Ci incontriamo un giorno in redazione e fra noi scatta immediata empatia. Un lunghissimo caffè caldo e tante interessanti parole, che conservo sempre nei miei preziosi ricordi, danno inizio alla nostra amicizia e alla collaborazione, della quale mi onoro, con il mio giornale.
Il professor Elio Giunta è un intellettuale opinionista palermitano, e uno scrittore con una bellissima produzione letteraria. É stato docente di letteratura, giornalista, saggista e poeta. La lunga carriera, ricca di successi ed esperienze, è stata spesa a tutto tondo nel mondo della cultura politica e letteraria, nei salotti culturali palermitani del novecento. Un uomo aperto, un libero pensatore onesto e coraggioso delle proprie idee, con un alto senso critico permeato di mistica poesia. Nonostante ci sia più di qualche anno di differenza lo reputo un caro amico, mentre per il Professore sono una cara amica-allieva. Sono felice e onorata di esserlo, anzi mi concedo con sollievo questo privilegio insieme alla redazione di Palermomania.it, che si vanta di ospitarne le acute riflessioni portatrici di cultura, saggezza e verità, oltre che di poetica bellezza. La sua telefonata è arrivata in un momento difficile, di privata tristezza, di meditazione… e di caos. Mi commuove l’esordio: “Cara amica, come stai? Ho saputo che non è un bel periodo per te, allora ho pensato, almeno, di chiamarti. Sai, con questo caldo fatico un poco a camminare… ma sarei venuto volentieri a scambiare quattro chiacchere in redazione, seduto accanto a te, alla tua scrivania, e tu mi avresti offerto un caffè: non è così?”. Sorrido commossa, ascolto con tenerezza la voce del Professore, la telefonata arrivata mi porta un po’ di conforto e mi salva dal pessimismo cosmico che mi aveva colto. “Certo Professore, che gioia risentirla!”. Sono contenta di scambiare due chiacchere con qualcuno che sento sulla mia stessa lunghezza d’onda. Avevo da poco appreso di un incidente automobilistico causato dall’ultima demenzialità chiamata “Pokemon Go”, ed ero stata assalita dallo sgomento. Ne parlo subito al Professore, e anche lui mostra turbamento e stupore per questa novità (il gioco) basata sulla società del nulla. É molto preoccupato per il futuro di questi giovani di oggi (il professore ha un nipote adolescente che frequenta ancora il liceo), che sembrano non avere più ideali, e ancor più della mancanza d’intellettuali e del loro gravissimo silenzio. "Si profila un futuro che non profetizza niente di buono", aggiunge. La nostra conversazione intanto prosegue tra critiche politiche e giudizi di valori che ci trovano d’accordo e sempre più attenti e sensibili al mondo circostante. Sì perché anche il Professor Giunta è affetto dallo stesso mio malessere, credo sia per questa ragione che, nonostante la nostra differenza di età, ci comprendiamo e siamo buoni alleati conversatori. Gli chiedo lumi rispetto a tale “patologia”, mi dà una spiegazione razionalromantica che mi convince, e poi continuiamo con il nostro viaggio fatto di parole che a volte oltraggiano la vita e altre invece sembrano accarezzarla, come le note poetiche che non ci facciamo mai mancare nei nostri sensibili nostalgici dialoghi. Dopo un po’, paghi del nostro confronto-conforto esistenziale, di mancati valori, di becera politica e di dimenticata cultura… ci congediamo, di solito lasciando aperti spunti di riflessione, incipit per proseguire le nostre future conversazioni. L’ultimo, in ordine cronologico, riguarda l’aspetto della Fede, ultimamente alla ribalta di tutte le cronache. Anche per questa delicata tematica sembriamo molto simili. Mi dice che a volte è convintissimo e crede in un’Entità Superiore, altre volte invece la sua Fede vacilla, è debole, e i dubbi lo assalgono. “Come a me!”, confermo quasi con concitazione. E aggiungo: “Professore, perché non ho una gran Fede? Perchè questo continuo tormento? La prego, mi parli ancora, vorrei capire di più, e credo che lei sia un soggetto interessante per discuterne, perché è un intellettuale e non un fanatico religioso". "Cara Marina, ti farò avere un saggio che ho scritto a tal riguardo, e poi torneremo a discuterne e mi dirai cosa ne pensi”.
“Non vedo l’ora caro Professore, mi faccia avere al più presto questo saggio”. “ Lo farò, mia cara. A presto risentirci, allora”. “A presto Professore, e grazie per la graditissima telefonata”.
“L’antidoto contro cinquanta nemici è un amico” (Aristotele)
Marina De Luca
ELIO GIUNTA BIOGRAFIA:
ELIO GIUNTA poeta, scrittore palermitano. Vanta lunghi decenni di attività come docente di letteratura e come critico ed opinionista su quotidiani e riviste. Ne fanno fede numerose pubblicazioni, tra le quali da considerare di maggior rilievo: Dacci oggi la nostra mafia quotidiana, Penultima lezione, Elogio del pessimismo, Il diritto al disprezzo, Antologia del pensiero scomodo, Ripensare l’unità d’Italia, Dal dì che nozze, tribunali ed are-Saggio sulla crisi della civiltà contemporanea. Di rilievo anche le monografie d’arte: Caravaggio e Lyssenko, Gauguin e Christolubov.
Tra le sue opere di poesia più note: Recuperi possibili, Bivacco immaginario, Filottete, Dai margini inquieti, La mia città. Si legge in un suo scritto: “ Non si è poeti perché se n’è avuta investitura o perché qualche amico o conoscente prestigioso ti ha esaltato o ti esalta sui giornali che contano. Lo si è perché si è in possesso di un io destinato ad offrirsi agli altri, esprimendosi con gl’ingredienti letterari tipici della poesia: l’immagine, l’icasticità sonora della parola. Ma se quest’io va agli altri, cioè appunto si esprime, vuole essere portatore di qualcosa, per esempio, di una più acuta interpretazione del tempo. Per quanto mi riguarda l’io del poeta filtra il tempo nel tempo; e non credo ci sia poesia di spessore, se essa non coincide con la filosofia del vivere il tempo, del soffrire il tempo, del dannarsi nel tempo auspicandone qualche riscatto. Magari se n’è sconfitti, ed io sarò pure uno sconfitto, ma nel campo di battaglia lasciato dal mio vivere e pensare, ci sono dei resti da contemplare: amore, comprensione tradita, vane attese. E’ la mia poesia.”
Da ricordare anche alcuni suoi titoli di narrativa: I moralisti, Storie d’amore, Seminario dell’adolescenza, Dal diario di Orazio Cantelo.
E’ stato fautore per diversi anni degli incontri a Palermo con alcuni tra i più illustri protagonisti della letteratura del secondo novecento, con i quali aveva frequenza, della quale ha dato testimonianza nel pamphlet Romanzo letterario palermitano.
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