Siamo giunti alla fine dell’anno ed è tempo di bilanci, appelli e auguri.
La sensazione di tristezza che in molti proviamo è la consapevolezza di vivere un tempo grave, che sembra non volere finire. Un altro anno è trascorso, un anno particolarmente difficile, lento e stanco, che non dimenticheremo per la mancanza di serenità di spirito e prosperità. E sembra che non abbiamo risolto, tutt’altro! I conti in rosso del debito pubblico, gli impegni con l’Europa e tanto altro ci inchiodano a pagare somme inesauribili di denaro e, dunque, ancora e ancora sacrifici. Magari non sarà così proprio per tutti (non conosco ad esempio politici poveri, e neanche i loro figli disoccupati, senza casa e senza stipendio), ma per la maggior parte dell’umanità - senza privilegi - lo è. Restringendo i confini geografici la certezza aumenta diventa quasi granitica, pertanto trovare parole augurali adeguate è arduo, se non addirittura superfluo. Che si desiderino pace, benessere e salute per tutta l'umanità, e non solo per 24 inutili ore di leggerezza dell'essere, è cosa certa! Ogni anno salutiamo il vecchio anno, per abbracciarne un altro, con la speranza di un nuovo inizio, di un anno migliore, quasi si dovesse compiere un miracolo. E in effetti siamo arrivati a sperare nei miracoli! Ed è per tale ragione che questa volta il mio saluto sarà timido, ansioso e poco gioioso. L’incognita è grande, preoccupante! Ma a ben riflettere la vera incognita è l'essere umano, capace di creare e di distruggere nello stesso tempo, anche quando ha o aveva compiuto un buon operato. La sua mente è un mistero intriso di sorprese, talvolta ricca di potenziale che tuttavia non sa quasi mai pienamente sfruttare. Perché? Le motivazioni sono profonde e svariate, esse attengono specialmente alla sfera della materialità e all’incapacità di regolare le emozioni. L’essere umano si è incattivito, la civiltà e il consumismo sembrano aver creato nuovi mostri, colossi di insensibilità spirituale. La cronaca di quest’anno è stata tremenda, ci ha letteralmente gelati: femminicidi, infanticidi, omicidi efferati, furti, politica inefficiente, infiltrazioni mafiose nei palazzi del governo … e tanto altro. L’impressione è che tali attitudini comportamentali protendano a peggiorare di anno in anno sempre più. Inoltre gravi problemi stanno dividendo le coscienze, e la stessa Nazione, rendendola per taluni razzista e per altri fin troppo liberale, e questo perché non si è saputa, o forse voluta per interessi maggiori, regolamentare l’immigrazione, inclusi usi e costumi degli ospiti immigrati. Ospiti, appunto, e non padroni di casa! L’incapacità e la crudeltà regnano perfino nelle scuole, dove il delirio di alcuni insegnanti ha preso il sopravvento, lasciando cadere nell’oblio l’operato di altri ottimi istitutori. Alcuni hanno violentato con assurde idee le nostre amate tradizioni natalizie: i canti, le recite dei più piccoli, e perfino il nostro, per me amato, Crocifisso. Tutto questo è inconcepibile! Non trovo parole adeguate per esprimere il mio più totale dissenso: l’argomento, da sempre, mi infiamma. Il mio appello è dunque accorato, ed è rivolto a tutti, ma soprattutto a chi detiene le fila del potere. É già tardi per cercare di cambiare, di andare alla scoperta del positivo potenziale, per orientarlo a scopi di importanza universale, e mai più personale. Occorre fermare l’imperante egocentrismo, occorre guardare al mondo attraverso lo studio; la ricerca; la buona lettura; il lavoro; l’umiltà; percorrendo i canali del sapere e del rigore morale che più ci appartengono, per alimentare la nostra evoluzione, perché altrimenti si andrà sempre più verso il procedimento inverso. Un importante punto di partenza potrebbe essere un’accurata analisi introspettiva, al fine di riformare se stessi, guarire le anime, e riportare l’onestà intellettuale fra le genti. Non è piacevole essere consapevoli di essere stati sfruttati e umiliati senza nessuna pietà, di essere stati lo scherno dei più forti, anche sfrontatamente. Ma ogni cosa ha un tempo che prima o poi si esaurisce. Il popolo da troppo tempo non è più nei pensieri di chi se ne sarebbe dovuto occupare con assoluta dedizione, perfino con amore. Le imposte sono aumentate a dismisura, e noi, cittadini quasi inermi, siamo diventati, giorno dopo giorno, sempre più spenti e stanchi. Reazioni? Solo pacate e dai più disperati. Ormai siamo come barche alla deriva, senza