Ormai sono troppe le tragedie consumate a danno dei giovani. L'ennesima arriva dalla Capitale. Si sentiva escluso, e aveva soltanto 14 anni. "Sono omosessuale, nessuno capisce il mio dramma e non so come farlo accettare alla mia famiglia". Due messaggi, uno su un foglio di carta, l'altro su una pen drive. Poi la decisione di farla finita. L'ultima morte giovane che arriva dopo quella di un quindicenne gay trovato appeso a una corda nel bagno di casa dei nonni, e dopo il tentativo di suicidio di un altro adolescente che si è lanciato dalla finestra dell'istituto romano che frequentava, durante la ricreazione. Morti che annunciano l'impossibilità di vivere la propria vita, le personali scelte, perfino quelle della sfera più intima, che investe i sentimenti privati.
L'amore che non osa pronunciare il suo nome.
Alfred Douglas
Non dovrà mai più essere così. L’amore è solo amore, nell’accezione più nobile della parola.
C'è l'età della fragilità. Chi non ricorda i periodi delle incertezze per qualche brufolo di troppo o magari chilo di troppo! Il rifiuto di un amore, il tradimento di un amico, quello più caro!
Forse ci sono casi da denunciare, forse esiste davvero l'omofobia, anche se stento a crederlo. Ho sempre incontrato, per mia fortuna e per lo più, persone perbene e gioventù sana; umanità intelligente e ricca di principi, probabilmente perchè educati alla vita e al culto del pensiero. La verità è che oggi mancano gli educatori, educatori di sani sentimenti, così come nella vita politica, e più in generale in ogni campo. I ragazzi sono confusi, e spesso non sanno a chi confidare le proprie angosce. E, in ogni caso, non trovano risposte soddisfacenti. E la famiglia? A volte risulta inadeguata per mancanza di dialogo, per paura del giudizio di amici o parenti velenosi; e tende a non affrontare l'argomento. Lo elude anche per timore, perché intravede serie difficoltà nel futuro del figlio/a, già oppresso da fastidiosi problemi. E così, nella migliore delle ipotesi, si agisce come gli struzzi. La verità è che la nostra società non è ancora pronta, forse perchè intrisa di cultura cattolica, di mani piene di peccati ma, sbattute nel petto – senza coscienza - delle grazie! Si vergogni chi opera nel male, chi è cattivo nello spirito, chi non sa abbracciare un’anima bisognosa di amore e di conforto. Tutto si riduce alla visione del “vizio”. Ma che vizi potevano avere questi poveri ragazzi? Sono morti! Morti. Hanno volontariamente rinunciato alla vita perché si sono sentiti diversi: brutti, sporchi e cattivi! E invece avevano bisogno di abbracci, di parole di incoraggiamento, di capire il loro essere ancora confuso che si affacciava alla vita e alla sessualità nel modo più difficile... perfino nell’accettarsi. Nessuno si è scomodato di comprendere il loro profondo malessere, di cercare un dialogo diverso. O, forse, qualcuno ci ha provato, ma il danno si era già consumato. É comodo eludere i problemi sentendosi fortunati semplicemente perché non ci appartengono. Non sono certa che giuste leggi possano compensare il dolore profondo dell’anima, tuttavia sono necessarie per arginare, almeno, le diversità dei diritti. E poi ci vorrà molto tempo affinchè nel nostro Paese la cultura si erga a livelli superiori; e dove anche lo scempio di un gay pride risulti inutile, perchè non servirà dimostrare più nulla. Intanto che il tempo compia il suo difficile lavoro, agli altri, più intelligenti individui, il compito di isolare i cretini del sapere, che in realtà non sanno proprio niente, che sono il vuoto più assoluto. E alle famiglie sofferenti voglio offrire la mia più totale solidarietà insieme ai tanti che partecipano alla loro sofferenza. E immagino, ancora di più, per chi vive lo stesso tormento, magari nell'assoluta solitudine. I figli sono preziosi, così come sono, ed è compito di chi li mette al mondo educarli e accompagnarli alla vita.
Marina De Luca
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