L’ex segretario e sindacalista della Cgil, Sergio Cofferati, ha lasciato il Partito Democratico. La decisione è arrivata dopo la sconfitta dell’europarlamentare alle primarie del centrosinistra, a favore di una candidata di Renzi, in Liguria l’11 gennaio scorso. Cofferati aveva denunciato pesanti irregolarità nello svolgimento delle operazioni di voto, ma il Pd sembra non aver preso in considerazione la vicenda da lui sollevata. Da qui l’amara decisione di lasciare il partito ma non l’incarico di eurodeputato. Un vecchio adagio recita: “Uno per tutti e tutti per uno” . Il PD, per la verità, appare l’antitesi di questo proverbio; un falso insieme di cellule che, effettivamente, sono assolutamente disgregate. L'attualità ne è la triste testimonianza. Facendo un passo indietro nel tempo, proprio in questi giorni si sta parlando, e si parlerà, di Bettino Craxi; in occasione del 15° anniversario della sua morte. Ho letto la notizia poc’anzi su Palermomania. Devo confessare che i ricordi riemersi dai cassettini della memoria sono stati il vero impulso di quest’articolo. Anzitutto verso un uomo che mi faceva simpatia, e anche per riesumare un po' di storia. Erano altri tempi! Si attendevano i Tg e le tribune politiche per capire, per valutare… ma sempre con rispetto. La politica non era ancora scesa così in basso, non era lurida satira! Poi, Tangentopoli. Da questo momento si andrà verso il declino, verso la fine di un’epoca di pensiero. Ma chi era Bettino Craxi? A mio avviso, un grande leader socialista, un uomo più avanti del suo tempo; il politico che intuì quanto fosse fragile quel simbolo popolare (falce e martello) che sarebbe presto diventato un grande problema politico. Forse anche il precursore di un Pd che, però, non potrà mai fare parte della memoria politica più bella di questo Paese. E fu sempre lui il capro espiatorio di Tangentopoli. Si potrebbe dire, e mi sento di dire, che ha pagato per tutti. Chi ricorda quegli anni di fuoco, le inchieste, gli scandali, non può comunque negare che Craxi visse quell’esperienza a testa alta. Fu il primo a denunciare il malcostume politico, le tangenti, i patti sottobanco, come fatti che rientravano nella consuetudine politica, oggi molto diffusa, così tanto che quasi non ci scandalizziamo più. Ricordo ancora il discorso alla Camera mentre ammetteva le sue responsabilità; ribadendo però che tutti operavano in quel modo e invitando chiunque ne fosse stato esente a “scagliare la prima pietra”. Ovviamente nessuno osò farlo, anche perché provarlo sarebbe stato molto difficile; tuttavia quell’atto forte e coraggioso fu vissuto non come un gesto di accusa nei confronti dei colleghi, ma divenne quasi una rivelazione-liberazione per tutti i richiamati alle dure responsabilità del processo, e gli consentì di conservare la sua dignità di uomo e anche di politico, fino all’uscita di scena, fino all’esilio politico ad Hammamet, e alla morte. Probabilmente non sarà una visione che accomuna tutti, ma meditare non ci farà certo male. Oggi il clima è cambiato, e alla luce di cotanta storia la sconfitta di Cofferati appare una pallida e stanca routine; forse solo la conferma della perdita di una comoda poltrona, di un posto fisso ad ogni costo. E poi la rinuncia, avvertita come una ripicca. Dov’è l’uomo politico? Dove il credo sbandierato sulle piazze degli operai? Diciamoci la verità: il PD è crollato, finito, morto, sepolto! E la politica è una gran presa in giro! Già sto fantasticando su un complotto che punta verso più alti vertici, magari verso lo stesso Premier. Sono sempre più distanti i tempi dell’unità e della professione di fede di milioni di persone a favore dell’art.18, già nello stanco oblio.
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