É plausibile che il Presidente della Repubblica rimetta il mandato il 14 gennaio prossimo, pertanto siamo giunti alla nomina del nuovo Presidente, una successione che si annuncia difficilissima in questo marasma politico che ha inaugurato il nuovo anno con la polemica sul presunto decreto salva-Berlusconi. Il Decreto, bloccato dallo stesso Premier Renzi che l’aveva avallato, garantirebbe a Silvio Berlusconi la cancellazione della condanna a quattro anni nel processo Mediaset con la conseguenza della possibilità di ricandidarsi. Tuttavia da fonti ufficiali di governo è arrivata la rassicurazione che la norma sarà modificata prima del varo definitivo, in modo da escludere che possa avere effetti sulla vicenda giudiziaria Berlusconi-Mediaset. É dunque in questo clima di sospetti, inciuci, polemiche e veleni che sta maturando la già complessa nomina del Capo dello Stato.
Il Presidente uscente, Giorgio Napolitano, è stato molto criticato dai partiti che si erano impegnati ad approvare subito una nuova legge elettorale; ed è notorio quanto la classe politica, presente in questa legislatura, sia stata oggettivamente inefficiente ed inaffidabile. E l’elettorato abbastanza “distratto”. La società civile è in crisi profonda, ed è per tali ragioni che è d'uopo scegliere un successore con un alto profilo etico e un’adeguata preparazione politica, per rappresentarci sia in Italia che all’estero, e per ridare fiducia nel popolo. Una scelta non semplice e nemmeno prevedibile. Il profilo del successore si dovrebbe orientare verso una figura politica e non tecnica, così come ha suggerito lo stesso Napolitano nel discorso di fine anno, fissando dei paletti ai quali sembra difficile derogare. Dovrà essere per forza una persona autorevole per fronteggiare le notevoli problematiche afferenti il nostro Paese. Siamo in una fase, in ogni caso, dove tutto potrebbe cambiare; ma un Palazzo, come quello del Quirinale, non facile da gestire, meriterebbe comunque una considerevole valutazione e assoluta prudenza. E come si muoverà Renzi? Quale sarà il metodo? Una possibilità è quella che si vada per le prime tre votazioni a scheda bianca, e solo successivamente si proverà a consegnare un candidato che abbia un largo consenso. Centrare subito l’obiettivo richiederebbe un’unanimità assoluta, e in questo climax appare pura utopia.
E adesso uno sguardo al toto Quirinale:
Walter Veltroni, nome è in pole position, fondatore del Partito Democratico, piace a Matteo Renzi a Berlusconi e potrebbe mettere d'accordo anche la minoranza Pd. Resta da capire se Veltroni è disponibile, visto che gira voce di una sua non disponibilità.
Romano Prodi, fondatore del centrosinistra e leader indiscusso del Pd, nome che potrebbe ritornare se l'accordo tra Renzi e Berlusconi saltasse. Resta da capire se il professore se la sente di tornare in gara dopo la scottante delusione di un anno e mezzo fa.
Giuliano Amato, un candidato che non dispiace a nessuno, ma che non suscita nemmeno entusiasmi e che si presta anche a facili critiche (fu sottosegretario con Craxi premier). Ma sembra difficile che l'ipotesi possa concretizzarsi.
Roberta Pinotti, è il primo nome che circola quando si parla di possibili candidati donne. Ministro della Difesa del governo Renzi, non sembra però avere il curriculum adatto a un ruolo del genere (prima di essere ministro, è stata soltanto parlamentare).
Anna Finocchiaro, altra candidata al femminile con una biografia politica di primo piano. Esponente storica del Pci, Pds, Ds, Pd; ex magistrato, ex ministro, ex capogruppo al Senato. Tuttavia la sua candidatura non riuscirebbe a mettere d'accordo il centrodestra o il Movimento 5 Stelle.
Emma Bonino, leader radicale con un curriculum di tutto rispetto, non gode della stima di Matteo Renzi, che infatti non l'ha confermata alla Farnesina nonostante l'ottimo lavoro svolto. Avrebbe il potenziale di raccogliere simpatie bipartisan. Resta da capire se il nome di Emma Bonino inizierà a prendere quota.
Piero Fassino, sindaco di Torino, rientra tra i papabili anche se non ha un curriculum e un profilo istituzionale tale da giustificare la sua ascesa al Quirinale.
Ma in Italia si sa nulla è scontato e le sorprese sono sempre possibili. L'indiscrezione più interessante arriva dall’'Espresso. Secondo il giornalista Marco Damilano, infatti, potrebbe essere Raffaele Cantone ad avere la meglio su tutti per il Colle. Il Magistrato, voluto da Renzi come presidente dell'Autorità Nazionale anticorruzione, potrebbe essere il nome adatto per raccogliere consensi anche dal Movimento 5 Stelle.
Marina De Luca
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