Vi siete mai chiesti perché nessuno reagisce all'ondata infame di oppressione e abusi di ogni genere che stiamo soffrendo? E perché non esplode una rivoluzione di massa e perché tutti sembriamo essere addormentati o, addirittura, ipnotizzati? Basterebbe la sola lettura dei primi articoli della nostra Costituzione per farci insorgere.
Per quanto mi riguarda ci ho riflettuto, e questo a prescindere dal drammatico momento storico che stiamo vivendo e dalla nostra connotazione per nulla campanilista, specialmente dopo le ultime rivelazioni sulla corruzione dilagante dei nostri politici, l'ingiustizia, il furto e la presa in giro nei confronti della popolazione più sofferente e debole, a cui hanno letteralmente rubato il presente e anche il futuro, anche in momenti di pandemia! Ci hanno messo la mascherina, ci hanno chiuso in casa, abbiamo accettato, abbiamo creduto di servire noi stessi e il nostro Stato, di salvaguardare altre vite, di fare presto per non spegnere la nostra già fragile economia. Dunque, venire a conoscenza di vicende di arricchimento, specie quando si gioca con la vita del popolo che tu, Stato, hai il dovere di proteggere, si prova un senso di resa, di fallimento emotivo. Si giunge così all’assenza di cultura di nazione, e si resta basiti nel mare dell'impotenza, in una sorta di nube surreale. Con stupore osservo che il mondo ormai senza controllo, è nelle mani di pochi, e resto spenta come soggiogata da uno stato ipnotico. So bene di essere stanca, come tanti sfiancata dal lavoro senza reali gratificazioni: insomma non è così semplice replicare con una sola e secca risposta, le motivazioni però risiedono soprattutto in qualcosa che non si riesce più a intravedere, nemmeno la speranza di giorni migliori, dato che si va sempre più indietro e su tutti i fronti. Negli ultimi anni anche l’informazione pubblica più che informare ha danneggiato, con il suo chiacchiericcio spesso volgare ed elementare, la facciata della struttura del sistema fin nelle sue fondamenta: eppure la macchina distruttoria è rimasta per lo più intatta o con pochi graffi superficiali. I nostri quasi indenni rappresentanti ne sono la massima e suprema espressione. Ormai fanno ciò che vogliono e nemmeno pensano più di tanto di salvaguardare la facciata. Si incrementano i privilegi, ci lasciano morire per età dando la precedenza a chi è “degno” di salvezza, per anagrafica. Le pensioni? Le invieranno al tuo angelo custode, ma solo se andrai in paradiso, forse. In un clima così oscuro e senza speranze, mancano le energie per reagire, si finisce nel vortice di un’assuefazione politica: “sniffiamo” distaccati i fumi dei loro privilegi; ci compiacciamo delle liti televisive o social, distrattori importanti per non affrontare la cruda realtà; accettiamo passivamente elemosine che mortificano l’identità dell’uomo, la sua umanità e, soprattutto, il valore primario del lavoro, ormai sempre meno invocato persino dai diretti interessati inoccupati. E così, fra un governicchio e l’altro, trascorriamo la nostra esistenza, sempre più indifferenti di un avvenire concreto che non ci potrà mai più essere.
Il problema Europa si Europa no, soldi si, soldi no, recovery fund (fondo di recupero) è come se non ci appartenesse realmente perché tanto sappiamo che non ci sarà mai nulla per il bene del popolo, se non debiti da pagare sotto forma di imposte, che si dovranno ancora inventare fino alla 19esima generazione! E che i veri privilegi saranno solo per aziende-casta, che si attribuiranno sempre più ricchezze. E agli altri? Saranno ancora una volta attribuite forme di assistenzialismo che appiattiranno e renderanno inerme una società potenzialmente viva e attiva! Ideali, politica di destra di sinistra, insomma almeno a me appare abbastanza evidente che non esistano più. Siamo al giro di boa della sopravvivenza, paralizzati e disarmati come statue che non reagiscono più a nessuna provocazione. E pensare che questo è stato il paese di uomini che hanno scritto la più bella Carta costituzionale del mondo.
Ed ecco che allora rifletto sull'eroico passato italico, immagino di sfogliare, con devozione e gratitudine, i libri di storia con le immagini in bianco e nero, e solo qualche volta a colori, con tinte a pastello. Le stesse che rievocano i moti carbonari; le sette segrete; i garibaldini; le rivoluzioni… fino alla realizzazione di una Nazione unita e libera.
Storie di Patrioti, intrise di sangue e di cadaveri sotto le macerie. Storie di Eroi veri, alcuni senza nome, altri con nomi indelebili nella memoria di un passato ricco di ideali e di passioni. Ma oggi, nell’era degli smartphone e dei social (psicologi e sfogatoi naturali), nessuno ha voglia di battersi, di diventare eroe, di ricordare la nascita della nostra Costituzione (1 gennaio 1948), e i principi a cui si è ispirata, anche a rischio della stessa vita. E solo per un’esistenza migliore, per una democrazia vera! Forse, ecco, l’unica vera risposta. Mancano gli ideali e le passioni, manca il cuore che batte per un sogno pulito. Sono stati azzerati dal fascino del potere del denaro e della corruzione; maschere illusorie e belle vetrine, paghi di soddisfazioni effimere, di luoghi comuni, di malcostume e falsa socializzazione, alimentata da risse ed inutili lamenti.
Cosa ci vuole per farci scendere in campo? Per fare degli italiani un popolo vero ed eroico? Davvero non lo so. Tempo fa un caro amico mi disse che forse una carestia importante avrebbe potuto scuotere gli animi. Aggiungendo: “Per carestia vera intendo: che cosa si mangia oggi? Un bel nulla!”. E credo sia assolutamente un dato concreto. Che questo sia l’inizio della catastrofe o del rinascimento, lo giudicheremo nel tempo.
Marina De Luca
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