla.
Valentina Tereshkova.
E' l'unica donna che potrebbe tranquillamente affermare di aver toccato il cielo con un dito, la cosmonauta russa Valentina Tereshkova che, a soli 26 anni, divenne la prima donna a viaggiare nello spazio.
Indira Gandhi.
Gli anni Sessanta sono anni di grandi traguardi e vittorie per le donne delle nazioni asiatiche. Fra queste emerge la figura di Indira Gandhi, una politica indiana conosciuta anche come the Ironlady of India, che il 19 gennaio 1966 fu nominata Primo Ministro dell’India divenendo un importante simbolo delle donne indiane e del Terzo Mondo. Indira governò con mano ferma la democrazia più grande del mondo e a lei furono riconosciuti numerosi meriti anche e soprattutto per il tentativo di portare pace fra popoli diversi. Per riscoprire la bellezza di questa grande donna è possibile visitare la sua residenza a Delhi, il luogo in cui fu assassinata dalle sue guardie del corpo Sikh e dove oggi si trova il Memorial Museum a lei dedicato. Il museo, visitato ogni giorno da numerosi turisti sia stranieri che nazionali, conserva i suoi oggetti personali tra cui abiti, fotografie della famiglia, dei suoi incontri politici la ricorrenza dell’8 marzo è anche occasione per un viaggio speciale, quello nella Storia e nelle storie private delle donne che hanno creduto e lottato per il cambiamento e in difesa dei propri diritti.
Rita Levi Montalcini
Nata a Torino 22 aprile del 1909, ha studiato medicina, occupandosi soprattutto del sistema nervoso. Nel 1936 si è laureata; in seguito scoprii il fattore di crescita nervoso (NGF, Nerve Growth Factor), la cui opera è incentrata sui modi e sulle forme per rigenerare tessuti nervosi, che in passato si ritenevano irrimediabilmente distrutti. e per questo vinse il premio nobel, nel 1986.
Successivamente fu eletta senatrice a vita da Carlo Azeglio Ciampi, nel 2001.
Una vita dedicata alla studio e alla scienza; non si sono mai sposata e non ha mai avuto figli.
Grace Kelly.
Grace Patricia Kelly, più conosciuta come Grace Kelly, simbolo di eleganza per un'intera generazione, nacque il 12 Novembre 1929 a Filadelfia, terza di quattro figli. Dopo essersi diplomata alla scuola superiore, si recò a New York per frequentare l'American Academy of Dramatic Arts. Qui, dopo aver ottenuto il diploma, apparve in varie produzioni televisive e teatrali.
Il suo primo film fu ''14esima Ora'' (1951), del regista Henry Hataway, che gli confezionò solo una piccolissima parte. Ma la sua prima grande prova d'artista arriva l'anno successivo nel leggendario ''Mezzogiorno di Fuoco'', dove la giovane attrice interpretava l'altrettanto giovane moglie di uno sceriffo (impersonato da Gary Cooper). Il suo film successivo le procurò un contratto con l'importante casa di produzione MGM: il film in questione era "Mogambo" (1953), e il coprotagonista era il mitico Clark Gable.
Diventata star internazionale a tutti gli effetti, Grace cattura l'attenzione del maestro della suspense, Alfred Hitchcock. E fu proprio il grande regista a scoprire e valorizzare in pieno il suo talento quando, un anno dopo, le affidò il ruolo di protagonista in ''Delitto Perfetto''. In seguito, girano insieme anche ''La finestra sul Cortile'' e ''Caccia al Ladro''. Il successo dei film del Maestro del brivido, la sua presenza scenica e la sua algida bellezza le fruttarono il soprannome di "Ghiaccio bollente". Nel 1954 vinse anche l'Oscar come migliore attrice per la propria interpretazione nel film nella ''Ragazza di Campagna'' di George Seaton. E che vedeva la partecipazione anche del divo Bing Crosby.
Ad ogni modo, "Caccia al ladro" venne interamente ambientato sulla Costa Azzurra, un luogo che avrebbe cambiato il suo destino. Durante la sua successiva partecipazione al film festival di Cannes, infatti, Grace venne invitata a un incontro con il Principe Ranieri di Monaco. Ranieri, invaghitosi pazzamente di lei al primo incontro, fece di tutto per conquistarla, coprendola di attenzioni e di lettere d'amore. Entro la fine di quello stesso anno venne ufficialmente annunciato il loro fidanzamento. Era, per la precisione, il 5 gennaio del 1956.