timonieri. Solo un miracolo, un cambio di rotta da parte del Governo (il timoniere assente), potrebbe evitare il naufragio. Non è un compito semplice, comprendo che si dovranno modificare i rapporti con l’Europa, per evitare l’aggravarsi dell’impoverimento generale. Ma si dovrà per forza tentare. Il gettito fiscale, oramai alle stelle, ha già messo le aziende in ginocchio: il solo pensiero di un altro anno simile e l'aumento dell’IVA non è di beneficio, e se così sarà, produrrà - per forza maggiore - un incremento dell’evasione. Stando così le cose: come essere ottimisti? Ecco perché oggi, ancora di più, il futuro ci appare incerto, soprattutto per i nostri figli che presto saranno obbligati, se la proiezione economica e sociale resterà immutata, ad abbandonare il Paese per trasferirsi in qualche altro meglio governato – si spera - magari da uomini più saggi e modigerati negli usi e nei costumi personali. Ci servono opere e operati importanti per concorrere ad una reale crescita socio-economica, evitando perfino l’arretramento culturale, morale e soprattutto politico. La ricchezza di un paese sono i giovani, gli abitanti e la loro stanzialità. É così semplice da comprendere! Cari politici, sarete ricordati per le azioni compiute, e non per le parole che utilizzate sapientemente. É eticamente discutibile e moralmente riprovevole il modo in cui ci avete strumentalizzati: avete letteralmente saccheggiato i nostri diritti, privandoci dei più scontati e perfino elementari servizi civici. Non avete avuto pietà di nessuno, e avete pescato sempre dai soliti noti con le stesse banali ma devastanti soluzioni. Tavoli politici e tecnici, di auto-eletti e non per le stesse conclusioni, per privilegi a pacchetti, bonus, come le promozioni per il traffico dei cellulari; insomma attività che non sono state utili ai fini di ristabilizzare le finanze, ma solo un ulteriore danno da dimenticare. Così come non dobbiamo dimenticare i suicidi per Equitalia e i madornali errori con i piccoli imprenditori e con chi ha perso il lavoro per sempre. Non potete agire senza coscienza, e se mancano le leggi fatele! Magari di notte, come quelle che realizzate urgentemente a favore dei vostri maledetti privilegi. Ormai siamo fin troppo consapevoli del peso delle nostre esistenze, terrorizzati per il futuro dei nostri figli, ed impossibilitati di respirare con l'anima sgombra da ombre. Avete distrutto, si distrutto!, una Nazione ricca di storia e di onore; lacerandola in ogni dove. La sua ricostruzione sarà lenta e richiederà tempo e sforzi inimmaginabili, soprattutto dal Popolo Sovrano! Sempre lo stesso soggetto. Orbene, solo se riuscirete a farci ricredere ci sarà una flebile speranza di ripresa, e forse anche il desiderio di ricominciare, di rimboccarsi le maniche e andare a lavorare con operosità. Altrimenti anche per voi sarà la fine, perderete i vostri assurdi ed immorali privilegi, ai quali voglio ancora una volta sottolineare, non avete mai rinunciato, e che vi siete regalati con le leggi a porte chiuse. I diritti acquisiti e le pensioni intoccabili sono soltanto per voi? Per gli altri diminuite e tagliate a vostro piacimento. Proprio senza pietà, senza più capire cosa fate e chi colpite. Vergognatevi! Le elemosine a caccia di voti, ottimo specchietto per le allodole, non funzioneranno più, hanno finito la loro breve storia. E spero che tutti comprendano, finalmente!
Prima di concludere questo tristissimo bilancio di fine anno, spogli di qualsiasi positiva emozione, voglio ringraziare i resistenti, gli uomini in trincea, coloro che vanno a lavorare come me ogni giorno per pagare le (STRA)imposte e ritornano a casa solo con l’illusione di poter godere, prima o poi, di qualche frutto del loro lavoro, per uso personale, tuttavia sempre felici di restare ancorati al loro posto. Ecco, siamo Noi gli uomini d’onore! Non i mafiosi, non i delinquenti, non gli infiltrati dei palazzi. Noi. Che uso improprio questo nobile termine! Voglio soprattutto ricordare, augurando loro ogni immenso bene, i più umili e i sofferenti: i veri eroi di questi nostri grigi giorni.
Marina De Luca
Vede, mia moglie si vergognerebbe di andare a Campo de' Fiori a comprare l'insalata o le pere sul macchinone ministeriale. Sarebbe uno schiaffo alla povera gente, un abuso di potere, un furto.
Sandro Pertini
(tratto dall'intervista di Nantas Salvalaggio, 1974)
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