Il fatto non sussiste. Tutti assolti, dunque. Non ci sono colpevoli per il povero Stefano Cucchi. E mentre cala il gelo nell'aula del tribunale, sconcerto davanti alla televisione, stupore in ascolto alla radio o leggendo un giornale online… siamo sempre più consapevoli di essere privati di quella che noi umani insistiamo con pervicacia a chiamare dignità. Sale la rabbia. Certo, i magistrati sono uomini e come tali possono sbagliare, non vi è alcun dubbio. Ma è altrettanto vero, a mia personale convinzione, la penosa perspicacia che ahimè manifestano. Ultimamente le sentenze shock sono sempre più in aumento, sembra quasi che cerchino la spettacolarizzazione anche in siti dove altrimenti dovrebbe esistere il rigore e la sacralità del dolore. I gradi di sentenza si può dire che ormai sono tutti rispettati, fino alla fine, rimettendo il sommo e assoluto giudizio a quella che oso definire “dea bendata”, ossia la Cassazione, la divinità della fortuna, che spesso stupisce con le sue sentenze che, però, fanno legge.
Le fotografie di Stefano Cucchi sono note a tutti, la stessa famiglia ha voluto divulgarle a dimostrazione di ciò che è realmente accaduto, e non sono purtroppo simpatici selfie. Credo che nessuno potrà mai credere che non ci sia stato il crudele intervento umano sulla dinamica del decesso. Che dire? Consolarci con il fatto che abbiamo tre gradi di giudizio non è una grande cosa! E adesso? Come da rito ci sarà il ricorso in Cassazione, la quale avrà davanti a sé un grande teorema: o il ragazzo è stato massacrato di percosse, ed allora ci sono dei colpevoli - forse tutti gli assolti perché il fatto non sussiste -, o il ragazzo nella foga si è gettato sui pugni delle persone, e si è sbattuto in ogni dove, riducendosi nello stato che tutti noi abbiamo visto con grande raccapriccio. Mi sembra che non vi siano altre più logiche o reali spiegazioni. La Corte d'Assise ha optato per la seconda ipotesi, legittimo per carità, mentre la prima Corte optò per la prima, anche se parzialmente, decisamente più credibile o reale. E adesso? Solo la “dea” Cassazione darà la sentenza definitiva. Sarà dunque una questione di fortuna, o per tutti gli indagati o per Stefano, povero ragazzo!, che dall’alto del suo Nuovo Stato chiede GIUSTIZIA. O magari per i familiari che, forse, potranno trovare un po’ di pace per avere goduto della legittima e dovuta giustizia. Oggi più che mai partecipiamo allibiti all’involuzione del sistema giudiziario in una maniera che i nostri Padri fondatori della Repubblica e della Costituzione chiamerebbero alto tradimento. Perché di questo si tratta. Nel caso Cucchi, e non solo, è stata violata la sacralità dello Stato, che dovrebbe garantire la dignità e la stessa vita di ogni indagato arrestato, e lo stesso Stato di Diritto che pretenderebbe l’assoluta verità. Lo spettacolo attuale produce solo dolorose sentenze assolutorie al limite della follia, quasi come se non fosse mai successo nulla, fenomeno sempre più in voga a spese dei contribuenti.
Chi leggerà operi una riflessione e un esame di coscienza. E che sia resa vera GIUSTIZIA allo sfortunato Stefano.
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