Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che di intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e bontà.
(Charlie Chaplin)
Caro Signor ministro Fornero, no è troppo confidenziale. Proviamo con ... Gentile Signor Ministro…. Eh no, non è affatto gentile, tutt’altro! Forse … Egregio Signor Ministro, e no, non è un uomo. Si, ho trovato!
Illustrissima ministra Fornero, la riforma del mercato del lavoro ora è legge. L' Aula ha approvato le quattro fiducie richieste dal governo sul ddl lavoro e ha consegnato a Mario Monti la riforma alla vigilia del Consiglio Ue, come richiesto dallo stesso Premier nei giorni scorsi. Ma lei, come sempre, anche in quest’occasione, ha fatto l’ennesima gaffe, per così dire di garbo, nell’esposizione di un concetto che in buona parte condivido con lei al 100%. "Il lavoro non è un diritto". "L'attitudine della gente deve cambiare ha detto, il lavoro va guadagnato, anche con il sacrificio, non è un diritto". Le dirò di più quello che lei ha detto è il mio credo quotidiano. Fermo restando che il lavoro, così come sancito dalla Costituzione è un diritto inalienabile e sacrosanto e tale dovrà restare per sempre.
Sa perché ho scelto la forma “illustrissima Ministra“? Perché lei è sicuramente la più illustre di questo governo di tecnocratici. Non ho il privilegio di conoscerla e pertanto il mio giudizio è soltanto derivato da quello che lei trasmette. Lei sembra una persona spietata che ha studiato soltanto grafici, calcoli e parabole, trigonometria, equazioni e formule matematiche… E no! Così non funziona, illustrissima Ministra! Pensi che il 90% della popolazione ha perfino difficoltà a calcolare le percentuali di sconto. Il popolo, cioè noi, cari signori Ministri, abbiamo bisogno anche di certezze, di incoraggiamento e di esempi (!). Quale bella carriera lei ha compiuto, magari anche meritata, non so; ma questo non le da il diritto di non riflettere quando esprime un concetto, e per giunta ad un network straniero, al quotidiano statunitense Wall Street Journal. E quando parla degli Italiani, si commuova e rifletta anche sui Morti Italiani, morti perché caduti sul lavoro, morti perché vittime del sistema del magna magna… E non prendiamoci in giro! Non abbiamo avuto ancora il tempo di capire ed esaminare questa nuova legge, il tanto dibattuto articolo 18, che è già polemica. Ed è anche possibile che la nuova legge sia a tutela di entrambe le parti: dei lavoratori e dei datori di lavoro. Ancora ce lo dovranno spiegare, ma sa chi lo farà? I consulenti del lavoro, soltanto loro, dopo averlo studiato autonomamente. Il nostro Governo ha purtroppo grossi limiti ed evidente incapacità di comunicazione, ecco la verità! “Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che di intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e bontà”. Così come recita un famoso aforisma di Charlie Chaplin. Sarebbe bastato dire a chi ancora sta studiando, a chi ancora non ha un lavoro, a chi lo desidera come l’aria, di migliorare le loro attitudini e capacità intellettive o manuali o di qualsiasi genere, per avere più possibilità di inserimento sul mercato del lavoro, mostrare comprensione e solidarietà e utilizzare possibilmente termini più appropriati alla drammatica situazione che stiamo vivendo: insomma cercare di accrescere sentimenti di dovere e di conquista, con umana intellighenzia e possibilmente con esempi personali, in termini di sacrificio, non chiesto soltanto agli altri, dimostrato in prima persona. E' facile bacchettare dalle poltrone!
In conclusione: io penso che lei non sappia parlare. Sarebbe stato sufficiente, dopo aver spiegato l'articolo 18 e la nuova legge sul lavoro, in una sede possibilmente più appropriata, spronare con dolcezza, solidarietà e amore specialmente i più giovani che ancora devono capire cosa e come fare, e che hanno totalmente smarrito qualsiasi buon sentimento per lo Stato. E oggi non sanno più se è ancora conveniente studiare, per non dire altro ... Sposare e amalgamare diritti e doveri. Fermo restando che ogni uomo ha il diritto inalienabile, per ciò che può offrire alla società, alla sua personale dignità lavorativa e remunerativa. Semplice come bere un bicchier d’acqua.
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