Già i tabloid però la tallonavano, non perdendosi mai una sua mossa. Dai tratti aristocratici, il portamento regale e il glamour straordinario, Grace divenne presto un modello da imitare per le ragazze dell'America degli anni cinquanta. E lo diventò ancor più quando sposò appunto Ranieri. Le suo nozze fecero epoca e la sua vita divenne per i rotocalchi storia da raccontare giorno per giorno. Il fastoso matrimonio venne fissato per la primavera e segnarono l'addio di Grace non solo al set ma anche all'America. Le loro furono definite dalla stampa di tutto il mondo "le nozze del secolo". La cerimonia civile venne celebrata il 18 aprile, mentre quella religiosa il giorno successivo in St. Nicholas Church. Da quel giorno Grace divenne per tutto il mondo la Principessa Grace di Monaco.
Il 13 settembre 1982, Grace e la figlia Stephanie furono coinvolte in un terribile incidente stradale mentre con la propria macchina si dirigevano dalla Francia a Monaco. Stephanie riuscì a uscire in tempo dalla vettura precipitata in un pendio, a differenza della madre che venne ritrovata priva di sensi. Era già in coma quando fu trasportata in ospedale, dove morì 36 ore dopo a soli 52 anni.
Erano le 23,45 del 14 settembre 1982 quando Telemontecarlo diffuse il flash della notizia della morte di Grace Kelly. Calava così il sipario sulla favola del ''Cigno'', su quell'icona intramontabile di bellezza, classe e fascino che la principessa di Monaco incarnava. Grace infatti non fu mai dimenticata, sia per il suo luminosissimo passato d'attrice, sia per la sua storia personale molto simile a quella rappresentata nelle fiabe, sia per il suo stile inconfondibile fatto di grazia, charme e discrezione.
Evita Peron.
Eva Maria Ibarguren Duarte nasce il 7 maggio 1919 a Los Toldos (Buenos Aires, Argentina). La madre Juana Ibarguren svolgeva le mansioni di cuoca nella tenuta di Juan Duarte, da cui ebbe quattro figlie ed un figlio (Elisa, Blanca, Erminda, Eva e Juan). "El estanciero" però (così era chiamato Duarte), non la porterà mai davvero all'altare a causa del fatto che...aveva già una famiglia. E anche molto numerosa. Evita cresce così in questo clima un po' ambiguo con un padre che non è un vero padre a venendo a contatto giornalmente con situazioni assai equivoche sul piano dei rapporti personali con i familiari.
Fortunatamente, tutto ciò sembra non influire più di tanto sul carattere già forte della ragazzina. E' una ragazza sognatrice, molto romantica e portata a vivere i sentimenti con tutta la pienezza possibile. La prima volta che mette piede in una sala cinematografica, basta la visione di un film per accenderle la passione per il cinema.
Si trasferisce così a Buenos Aires. Una volta lì, si trova ad affrontare la vera e propria giungla del sottobosco che popola il mondo dello spettacolo. Talvolta rimane addirittura senza lavoro, senza ingaggi, barcamenandosi in compagnie teatrali a salari da fame. Nel 1939, la grande occasione: una compagnia radiofonica la scrittura per un radiodramma in cui lei ha la parte della protagonista. E' la fama. La sua voce fa sognare le donne argentine, interpretando di volta in volta personaggi femminili dal drammatico destino con inevitabile lieto fine. Ma il bello, come si suol dire, deve ancora venire. Tutto ha inizio con il terremoto che nel 1943 rade al suolo la città di S. Juan. L'Argentina si mobilita e nella capitale viene organizzato un festival per raccogliere i fondi destinati alle vittime della sciagura. Nello stadio, fra numerosi Vip e politici nazionali, è presente anche il colonnello Juan Domingo Perón. La leggenda vuole che sia stato un colpo di fulmine. Eva attratta dal senso di protezione che Perón, di ventiquattro anni più anziano, le suscita, lui colpito dall'apparente bontà di lei e dal suo carattere insieme nervoso ed insicuro. Finalmente, il 22 ottobre 1945, i due amanti si sposano. E' la coronazione di un sogno, un traguardo raggiunto. E' ricca, ammirata, agiata e soprattutto moglie di un uomo potente.
