I colori e le luci delle opere di Gastone Biggi incantano con un ritmo, una musica di un carrilion in grado di trasmettere l’ intensità di una partecipazione gioiosa e note di improvvisa riflessiva malinconia. In mostra a Palazzo Sant’ Elia dal 25 Settembre al 5 Novembre, Attraversamenti, a cura del critico d’arte Francesco Gallo Mazzeo, consente di conoscere l’ importante e vasta produzione pittorica di un artista che ha vissuto la seconda metà del Novecento con la sensibilità della tradizione artistica italiana, mediante uno studio del colore e una ricerca della forma che ha alle spalle l’amore per Giotto, fino ad incorporare la dirompente ribellione critica delle Avanguardie del primo novecento europeo ed il senso di ricerca dell’ Informale. L’artista avverte la necessità di affrontare un nodo inestricabile che ancora si avviluppa nello stomaco degli artisti contemporanei. Da una parte il figurativo dall’ altra quelle tendenze artistiche che cinquant’ anni fa per Biggi potevano rappresentare le nuove conquiste dell’ arte come l’Astrattismo. La ricerca di una dissoluzione controllata della figura diventa un istinto creativo a cui non ci si può sottrarre. Secondo i dettami della modernità Biggi affronta il suo travaglio creativo, fino a raggiungere un equilibrio teorico e formale che lo sollecita a coniare la definizione di Realismo astratto per raccontare le sue scelte di stile. Le tracce della figura rimangono, ma vengono tradotte tramite un linguaggio espressivo del tutto nuovo, tanto che risulta difficile ricondurlo ad un unico schema. La capacità di creare delle astrazioni che possano guidare il processo di elaborazione creativa non è mai sciolto da una struttura razionale che possa sfuggire ad una facile ed univoca classificazione. La natura è sottoposta ad un’ analisi, una schedatura lirica e formale, come dimostrano alcune serie come i Campi, frammenti ordinati che ricordano visioni del Pointillisme francese di primo Novecento, ravvivato da una nuova capacità compositiva geometrizzante, ancora più audace e meno legata alla realtà. Il punto è uno strumento importante per decorare e definire effetti di forme mobili ed è stata forse la lettura di questo elemento compositivo a sollecitare parte della critica a definire l’arte di Biggi come un esempio di Optical Art. Non credo si possa pensare di trovarsi di fronte ad uno studio di ottica, dipingere non rappresenta per Biggi un’ occasione per analizzare e interpretare le modalità della visione. L’ emozione corregge sempre la regola e spesso sono i flussi emotivi della sua pittura a consegnare un significato universale a quadri che sintetizzano con uno sguardo un sentimento di umana condivisione che raggiunge i lontani confini di una dimensione armonica universale.
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