Con amarezza scrivo questa considerazione su chi ci dovrebbe rappresentare in Italia. La vetrina mediatico-politica che abbiamo offerto in questi eccessivi novanta giorni, soprattutto agli osservatori europei, appare quella di un paese afflitto da una ‘malattia’ chiamata logorrea o, meglio ancora, cortile mediatico. Certi giorni mi sono proprio vergognata di essere italiana e di vivere questa bagarre del nulla, per finire tutti felici e contenti - o scontenti - con un governo miracolosamente compiuto: una miscela, se così si può definire, apparentemente inquietante, senza entrare nel merito di tutti i problemi della politica italiana, per buona pace dei populisti e dei programmi elettorali che nelle piazze hanno trovato molti favori.
Quello che odio è il comportamento dell’opposizione, rancorosa, invidiosa, prepotente, irascibile, onnisciente, onnipotente, irriguardosa… nei confronti dei neo eletti. Improvvisamente il Pd è il partito d’élite, per intellettuali che sanno tutto e di più. Ma in questi anni cosa hanno fatto questi intellettuali? Gli interessi di chi? C’è da interrogarsi su una questione che non è da poco: il trionfo del popolo sovrano. Ma si sono chiesti come mai? O sono rimasti tronfi dei loro poteri assolutamente insensibili dei bisogni umani? Il populismo in Italia rappresenta in maniera viva lo stacco esistente tra la casta e la cittadinanza, un danno che ostacola ogni possibilità di rivalsa e ci separa dagli altri Paesi, portandoci a una deriva senza fine. Assoluto menefreghismo sociale, disprezzo per il bene comune, disonestà sistematica, non sono forse stati questi i cardini di una politica che ha pensato soltanto al risanamento delle casse di uno Stato perennemente in deficit, e non certo per colpa dell’ignaro cittadino, e a una cieca ubbidienza ai diktat europei? E cosa si aspettavano, che il popolo rimanesse inerme a soccombere per sempre? Ebbene, menti illustri, rileggete la storia d’Italia, magari studiatela con nomi e cognomi dei rivoluzionari, dei partigiani, delle piazze in subbuglio. Il populismo è un fenomeno in rinascita che vi dovevate attendere, e neanche una novità in senso assoluto. Quando il popolo è troppo stanco, come il nostro portato quasi in miseria, alla fine reagisce, diventa per forza populista. E non nel senso dispregiativo che voi gli date, ma nel senso di patriota.
A Graziano Delrio, ritengo l’episodio emblematico di come si possa ragionare in politica, che ha fatto la lezioncina al prof. Conte, oggi premier, di fronte ad un’Italia in attesa e attenta, voglio dire che dei due è lui che ha suscitato in me solo misera ilarità, perché assolutamente patetico. Che cosa cercava? Consensi dal suo partito e dall’opposizione preoccupata di perdere privilegi? É questo ministro Delrio, secondo lei, un bene per la sua patria? Fare uno spettacolo - in diretta Tv - basato poi sul nulla?
Ieri, come saprete, il neo presidente del Consiglio Giuseppe Conte era alla Camera per chiedere la fiducia. Durante il discorso ha ringraziato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, esprimendo la sua solidarietà per gli insulti che i social gli avevano rivolto nei giorni scorsi in riferimento al fratello Piersanti morto per mano mafiosa.
"Una delle cose che più mi ha addolorato nei giorni scorsi è stato l'attacco alla memoria di un congiunto del presidente Mattarella sui social", ha detto Conte. "Si chiamava Piersanti", ha tuonato Delrio tra la standing ovation dei deputati Pd. Molti applausi, al ricordo di Mattarella, anche di Di Maio e dello stesso Conte. I deputati di Pd e Fi, e alcuni di Fdi, si sono alzati in piedi. Nessun commento invece dalla Lega e dal M5S.
Il Premier, forse per emozione o mera dimenticanza del nome, avrebbe sbagliato gravemente, per il ministro Delrio, definendolo semplicemente un “congiunto” del Presidente della Repubblica. Per Graziano Delrio, infatti, è una dimenticanza o omissione gravissima, un lapsus imperdonabile, perché non si possono non conoscere le vittime del nostro Stato, definendola finanche carenza culturale. Alla luce di ciò, sono già annunciate, sempre secondo Delrio, previsioni catastrofistiche sul presunto governo populista (parola diventata sinonimo d’infamia nel panorama delle tribune elettorali), già inadeguato per sua natura di pensieri programmatici compiuti, di capacità governative e diciamolo pure scarso di cultura.
Agli smemorati come me, che ogni tanto inciampano su un nome, anche per emotività, da oggi consiglio il silenzio, perché se incontrate un elemento da opposizione come il ministro Delrio, esigente e pieno di acredine, rischiate di essere dichiarati come minimo ignoranti. Dunque la mia preoccupazione non è il governo Conte, che si predispone a guidare il Paese in una situazione di deficit generale che tutti ben conosciamo, e miracoli di certo non se ne possono fare, né un proficuo contraddittorio, è questo repertorio politico infarcito di sapienza che, stante così le cose, non lascerà nemmeno provare per risollevare le sorti dell’Italia. Ecco perché questo modo di fare politico mi provoca profondo ribrezzo.
Marina De Luca
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