Il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo torna a parlare dell'esigenza di cambiare il modo di fare scuola, in particolar modo in riferimento all'ora di religione. "Credo che l'insegnamento della religione nelle scuole così come è concepito oggi non abbia più molto senso" ha affermato il ministro precisando che secondo lui "nelle nostre classi il numero degli studenti stranieri e, spesso, non di religione cattolica tocca il 30%". Ecco perchè "sarebbe meglio adattare l'ora di religione trasformandola in un corso di storia delle religioni o di etica".
Sicuramente la proposta del ministro Profumo scatenerà numerose polemiche dal mondo cattolico e anche politico, poiché ne faranno immediato e opportuno strumento. E’ noto quanto la moda di oggi imponga la polemica e l’accusa ad ogni costo: non sia mai il ragionamento, la riflessione, la ponderazione. Il Ministro ha ragione: questa decisione si doveva intraprendere da tempo. L’ora di religione – possiamo tranquillamente affermare – è stata, da sempre, l’ora più inutile dell’intero orario scolastico, escludendo la fisiologica eccezione. Io stessa non ricordo insegnamenti volti alla conoscenza, alla riflessione e allo studio ponderato dei passi del Vangelo, della storia delle religioni o di pagine della Sacra Bibbia, nonostante acquistassi il superfluo libro di religione. Non ricordo approfondimenti atti a migliorare la mia vita e quella della collettività circostante. Nulla di tutto questo, lo posso assicurare. Durante l’ora di religione ripassavamo la materia delle ore successive, quella della possibile interrogazione o, addirittura, si studiava in gruppo per snellire il carico di compiti da svolgere a casa. Tutto ciò accadeva ai miei tempi, tuttavia credo che non molto sia cambiato, semmai peggiorato. Mi piace l’idea di introduzione di studio dell’etica o morale. La morale non è altro che lo studio del carattere, del comportamento, del costume e della consuetudine degli uomini. È, inoltre, un ramo della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno status deontologico ovvero distinguerli in buoni, giusti o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati. Possiamo fortemente affermare che tale disciplina è sconosciuta perfino da chi, dovrebbe essere d’esempio, dalle fonti più autorevoli... figurarsi dai giovanissimi. L’ora di morale o etica che dir si voglia, non potrà cambiare radicalmente un assetto sociale, ma può contribuire a migliorarlo inducendo l’uomo, soggetto primario, al ragionamento, all’autoanalisi e, soprattutto, al confronto diretto. La società di oggi è egocentrista e la tecnologia ne è stata indubbiamente una primaria ed aggravante occasione. Per questa difficile causa occorreranno docenti eccezionali, egregio signor Ministro, e non credo sarà tanto semplice reperirli. Uno studio del genere pretende educatori di assoluta integrità morale, di forte personalità e struttura psichica. La morale e il raffronto con altre etnie e culture è molto interessante e di certo non annoierà o addormenterà i giovani studenti. Non si può e non si deve restare bloccati ad una sola conoscenza e coscienza. Affinché si crei una vera identità e una personalità, possibilmente vincente, occorrono prove di maturità che, certamente, non saranno conseguite esclusivamente dallo studio, ma anche dall’acquisizione di nozioni o, meglio ancora, da esperienze dirette, divenendo potenziali figli del mondo. Nelle scuole occorrono dei veri leader, oratori capaci di trascinare questi giovani spenti, silenziosi e privi di sogni, perduti in questo mondo confuso, indifferente e senza quasi più ideali. Nessuno muore più di ideali, escludendo i KamiKaze e gli estremisti, ma questi casi non devono rientrare nella normalità, è l’eccesso, l’errore! Occorre fare rinascere la giusta parola, la parola sana collegata al cervello e alla saggezza dell’anima, la parola razionale ed educata, piena di morale per sé e per il prossimo. Questo odierno mondo appare confuso perfino a noi adulti, (sono troppi gli interrogativi senza risposte adeguate) già forti e in qualche modo temprati e forgiati, ed è anche per questa ragione che non riusciamo ad essere prepotentemente chiari ed efficaci con la nuova generazione e tutto appare e diventa difficile, farraginoso e complesso. La scuola non potrà mai risolvere il problema di uno stile di vita, di un credo o economico; non deve sostituirsi alla famiglia, primario fondamento dello status di un individuo, ma potrebbe essere in grado di mostrarsi un valido supporto, soprattutto quando la famiglia è in difficoltà e non può fornire autonomamente tale appoggio ai propri figli. Un’osservazione però è d’uopo: un certo rigore, adeguato ai tempi, non guasterebbe. Noi, gli adulti di un tempo, siamo figli di una scuola diversa dove il docente contava ed incuteva un certo timore reverenziale, ed aveva un reale ed assoluto ruolo sulla formazione del discente. Era altresì preparato, non colluso con i meccanismi votati al dio denaro e credeva nel suo compito di educatore. Oggigiorno il docente è, fino ad una certa età, un precario demotivato per i tanti affanni che riguardano la sua professionalità e l’inserimento definitivo nel mondo lavorativo. Il discorso a questo punto diverrebbe immenso e non è il tema da focalizzare. Intanto, e c’era da aspettarselo, dal mondo cattolico si leva immediata la voce di Monsignor Gianni Ambrosio, presidente Commissione Cei per la scuola, che ha così commentato a Radio Vaticana: "E' già cambiata la proposta dell'insegnamento della religione cattolica. Non è di certo una lezione di catechismo, bensì una introduzione a quei valori fondanti della nostra realtà culturale che trovano la propria radice nel cristianesimo".
A Monsignor Gianni Ambrosio, presidente Commissione Cei per la scuola, dico che l'ora di religione non è mai stata lezione di nulla. Né di catechismo né ha mai introdotto a quei valori fondanti della nostra realtà culturale che trovano la propria radice nel cristianesimo. E per affermare questo basterà volgere lo sguardo al panorama che ci circonda. L’ora di religione, come da sempre è stata attuata, si è rivelata un inutile fallimento che non ha fornito quasi nulla se non la possibilità di farsi i propri comodi, ossigeno per lo studente che ha riparato e continua a riparare ad altre defaillance... o, magari, dorme per recuperare le ore di sonno perdute. L’obsoleta ora di religione è dunque alla fine dei suoi ingloriosi giorni, ed è giusto che vada in pensione insieme a tante altre cose che hanno caratterizzato precedenti epoche. Anche per l'ora di geografia è arrivato il momento di cambiare modo di studiare. Secondo Profumo, si può studiare anche ascoltando le testimonianze di chi viene da altri paesi. Anche in questo caso mi trovo d'accordo con il Ministro, è giunta l’ora di eliminare l’inutile, e quasi sempre dimenticato, nozionismo ricco di nomi astrusi e impossibili da ricordare. Ma a che serve tutto ciò? A nulla. La maggior parte degli studenti non sa neppure identificare un luogo e una posizione geografica, figurarsi se ricorderà mai se in quel territorio si pratica la pastorizia o la pesca o ancora la densità di popolazione. Egregio Ministro, la sua proposta è innovativa e sarebbe una bellissima e costruttiva esperienza sociale ed umanitaria. Concludo con un suggerimento: non sarebbe inutile volgere attenzione e aggiornare anche l’ora di Educazione Fisica, un vero comodaio per la maggior parte degli studenti. E se valutasse di allargare ancor più gli orizzonti, occorrerebbe una ristrutturazione totale che portasse gli studenti al mondo del lavoro: oggi così non è.
Marina De Luca
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