Il 19 luglio del 1992 moriva Paolo Borsellino magistrato, eroe italiano e vittima della mafia. Nella terribile strage di via D'Amelio persero la vita anche gli agenti di scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina.
Vent’anni fa moriva Paolo Borsellino, ed oggi più di allora ne è vivo il ricordo, per l'esempio che ha consegnato alla società civile. Paolo Borsellino è il Magistrato che ha lasciato un segno indelebile e a tutt'oggi senza uguali. Rappresenta un simbolo per tutti gli italiani – e non solo per i siciliani – di onestà, lealtà, legalità e sacrificio ad ogni costo. Un vero eroe nel senso letterale del termine, perché sapeva di essere stato condannato a morte dalla mafia e, nonostante ciò, ha continuato a lavorare fino all'ultimo dei suoi giorni e fino alle estreme conseguenze. Entrato in magistratura nel 1963, ha speso tutta la sua carriera professionale in Sicilia. Ha ricoperto importanti incarichi e seguito delicatissimi processi di mafia: pretore a Mazara del Vallo nel 1967, nel 1975 approda a Palermo nell'ufficio istruzione guidato da Rocco Chinnici anch'egli vittima della Mafia. Nel 1980 fa parte del famoso pool antimafia con Giovanni Falcone e altri valorosi magistrati e poliziotti. Procuratore della Repubblica a Marsala nel 1986 e Procuratore Aggiunto a Palermo nel 1991.
Una vita professionale scandita da tanti importanti momenti lavorativi, da tante esperienze umane, ma anche da momenti di confronto con la società civile che mai ha dimenticato il suo eroe. Borsellino, lui sì vero uomo delle istituzioni, perse la vita, insieme alla sua scorta, il 19 luglio del 1992 nella terribile strage di via D'Amelio. Ma il vile gesto mafioso non ha interrotto né mai interromperà la vita di questi eroi, morti per inseguire i loro ideali. E non ha mai spezzato il legame che continua a perdurare con la società civile, con i palermitani, con i siciliani e con gli italiani, perché è impossibile dimenticarne l’impegno e il grande esempio.
Paolo Borsellino dunque come modello e icona non solo nell'immaginario collettivo ma anche nella realtà. Sono tanti i giovani studenti di Giurisprudenza, fra questi anche mio figlio Giuseppe, che vogliono e vedono la professione di Magistrato come un impegno serio da affrontare in una società civile ed in progresso. Paolo Borsellino è l’eroe buono. L’eroe che restituisce alla Giustizia, quella vera, dignità. E gli studiosi del diritto, amanti delle istituzioni e del credo al quale si sono ispirati e che coltivano attraverso i loro studi, ne sono fortemente convinti. E sono loro, i giovani più studiosi e più meritevoli che spesso subiscono le angherie ed i soprusi di isterici “assistenti per caso”, messi nelle cattedre del potere solo perché figli delle lobby. Eppure, come veri gladiatori, vanno avanti perché ci credono veramente, perché sono forti e lottatori, perché sono i piccoli eroi del quotidiano, ed un giorno saranno veri, grandi uomini. E, nonostante le difficoltà incontrate, restano orgogliosi e vanno avanti fieri e a testa alta, ignorando le speculazioni del potere e non lasciandosi scoraggiare dalla prepotenza, dalla pochezza ed inettitudine dei privilegiati prescelti, perché credono ad un mondo più vero e giusto … Sono ragazzi che godono di tutta la mia ammirazione e della mia incondizionata stima, soprattutto perché sono “figli di nessuno”. Sono i puri che, malgrado le delusioni e le continue sollecitazioni ed amarezze, non si sono mai ispirati (e sarebbe più facile) ai falsi miti di oggi: stupidi cialtroni intrisi di volgare inettitudine. E vogliono continuare i loro studi e provare il concorso più difficile, provare ad entrare in magistratura, come un sogno a completamento degli studi fatti, ma soprattutto per inseguire i loro ideali. Hanno nella loro testa modelli seri, e fra questi anche il giudice Paolo Borsellino. Insomma, sono i veri idealisti, che resistono e insistono, nonostante i cattivi esempi incontrati; esempi che farebbero venire la voglia di buttare tutto all’aria e di investire la loro vita in più “redditizi mestieri” … perché allo stato attuale la “lealtà di vita”, in ogni ambito, sembra solo un lontanissimo miraggio. Ma è anche giusto affermare che, anche chi non è un giurista pone, a buon diritto, Borsellino come un vero esempio da imitare. Del resto come dar loro torto. Quale più fulgido esempio può venire alla mente, quando si discute di legalità, impegno e sacrificio, se non quello del Giudice Borsellino?
Paolo Borsellino è stato in grado di onorare lo Stato con il suo lavoro e con il suo esempio. È morto per gli ideali, di ideali. Sembra davvero incredibile in questi tristi tempi del nulla, del vuoto assoluto, parlare ancora di ideali. E farebbero bene le inutile moltitudini di folle, senza carattere e colore, a porsi in profonda riflessione. Ma non credo che lo faranno, è un compito troppo difficile e impegnativo. Paolo Borsellino è immortale, ma loro non lo saranno, le loro azioni meschine e la loro pochezza umana, non li renderà mai eterni. Saranno dimenticati se saranno fortunati, oppure fortemente odiati, anche nel ricordo. Nessuno torna più, lo sappiamo bene, ma l’immortalità di un uomo non consiste forse nel suo ricordo? E dopo vent’anni Paolo Borsellino lo è! È con noi!
P.S. Tante saranno le manifestazioni per onorare la ricorrenza. Ed è giusto partecipare per non dimenticare.
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