Nel 1946 Perón viene eletto Presidente. Evita esulta, soprattutto perché vede accrescere il suo potere personale, esercitato all'ombra del marito. Il ruolo di "first lady", poi, le si attaglia a perfezione. Ama farsi confezionare abiti da sogno e apparire smagliante a fianco del consorte. L'8 giugno la coppia visita, osteggiando enorme sfarzo, la Spagna del generale Francisco Franco, poi si fa ricevere nei più importanti Paesi europei, lasciando sbalordita l'opinione pubblica argentina, uscita da poco da una dolorosa guerra. Dal canto suo Evita, indifferente di fronte alle meraviglie artistiche e totalmente manchevole di tatto nei confronti degli europei (famose alcune sue indelicate uscite e "gaffe"), visita solo i quartieri poveri delle città, lasciando somme ingenti per aiutare i bisognosi. Il contrasto fra la sua immagine pubblica e questi gesti di solidarietà non può essere più eclatante. Carica di gioielli in ogni occasione, sfoggia pellicce, abiti costosissimi e un lusso davvero sfrenato.
Tornata dal viaggio si mette però al lavoro nuovamente con lo scopo di aiutare la povera gente e di difendere alcuni diritti fondamentali. Ad esempio, conduce una battaglia per il voto alle donne (che ottiene), oppure dà vita a fondazioni a beneficio di poveri e lavoratori. Costruisce case per i senzatetto e gli anziani, senza mai dimenticare le esigenze dei bambini. Tutta questa fervente attività benefica le procura grandissima popolarità e ammirazione. Spesso la domenica mattina si affaccia al balcone della casa Rosada davanti alla folla che la acclama, vestita e pettinata di tutto punto.
Purtroppo, dopo qualche anno di una vita così appagante ed intensa, si profila l'epilogo, sotto forma di banali disturbi all'addome. Inizialmente si pensa a normali scompensi dovuti ai suoi cattivi rapporti con la tavola, dato che il terrore di diventare grassa l'aveva sempre indotta a mangiare con parsimonia, fino a sfiorare l'anoressia. Poi, un giorno, durante controlli per un'appendicite i medici scoprono trattarsi in realtà di un tumore all'utero in stato avanzato. Evita, inspiegabilmente, rifiuta di farsi operare, accampando la scusa che non vuole restare confinata a letto quando intorno c'è così tanta miseria e dichiarando che la gente ha bisogno di lei.
Le sue condizioni rapidamente peggiorarono, aggravate dal fatto che ormai non tocca praticamente cibo. Il 3 novembre 1952 finalmente accetta di farsi operare, ma ormai è troppo tardi. Le metastasi tumorali riprendono a farsi vive solo pochi mesi dopo.
Come si comporta Peron in questa tragica situazione? Il loro matrimonio ormai era solo di facciata. Di più: durante la malattia il marito dorme in una stanza lontana e si rifiuta di vedere l'ammalata, perché ormai ridotta ad uno stato cadaverico impressionante. Malgrado questo, alla vigilia della morte Evita vuole comunque avere il marito accanto e stare da sola con lui. Il 6 luglio, a soli 33 anni, Evita muore, assistita solo dalle amorevoli cure della madre e delle sorelle. Perón, apparentemente impassibile, fuma nel corridoio attiguo. Il decesso viene annunciato via radio a tutta la nazione, che proclama il lutto nazionale. I poveri, i disadattati e la gente comune cadono nella disperazione. La Madonna degli umili, com'era stata soprannominata, scompariva per sempre e così la sua volontà di aiutarli.
Marilyn Monroe. Nasce il giorno 1 giugno 1926 alle 9,30 presso il General Hospital di Los Angeles come Norma Jeane Baker Mortenson. La madre è una donna affetta da gravi disturbi mentali, che la costringono a frequenti ricoveri in un ospedale psichiatrico.
