Certe morti autorevoli, oltre ad arrecare un minimo sussulto, almeno per i più sensibili, in realtà accendono fuochi di indignazione e invitano ancora una volta a ribellarsi. Alla beffa di leggere numeri inimmaginabili, per i NON politici, si aggiunge anche un ingiustificabile supervitalizio che va in eredità ai familiari del privilegiato - illustrissimo defunto - dopo la dipartita. Tutto questo è assolutamente intollerabile, assurdo, mortificante sperequazione, per i pensionati che non possono neanche programmare il pane quotidiano.
La morte lascia quasi sempre un vuoto, una mancanza affettiva importante nella vita dei congiunti e dei familiari, e spesso è una tragedia per il sostentamento di chi rimane. Proprio la stessa mattina della morte dell’emerito presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, mentre mi recavo al lavoro, in portineria, ho incontrato una novella anziana vedova. Dopo i convenevoli di rito, ho chiesto come andava in ogni senso, e non per curiosità, soltanto per mera umanità. La risposta della signora è stata lapidaria: se non ci sarà un miracolo, dovrò lasciare la casa, con la mia pensione di trecento euro (NON trentamila!!) e la misera reversibilità di mio marito non potrò più pagarla. Adesso che mio marito non c’è più, non posso provvedere nemmeno ai bisogni primari, come ben sa sono molto malata: le medicine, le utenze, la casa... non ce la posso fare. Poi, sempre con tono dimesso, spontaneamente ci teneva a giustificare i tre figli sposati, ognuno preda delle proprie ambasce, confidando solo in Dio e nella pietà del padrone di casa di dimezzarle l’affitto, giusto per non essere di peso a nessuno. É inutile che aggiunga che ci ho riflettuto tutto il giorno, con tristezza e sensazione di impotenza. Nella tarda mattinata giunge notizia della morte dell’emerito Presidente, morte gloriosissima. Figurarsi! E senza problemi economici per chi rimane. E ripensando al mio incontro mattutino mi sono detta: “questo stato di miseria riguarda solo la gente comune”, e oggi come sappiamo sempre più frequentemente. Il lavoro che non c'è, l’acquisto di una casa divenuto quasi un miraggio, e le famiglie sempre più monoreddito. E la morte del capofamiglia – spesso l’unico con reddito - rappresenta la fine del minimo sostentamento famigliare. Ci sono morti che invece non spostano nulla agli eredi: tutto rimane immutato, almeno per quanto concerne i bisogni materiali. Su quelli dello spirito non è dato fare una sincera analisi. Fatti loro. A noi normali cittadini interessa solo l’analisi dei vergognosi privilegi che si sono - inventati - per la loro casta di presidenti, rappresentanti parlamentari, senatori, deputati, etc. E non è giusto, ribadisco, che la loro condizione sia diversa da quella dei comuni cittadini.
La lamentela arriva anche dal presidente dell’Inps Tito Boeri che torna ancora una volta all’attacco contro gli assegni percepiti dagli ex deputati e senatori, sostenendo che i vitalizi dei parlamentari sono quasi il doppio di quanto sarebbe giustificato alla luce dei contributi versati. E noi, banali mortali, dobbiamo invece lavorare quasi tutta la vita per raggiungere con i contributi versati, una pensione magari minima per la nostra sempre più povera sopravvivenza… sempre se ci arriviamo! Gli ignobili che ci governano, hanno addirittura chiesto, ai penalizzati della legge Fornero, di indebitarsi con le banche per riscattare gli anni mancanti al fine di andare in pensione: in realtà senza l'intevento di tale legge, sarebbe stato un diritto acquisito! E leso soltanto per coprire i debiti dello Stato. Una penalizzazione studiata ad hoc e accettata da tutti i partiti - durante il governo Monti -, vergognosa vergognosa vergognosa! Intanto, sempre secondo le dichiarazioni di Boeri, in audizione nella commissione Affari costituzionali della Camera, oggi ci sono circa 2.600 vitalizi in pagamento, per un costo stimato in circa 190 milioni di euro, esclusi i vitalizi legati agli anni di servizio presso il Parlamento europeo o presso Consigli Regionali. E applicando le regole del sistema contributivo, oggi in vigore per tutti gli altri lavoratori italiani, all’intera carriera contributiva dei parlamentari, la spesa per vitalizi si ridurrebbe del 40% scendendo a 118 milioni, con un risparmio, dunque, di circa 76 milioni di euro l’anno, con la conseguenza che le casse dello Stato vedrebbero quindi le uscite scendere di 760 milioni nei prossimi 10 anni. Ecco una piccola mossa che renderebbe almeno un po’ di giustizia sociale rispetto alla crisi economica che stiamo vivendo. Si potrebbe magari iniziare proprio dalle pensioni di reversibilità di cui godono gli eletti della politica, parlamentari e consiglieri regionali. Mogli, mariti, figli, fratelli etc. che per anni o decenni campano con il vitalizio dell'ex onorevole di turno trapassato. Un assegno, nella maggioranza dei casi, ottenuto con una contribuzione minima, una sola legislatura, o un solo mese, addirittura un solo giorno in Parlamento per Luca Boneschi, dei Radicali, ventiquattrore alla Camera nel febbraio dell'82 e pensione a vita!
Alla luce di ciò e tanto altro ancora, ci chiediamo come mai il Movimento 5 Stelle ha così tanto successo? Ma perché parla la lingua delle persone oneste, ecco perché! Ci urlano dai loro palchi, fra la folla disperata, di volere eliminare tutti questi soprusi. E se strada facendo magari inciampano... non interessa che all’opposizione, ma non alla vox populi che io rappresento. Peggio di come siamo messi non si può! Basta privilegi, basta casta! E non sarà un SI che modifica la Costituzione, e dunque l'eventuale eliminazione del numero sproporzionato e inutile dei deputati e senatori, a cambiare il loro status di privilegiati, e la nostra condizione di umiliati. Ci vuole una vera e propria rivoluzione, quella che tutti sentiamo, foss’anche con un voto di rottura, anche se non completamente sicuri delle conseguenze. E questo accade quando si tocca il fondo, e noi siamo già sprofondati.
Marina De Luca
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