Solitamente, per chi mi legge, le mie recensioni sono sempre pienamente positive, tranne qualche rarissima eccezione. Devo dire che il romanzo di Luca Bianchini, Io che amo solo te, non è stato, almeno per me, particolarmente entusiasmante. Tuttavia metterò in evidenza ciò che di più ho apprezzato della lettura. Si tratta di una commedia romantica e divertente, come tante altre senza troppe pretese, nemmeno nel linguaggio che è fatto di dialoghi abbastanza semplici e con espressioni dialettali pugliesi. Da inquadrare nella categoria dei romanzi leggeri quelli che solitamente preferiamo quando non ci vogliamo imbarcare in letture impegnative, giusto per rilassarci e sorridere un po’, magari anche sotto l’ombrellone.
Si interpreta l'amore nelle possibili varianti, un amore giovane, emblematica espressione sentimentale – bravo l’autore! - di questi tempi, come quello tra Chiara e Damiano che si apprestano al matrimonio tra mille dubbi e ripensamenti, e forse anche una buona dose di immaturità, specialmente in Damiano, il futuro sposo; o come quello tra Mimì e Ninella, i rispettivi genitori dei ragazzi promessi sposi, non più giovanissimi, che a causa dei pregiudizi di un paese decisamente retrogado e critico, Polignano a Mare, hanno dovuto rinunciare alla propria felicità insieme. Mi è sembrato di osservare scenari sentimentali sbiaditi e le solite beghe di paese, un paese pieno di tabù che guarda ad ogni cosa come dal buco della serratura, e immagina e racconta di cose dette e non dette, di situazioni di facciata e di momenti che rasentano il ridicolo. Scenari abbastanza possibili nella realtà sociale di un paese, a parte l’invenzione dello scrittore, e per questo terribilmente tristi.
L’ambito sentimentale, come già detto, riguarda le due coppie, quella giovane che si avvia al matrimonio con superficialità, senza troppa convinzione e forse neanche tanto sentimento, quasi un affare da concludere per entrambi, un sodalizio di amicizia e complicità ma scevro di profondo amore e conoscenza, e l’altra coppia non più giovanissima ma, al contrario, piena di passione amore e tormenti, che tuttavia lascia scivolare la propria esistenza fra sguardi rubati e sentimenti lasciati prigionieri nel cuore. Perché? Per le solite convenzioni sociali, per amore dei figli e per la mancanza di coraggio di don Mimì, il re delle patate di Polignano, che riscatta l’errore sentimentale della sua vita in un unico momento, con un ballo al matrimonio dei figli con la donna che ama veramente, un ballo organizzato dagli stessi figli, che hanno raccolto, proprio poco prima del matrimonio, le confidenze dei rispettivi genitori. Il ballo è una vera e propria liberazione e una dichiarazione d'amore che scandalizza tutti perché ha avuto il coraggio di raccontare pubblicamente un amore proibito.
Ma l’aspetto del romanzo che mi è veramente piaciuto di più, forse perché mi appartiene, è il rapporto tra Ninella e il mare. Ninella è una donna ogogliosa, coraggiosa, indomita e ancora innamorata del suo grande amore di gioventù, un amore non vissuto che può raccontare e sognare solo davanti al suo amico mare, sincero e immenso, l’unico vero amico di Ninella e il solo a cui ha rivelato sentimenti, dolori e tutti gli impossibili desideri d'amore. Questo mare, a volte calmo altre agitato come la sua anima, che in silenzio o fra il fragore dello sciabordio delle onde, sa accogliere senza mai tradire, e che fra un’onda e un’altra custodisce e allontana le lacrime salate di Ninella, per mescolarle con la bianca spuma, un gesto gentile come un affettuoso abbraccio. Questo mare che è dentro di noi e che ci spinge a riflettere su chi siamo e ciò che vogliamo veramente dalla vita, al di là delle nostre abituali maschere e delle aspettative di chi ci sta intorno. Questo mare, infine, che riesce a placare i tumulti del cuore e dona la necessaria serenità per continuare a vivere la solita routine.
Avrei tanto voluto vedere la trasposizione cinematografica, ma non ci sono riuscita. Forse avrei potuto cogliere qualche altro aspetto sfuggito, come quello che ho visto negli spezzoni del film su YouTube, ad esempio i meravigliosi scenari della Puglia, il cielo azzurro pieno di promesse, la generosa ilarità… e chissà se anche gli altri interpreti del romanzo di Luca Bianchini, Io che amo solo te, avrebbero preso più vita e colore nel mio personale ricordo in questa breve “passeggiata” fra le sue pagine.
Marina De Luca
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