La piccola Norma, non ancora Marilyn, trascorre un'infanzia assai travagliata. Ovviamente le condizioni della madre non consentiva a quest'ultima di prendersi cura della bambina, costretta invece a subire continui affidamenti a famiglie sconosciute, se non a essere "depositata" presso vari orfanotrofi. In questa situazione di sostanziale isolamento affettivo, Marilyn cerca un punto di appoggio sicuro, una certezza e una guida, desiderio che la porta a sposarsi a soli sedici anni con il ventunenne James Dougherty. Il legame evidentemente è prematuro e infatti da lì a poco i due si separano e il matrimonio fallisce.
Prima di questo infausto avvenimento devono però succedere ancora parecchie cose. Una di queste riguarda il suo timido ingresso nel mondo della carta stampata. Tutto accade per caso e in un luogo che non ci si aspetterebbe mai. Infatti, Marilyn a quel tempo aveva trovato un lavoro presso un'industria aeronautica produttrice di paracaduti quando il fotografo David Conover, impegnato a documentare il lavoro femminile nel periodo bellico, la nota e la convince a intraprendere la carriera di modella e ad iscriversi ad una scuola specializzata. Deve decidere in fretta e in completa solitudine dato che il marito in quel momento svolgeva servizio presso la Marina militare e si trovava assai lontano da casa. Come ormai ben sappiamo, Marilyn accetta il lavoro che le cambierà il destino.
Da quel momento in poi, sotto la guida di un altro fotografo, Andrè de Denes, conquista le copertine delle riviste, finché viene notata dalla Fox e le si aprono le porte di Hollywood. A vent'anni, nel 1946, divorzia, si schiarisce i capelli e si cambia il nome in Marilyn Monroe (Monroe è il cognome da nubile della madre): è la metamorfosi radicale che la porterà a divenire forse il sex-symbol del 20° secolo.
Marilyn Monroe nasce il giorno 1 giugno 1926 alle 9,30 presso il General Hospital di Los Angeles come Norma Jeane Baker Mortenson. La madre è una donna affetta da gravi disturbi mentali, che la costringono a frequenti ricoveri in un ospedale psichiatrico.
La piccola Norma, non ancora Marilyn, trascorre un'infanzia assai travagliata. Ovviamente le condizioni della madre non consentiva a quest'ultima di prendersi cura della bambina, costretta invece a subire continui affidamenti a famiglie sconosciute, se non a essere "depositata" presso vari orfanotrofi. In questa situazione di sostanziale isolamento affettivo, Marilyn cerca un punto di appoggio sicuro, una certezza e una guida, desiderio che la porta a sposarsi a soli sedici anni con il ventunenne James Dougherty. Il legame evidentemente è prematuro e infatti da lì a poco i due si separano e il matrimonio fallisce. La sua carriera di attrice inizia con parti da comparsa, poi conquista piccole, ma significative, parti che la lanciano nel firmamento del cinema. Nel 1952 ottiene il suo primo ruolo da protagonista, nei panni di una babysitter psicolabile in "La tua bocca brucia" e nel '53 con "Niagara", al fianco di Joseph Cotten, ottiene il successo mondiale.
Nel 1954 Marilyn sposa il famoso giocatore di baseball, Joe Di Maggio, da cui divorzia nel giro di un anno. Dopo la separazione, si trasferisce a New York per studiare all'Actor's Studio, un impegno che sembra rigenerarla e farle momentaneamente dimenticare i suoi travagli interiori. Conosce l'affermato commediografo, Arthur Miller, un intellettuale affascinante che poteva vantare la rappresentazione delle sue commedie in tutto il mondo (far cui la celeberrima "Un tram chiamato desiderio", testo originale di Tennessee Williams). E' il colpo di fulmine. Marilyn ha l'illusione di aver finalmente trovato l'uomo della sua vita e i due si sposano nel 1956. La relazione con Miller, ad ogni modo, traballa. Le tentazioni, poi, sono dietro l'angolo. In questo periodo, fra l'altro, inizia la relazione segreta con il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy e con il fratello Robert.
Ma l'instabilità emotiva della diva si aggrava, forse proprio a causa delle altrettanto instabili storie d'amore in cui si getta. Qualcuno ha avanzato anche l'ipotesi che Marilyn soffrisse per l'incapacità di avere figli o per la mancanza di un amore vero. Stufa di essere considerata una dea, desiderava essere trattata semplicemente come una donna bisognosa di affetto. La conseguenza di questo tormentato stato psichico è che si rifugia nell'alcool e nei barbiturici. In breve, la situazione si aggrava: entra ed esce dalle cliniche.
