Tanto entusiasmo spento – per me - definitivamente alla quarta puntata del Festival di Sanremo 2017. Le eliminazioni di belle canzoni e di importanti big come Al Bano, Gigi D'Alessio e Ron resteranno nella memoria di questa edizione. La coppia di presentatori Conti e De Filippi, la peggiore commistione tra Rai e Mediaset per formazione e intenti, fermo restando che sono due grandi interpreti e conduttori, ma due protagonisti troppo diversi per un matrimonio così importante. Un Conti castrato, nelle sue performance da divo presentatore triennale di Sanremo (quasi una laurea breve), da una De Filippi raffinata, colta, precisa, che continua imperterrita, e ovunque si trovi, i suoi programmi Mediaset: “C’è posta per te”, “Amici” e “Uomini e donne”. In ogni intervento uno stralcio di trasmissione e di esperienza acquisita che la rendono assoluta padrona e regina del palco, soprattutto se seduta sui gradini del teatro Ariston. Impacciata si, ma non per eloquio, forse per gli abiti belli e preziosi ma del tutto inadeguati al suo stile e alla sua fisicità, certamente più indovinata dentro un tailleur pantalone, magari con qualche quasi evanescente lustrino sparso qua e là. Inoltre, le intenzioni dei due conduttori sono apparse sin da subito agli occhi dei più attenti osservatori diverse e lontane. Gli ascolti, per forza da record, non dimentichiamo l’importanza dei personaggi coinvolti e, soprattutto, del tanto pubblicizzato Festival della canzone italiana, per me anche un ricordo in bianco e nero. La musica? Non ne ho avuta piena contezza tranne che per le corde vocali dei cantanti eliminati, dove c’erano tracce di memoria di canzoni all’italiana, quelle che un tempo si sentivano canticchiare nelle abitazioni e nelle auto in transito. Per il resto, belle bocche allargate, e perfino travestimenti (?), questa non l’ho ancora capita, spero stasera. Non aggiungo altro, sono stata fin troppo distruttiva, sicuramente una voce fuori dal coro, ma anche tanto delusa dalle aspettative di un Festival che si annunciava indimenticabile. Si è parlato di svolta sociale, di innovativi gusti musicali, di svecchiamento da certi canoni e perfino di timbri melodici da archiviare. Non lo so, non è così per me. La musica è sacra e tale dovrebbe restare, con tutte le note e perfino l'orchestra. Tanto alla fine vincerà la canzone che resterà nelle corde e nel ricordo di tutti, immune al tempo che passa. Unico conforto gli ospiti, tutti stra-fi-ghi!, il magnifico Crozza e i dentoni di Maria.
Marina De Luca
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