Il primo romanzo che ricordi di aver letto con molta passione è "Piccole Donne", a quei tempi ero una piccola donna anch’io, con mille romantici sogni. Quest’estate un improvviso flashback! Due ragazzine – piccole donne – proprio sdraiate accanto a me, sulla dorata splendida sabbia, discutevano di un romanzo “Arrivederci piccole donne" di Marcela Serrano che avevano appena finito di leggere. Un romanzo che potremmo definire l’evoluzione del più antico: "Piccole donne" di May Ascott. Ed ecco che allora un desiderio prepotente di lettura o, forse, rivisitazione di un più spensierato passato, mi ha indotta a scoprire anche questo romanzo che non conoscevo. "Piccole donne" è la storia di 4 ragazzine che, vivendo un contesto storico non felice ed una condizione sociale difficile, sognano un futuro migliore, da donne realizzate, ognuna con aspirazioni e sogni differenti. Ma che cosa succede se questo non accade? Se a quella gioia tanto sperata, incalzano invece più complesse conseguenze, a volte dolorose, a volte faticose, a volte difficili da affrontare? Questo è quello che ci racconta Marcela Serrano nel suo personale remake, in una saga familiare ricca di sottigliezze psicologiche femminili e accenti epocali: il Cile degli anni Settanta, Londra, Parigi e l'attentato alle Torri Gemelle. Nel romanzo, le protagoniste, sono cugine ma si sentono sorelle, e sono clonate dalle eroine di "Piccole donne". Nieves, Ada, Luz e Lola, realizzeranno infine i loro sogni, ma si vedranno costrette ad affrontare moltissime responsabilità per le loro personali scelte. La Serrano presenta uno scenario più adulto, più realistico, più duro e senza troppi orpelli, e che definiremmo più propriamente dei nostri tempi. Il romanzo, infatti, ripercorre i ricordi di tutti gli anni precedenti, con particolare accento ai risvolti sentimentali di alcuni protagonisti. Si assisterà infine e inevitabilmente, al cambiamento radicale della vita di ognuna di loro. Una storia che parla di donne, e delle loro più intrinseche caratteristiche umane, la forza, ma anche la fragilità nei loro più intimi sentimenti. Ed ancora, della ricerca di “quel passato”, quando tutto ancora poteva essere, e quando ancora si poteva sorridere e sognare …
Morale. La vita è fatta di tutto questo ed i ricordi dell’ infanzia, per quanto belli e profondi possano essere, restano appunto dei ricordi e nulla più … Qualche volta, destinati a segnare la vita come una pesante zavorra da portarsi dietro per sempre. Ma si sa, il passato reca sempre tanta malinconia e forse è meglio lasciarlo lì, dov’è, piuttosto che vedere come tutto sia cambiato, e quanto noi stessi siamo diversi. Non sempre è un percorso semplice da affrontare, c’è perfino chi rimane intrappolato in tale sciagura, vivendo una vita a metà, proibendosi la gioia del sorriso, della spensieratezza, dell’amore! E magari anche della superficialità: certe volte potrebbe essere più utile e proficua della profondità! E la vita è breve, brevissima, e dovrebbe essere vissuta al presente, volgendo lo sguardo sempre in avanti, e lasciando ai ricordi solo la scia più dolce.
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