Nel 1962 esce il suo ultimo film: "Gli spostati" scritto per lei dal marito Miller e nello stesso anno divorziano. A causa dei continui ritardi, delle continue crisi isteriche, delle sbornie e dell'inaffidabilità viene licenziata dal set del film "Something got to give" e, un mese più tardi, nella notte fra il 4 e il 5 agosto 1962, viene trovata morta, apparentemente suicida, nella sua casa, per un' overdose di barbiturici, anche se molte voci hanno sempre sostenuto l'ipotesi dell'omicidio. Il mistero sulla sua morte, insomma, non è mai stato completamente svelato, ma ha sicuramente contribuito a fare entrare Marilyn nel mito.
Nel testamento che Marilyn aveva redatto a scopo preventivo si lesse poi che l'attrice aveva lasciato il suo patrimonio (un paio di milioni di dollari) alla scuola di recitazione di Lee Strasberg, alla sua psicoanalista e alle cure per la madre malata. Venne sepolta al Westwood Memorial Park di Los Angeles. Tanto per comprendere quanto il suo mito sia ancora vivo e vegeto basti dire che nel 1999 Christie's battè all'asta per un milione di dollari il famoso vestito color carne con il quale Marilyn cantò la canzone di buon compleanno a John Fitzgerald Kennedy.
---------------------------------------------------------------
Donne diverse, cultura diversa, femminilità diversa, ma tutte meravigliose nei loro aspetti. E allora è giusto festeggiare? Si, no, in questi giorni ho sentito parecchie opinioni, da fonti più svariate e di diversa cultura. Giovanissime, meno giovani e signore di una certa età. Pareri discordanti, tuttavia tutti rispettabilissimi. E allora? Allora va bene qualsiasi sentimento, qualsiasi proposito, purchè abbia nobili finalità. Personalmente amo una sorta di festeggiamento soft, in famiglia. Ci tengo alla mia mimosa e la regalo alle mie amiche, alle mie collaboratrici. Ne invio una speciale a mia madre, gigantesca. Ecco, in questo personale racconto si esplica la mia semplice visione. Ė un giorno come un altro, ma serve – almeno a me – per ricordare quanto le donne siano grandiose, o possano esserlo: madri, amiche, lavoratrici indefesse, puntigliose, studiose, creative e anche femmine … perché no? E un pensiero di solidarietà va espresso nei confronti delle più fragili, di quelle ancora vittime della barbarie degli uomini, di certe mentalità. E alle vittime dell'omertà familiare e alle "bambine utilizzate". Vorrei che un giorno non si parlasse più in questi termini delle donne, che non esistesse più l'argomento discriminazione e che fossero realmente equiparate agli uomini, nella carriera, nelle professioni, e nelle azioni, pur mantenendo le loro diversità. Cosa che ancora, non è, e la cronaca dei nostri giorni ne è tristemente testimone. Sono contraria, invece, alla Festa della donna per fare business: ristoranti, spogliarelli etc. La trovo di pessimo gusto.
Auguri a tutte le donne!
© Palermomania.it - Il portale di Palermo a 360°
Lascia un tuo commento
Questo articolo ha ricevuto
Ultim'ora by Adnkronos
Logistica, Sampaolesi (Uniolegal): "Mondo del lavoro in velocissima evoluzione"
Pubblicata il 03-12-2024 alle ore 18:42
Liliana Resinovich, svolta dall'autopsia: sul corpo segni e lesioni prodotte da terze persone
Pubblicata il 03-12-2024 alle ore 18:39
Al via la stagione sciistica, dal ginocchio alla spalla come prevenire gli incidenti
Pubblicata il 03-12-2024 alle ore 18:26
Tumori, Mancuso (Salute Donna): "Peccato non usare il 35% del Fondo farmaci innovativi"
Pubblicata il 03-12-2024 alle ore 18:21
Mondiale per club, ufficiali fasce del sorteggio: le possibili avversarie di Inter e Juve
Pubblicata il 03-12-2024 alle ore 18:03
Approfondimenti
Opinioni a confronto
Articoli pių letti