Sognare è l’attività più bella che un essere umano possa compiere. Se togli agli uomini i sogni, li vedrai consumare lentamente e faticosamente la loro vita, in un circolo vizioso di una spenta routine. Una candela ha bisogno di ossigeno per alimentarsi, i libri di parole, e gli uomini dei loro sogni. Ognuno ha i propri. E possono cambiare molto, assecondando la sensibilità individuale e spaziando nei vari ambiti e nelle più svariate possibilità che la vita ci offre. I sogni, come le passioni, devono essere presenti in ogni uomo, essi fanno degli stessi una differenza sostanziale, rispetto ai non sognatori e ai pragmatici per eccellenza. E se ai sogni si accompagna la passione o un interesse molto profondo, ecco che riusciamo perfino a dedicare, o immolare, la nostra intera esistenza per inseguirli e realizzarli… ad ogni costo. Personalmente sono un’inguaribile sognatrice, e qualche volta anche appassionata sognatrice. Ecco perché del discutibile discorso tenuto da Roberto Maroni e nella fattispecie da Umberto Bossi, al suo insediamento come Segretario della Lega, ho sinceramente apprezzato alcuni tratti, secondo me veri, che denotano la profonda passione, in particolare, e la dedizione di Umberto Bossi al il suo progetto Padano, che però non mi hai mai convinta totalmente. Tuttavia, riesco a comprendere il dolore di Bossi che ha dovuto abbandonare quello che ha più amato e ritenuto importante quasi come un figlio.
Riporto il punto che mi ha colpita favorevolmente e che reputo una scelta d’amore.
"I ladri stanno a Roma. Chi pensava che la Lega morisse non ha capito bene". E fra le lacrime cita un eloquente passo della Bibbia, quello nel quale "al re Salomone si presentano due donne e vogliono entrambe un bambino. Salomone non sa decidere di chi è il bambino e dice alle sue guardie 'tagliatelo a metà". Con la voce rotta Bossi prosegue ricordando che "una delle donne grida 'no, no non tagliatelo, datelo all'altra, non tagliate il bambino perché il bambino è suo". "Così questo ho fatto io - chiarisce Bossi - lo dico perché avverto che alcuni ancora non lo hanno capito".
È inutile ricalcare la triste vicenda che ha colpito la Lega in questi ultimi mesi e che ha portato il Senatur alla scelta di abdicare dal suo ruolo. Chi ama veramente un progetto può perfino scegliere di abbandonarlo e lasciarlo ad altri, piuttosto che vederlo morire definitivamente. Ed il riferimento biblico è perfettamente calzante alla situazione. Certo, non è facile, non è come andare in pensione, è un po’ più complicato perché appunto in questo progetto si è investita un’intera vita di sogni, speranze e grandi aspettative. Mentre la pensione avviene per raggiunta età, e qualche volta la si desidera per godere di qualche possibilità irrealizzata. Un atto d’amore e di rinuncia, dunque, grande e apprezzabile.
Ma, ha tuonato il Senatur, "chi pensava che la Lega morisse, non ha capito bene". "Io non ero preoccupato per la Lega ma ero preoccupato che morisse un sogno, quello della Padania e lo dico a tutti quegli imbecilli che fanno parte della Lega ma girano con il tricolore". Secondo Bossi, più volte interrotto dal grido - Secessione, secessione! "I simboli valgono se vengono utilizzati bene e io credo sempre nella Padania. Sono anche convinto che se ci fossero 20 milioni di ragazzi della prima guerra mondiale non sparerebbero da quella parte ma contro i nemici di Roma e il centralismo italiano".
È inutile che esterni il mio profondo dissenso al progetto Padano così enfatizzato ed eccessivo. E, pur ravvisando nello stesso qualche fondatezza, mi sento offesa e insultata. Io, com’è noto, vivo da Roma in giù, nel profondo sud, per cui faccio parte degli imbecilli del tricolore da fucilare, dei ladri, dei collusi e dei mafiosi. Per fortuna a casa mia non esiste nemmeno per scherzo una qualche remota possibilità di essere qualcosa di simile. E anche in tante altre case del sud, ricche di famiglie dignitosissime e con ferrei credi di legalità. E Umberto Bossi farebbe bene a rileggere la favola di Esopo: Le due bisacce, e guardare meglio dentro la sua casa. Per fortuna viviamo nel 2012 e, dunque, non ci sono più i 20 milioni di baldanzosi giovanotti armati della prima guerra mondiale, disposti a sterminare intere popolazioni. Mah!
Senatur, lei avrà, in parte, pure ragione dei suoi sogni; ma con la violenza verbale, materiale e l’innato razzismo che vivono in lei non li realizzerà mai, mai! E mentre gli "illuminati" padani gridano: secessione, secessione! Io griderò per sempre: unione, unione! sventolando il mio bel tricolore.
P.S. Solo per quelli da Roma in giù, gli imbecilli per intenderci: torniamo a sognare.
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