Con il termine spending review, che significa revisione della spesa pubblica, si intende quel processo diretto a migliorare l'efficienza e l'efficacia della macchina statale nella gestione della spesa pubblica. Il principio dell'operazione dovrebbe essere quello di identificare spese che non contribuiscono a raggiungere gli obiettivi che sono stati affidati alle diverse amministrazioni o che li raggiungono solo in maniera inefficiente, a fronte di spese molto più alte del necessario. Ciò avviene attraverso l'analisi e la valutazione delle strutture organizzative, delle procedure di decisione e di attuazione, dei singoli atti all’interno dei programmi, dei risultati. La revisione della spesa pubblica investe anche gli acquisti delle amministrazioni.
Tale strumento di razionalizzazione della spesa pubblica è stato avviato già in altri paesi: Regno Unito, Canada, Olanda, Nuova Zelanda e Francia. in Italia per paradossale che possa sembrare è sui posti letto ospedalieri che si gioca la partita forse più importante della spending review. Si sa che la sanità è il settore più delicato e nevralgico, sia per impatto che per volumi di spesa. Infatti, nonostante il ministro della Salute Renato Balduzzi ieri pomeriggio si sia affrettato a chiarire che “Roma non imporrà chiusure automatiche di ospedali”, la bozza di decreto sulla spending review per quel che riguarda le misure che le Regioni devono adottare sembra parlare chiaro. Si parla infatti di “cessazione delle attività” per i presidi ospedalieri con meno di 80 posti letto, una misura che potrebbe portare alla soppressione di ben 149 ospedali sull'intero territorio nazionale. Inoltre, va ricordato che un altro dei punti in discussione è l'abbassamento dello standard ad un numero di 3,7 posti letto ogni mille abitanti contro gli attuali 4,2; un provvedimento che avrebbe un forte impatto anche in relazione ai problemi endemici di alcune strutture (sovraffollamento e carenza di attrezzature). Scelte che contribuiscono ad alzare il livello dello scontro fra Regioni (che parlano di tagli lineari) ed esecutivo.
Questi gli ospedali candidati alla chiusura nella regione Sicilia
Ribera: Presidio Ospedaliero F.lli Parlapiano;
San Cataldo: Presidio OspedalieroM. Raimondi;
Mussomeli: Presidio Ospedaliero Maria Immacolata Longo;
Mazzarino:Presidio Ospedaliero S. Stefano;
Niscemi: Presidio Ospedaliero Suor Cecilia Basarocco;
Lipari: Ospedale Lipari;
Sant'Agata di Militello: Presidio Ospedaliero S.Agata Militello;
Petralia Sottana: Presidio Ospedaliero Madonna dell'Alto;
Termini Imerese: Ospedale pubblico S. Cimino;
Corleone: Ospedale dei Bianchi V.Emanuele;
Palermo: Ospedale aiuto materno;
Palermo: Casa del sole Lanza di Trabia;
Palermo: Ex Presidio Ospedaliero Guadagna;
Avola: Ospedale G. di Maria;
Pantelleria: Presidio Ospedaliero B. Nagar.
Poichè ancora nulla è definitivo, auspichiamo che questo severo provvedimento, che vede intere zone della Sicilia mutilate di essenziali presidi ospedalieri "salva umanità" (per i paesi più piccoli e le isole), sia rivisto nella totale interezza, apparendo gravissimo un simile taglio che necessiterebbe altrimenti di ristrutturazioni e revisioni in altro senso, aumentando semmai i posti letto e migliorando le strutture nella loro totalità, eliminando le cosiddette "mele marce". I tagli, cari Signori Ministri, si possono e devono fare, data l'urgente e grave situazione in cui versa l'Italia, ma occorre cercare in altre inutili sedi, e sono tante. E resta inteso che siamo ancora in attesa dei vostri personali tagli, nessun buon esempio, nessuna rinuncia si è ancora annunciata, e di tempo ne avete avuto a sufficienza per mutilare gli italiani più poveri. Complimenti!
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