Un’immagine del social network più famoso e la relativa didascalia sono stati la spinta emotiva al mio articolo di questa sera: non lo avrei fatto dopo una giornata di stanchezza quadruplicata dagli atteggiamenti umorali della gente che gravita attorno al mondo lavorativo. Dispiaceri a parte, come non essere d'accordo? Stamattina la città si è svegliata con la mobilitazione degli studenti contro i poteri della casta e contro il governo Monti: una sana e sentita ribellione che ha bloccato strade e quartieri. Provate a lavorare di questi tempi pensando di dover fare sacrifici enormi, rinunce immense, di non poter ottemperare ai propri desideri o magari doveri, sapendo che tutto questo è vano a fronte di chi, senza ritegno, si è approfittato del vostro sacrificio in modo indegno, senza misure e a suon di colossali privilegi che si è auto concesso. E che questa richiesta è gestita con rigore, quasi colpevolizzando chi, invece, è vittima inerme del corrotto sistema. <<Si mangiano i nostri soldi, i nostri sogni! >> Ho letto da qualche parte, in un commento. E come dare torto ad un sentimento così ampiamente condiviso? Sfiducia? Magari si trattasse solo di questo! Ormai siamo alla fine. È la fine di qualsiasi credo, ed è questo il sentimento che mi inquieta. Non saprei nemmeno dire da dove ricominciare, quale il punto di partenza. RIFORMARE è la parola che dovrebbe investire tutto il sistema, in primis le coscienze. Questo non significa che non ci sia gente sana, ma è in netta minoranza e non fa rumore. Il lungo corteo di giovanissimi gridava contro il governo Monti: «Siete bravi solo a tagliare»; «la riforma fatela davvero libri di testo a costo zero». Anche i giovani, dunque, che reputavamo vivessero la politica in uno stato di quiescenza, sembrano aver trovato la giusta rabbia da portare sulle strade di una città in ginocchio dai troppi problemi, una città ma anche una regione tormentata, da troppo tempo, da ambigui Governatori.
Ma la reale sorpresa è arrivata a conclusione della manifestazione, proprio davanti la sede della presidenza della Regione dove, tra gli applausi di migliaia di studenti, sono state bruciate un centinaio di tessere elettorali sotto lo striscione «Nessuna fiducia nella casta». Gli studenti hanno espresso vivo disgusto per le attualissime passerelle dei politici che andranno prossimamente a riscaldare le poltrone del Parlamento regionale senza produrre benefici, semmai ulteriori tagli per il mondo della formazione e sacrifici per le fasce più deboli, mentre per loro aumenteranno sempre più privilegi e vitalizi. Molti di questi ragazzi quest'anno, per la prima volta, saranno chiamati ad esprimere un voto per le elezioni siciliane. <<Vogliamo fargli capire che se ne devono andare tutti a casa perchè sono loro, i politici di tutti gli schieramenti, ad aver generato la crisi.>> Queste le dichiarazioni corali che chiamavano in causa tutti i siciliani a scendere in piazza per bloccare l'austerità e le politiche di rigore. E alla fine un bel falò. Speriamo sia purificatore.
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