Aria di rivoluzione nelle piazze italiane, i gilet arancioni oggi hanno protestato contro il goveno Conte per chiedere la fine dello stesso, l'istituzione di un'Assemblea Costituente e la coniazione di una moneta nazionale. No, non è una bella notizia, considerata l’epoca in cui viviamo, aggravata dalla preoccupazione di un virus letale che ha posto uno stato di polizia ed è rappresentativa di un punto di non ritorno. La gente è stanca, è preoccupata, si sente abbandonata e perseguitata e non intravede luce nel prossimo futuro.
E' un periodo triste per tutta l'umanità: malattia, povertà, morte, sembrano aver scardinato le già fragili incertezze dell’individuo. Il momento storico al quale stiamo assistendo, le manifestazioni di oggi nelle piazze delle più importanti e rappresentative città italiane, non sono una prova di forza o di sana ribellione, descrivono bensì la rottura con una società istituzionale sorda e ottusa che ormai non si può più tollerare. Si rientra in un quadro in cui tutto è la negazione di tutto. Mi spiego meglio. Il progresso, che aveva promesso ben altro epilogo, si è invece rivelato un assoluto regresso, sociale e morale. Sociale, perché ha reso l’umanità povera; morale, ben lo sappiamo, come gli eventi attuali abbiano mortificato la società attiva, la società dei lavoratori che hanno sempre onorato lo Stato con misere paghette, è inutile disperdere ancora voce in tal senso. Ed allora ecco riesumata dai polverosi libri di storia e di letteratura l’epoca del Decadentismo, un ritorno quasi spontaneo ad un passato che creò la spaccatura attraverso la rivolta popolare. Il Decadentismo nacque, ed ebbe il suo sviluppo, di pari passo con l’evoluzione politica europea. E così, verso la fine dell’’800, vennero alla luce nuovi stimoli artistici anti-intellettuali ed irrazionali. Era subentrato un senso di sfiducia nelle capacità della ragione che aveva portato alla crisi dei rapporti tra l’uomo e la società. I seguaci del Decadentismo sembravano assumere un atteggiamento negativo nei confronti della vita, sempre pronta a distruggere piuttosto che affermare nuovi valori umani, e questo stato di cose si protrarrà all’incirca fino alla II Guerra Mondiale. Ecco la rottura. Senza creare inutile allarmismo, torna utile una rivisitazione alla storia del passato e alla stessa letteratura. Gli individui sembrano nati per crescere e arrivare, infine, alla stessa ricostruzione di se stessi attraverso un passaggio di totale devastazione. Il Decadentismo si espresse con un ripiegare dell’io in sé, rompendo ogni vincolo con la società verso la quale il decadente cominciava a provare sentimenti di sterminio e ad avere perfino atteggiamenti malvagi. Naturalmente da una tale visione nacque una nuova morale, perché il decadente non accettava quella corrente ma pretendeva di ritrovare le leggi del mondo morale in sè. Il Decadentismo fu una risposta al post risorgimento, dove si era sperato che l’Italia unita sarebbe stata una grande potenza mondiale; cosa che in realtà non fu, anzi la si accusò di essere inadeguata. Furono attribuite colpe al regime parlamentare che, secondo i decadenti, aveva privilegiato il predominio della quantità sulla qualità. Ne conseguì che la grandezza non poteva essere opera di un piccolo gruppo di uomini d’eccezione. Fu questo che determinò alcuni aspetti principali dell’ideologia decadente che vedeva un esasperato individualismo e una frattura profonda fra lo stesso individuo e la società circostante. Da ciò si espanse il culto della violenza e della guerra; e una visione politica - la dittatura - individuale secondo la quale alcuni uomini, particolarmente dotati, erano sciolti da ogni vincolo morale. E per concludere la totale sfiducia nelle scienze e la certezza che soltanto la poesia potesse penetrare nelle zone più misteriose dello spirito umano. Ora, volgendo lo sguardo al triste passato, seppur in forma diversa – siamo nel 2020 - eccolo riesumato nella sua complessità. Il troppo potere ha annientato ciò che resta dell’umanità, trascinando l’uomo ai confini del decoro. Il troppo progresso allora è solo un puro regresso, ecco la verità. L’uomo non sa vivere nel benessere perché è insaziabile e vuole sempre di più fino ad arrivare al suo annullamento. Quella che vediamo oggi è la storia che si ripete; c’è una Nazione in ginocchio, sconfitta nella propria dignità, soprattutto di fronte ad un’ Europa sempre più potente e aggressiva che si permette ingiurie e sberleffi, che nega aiuti, che denigra e ricatta. Chi ci doveva proteggere e governare - in questi decenni - ha coltivato i propri interessi in modo esagerato, esclusivo ed egoistico! I media sono ormai un veleno quotidiano. Ed ecco perché è nata la spontanea e giusta insurrezione: il punto di rottura espresso con l’esasperato anche se tutto sommato pacato populismo. Ma attenzione: quando si arriva nelle piazze c'è una scelta significativa di un disagio profondo di un’umanità oramai alla deriva. E poi? Cosa accadrà poi? Forse una nouvelle dittatura per una nuova ripresa? Chissà se tutto questo è insito nella stessa natura umana in un ciclo senza fine. La storia docet.
Marina De Luca
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