Quando il lussuoso transatlantico britannico Titanic cozzò contro un iceberg il 14 aprile 1912, la maggior parte degli esperti pensò che il vascello si fosse inabissato a causa di un'ampia falla prodottasi nello scafo d'acciaio. Ma una recente spedizione ha dimostrato che è stato il luogo più che l'entità del danno a far sprofondare il transatlantico, provocando la morte di più di 1500 persone. Oltre a esaminare il relitto per determinare i danni reali allo scafo, la spedizione ha cercato anche le risposte a diverse altre questioni: se la nave si fosse spezzata quando era ancora in superficie, fino a che punto le imperfezioni dell'acciaio usato per costruire lo scafo del Titanic potessero aver contribuito al disastro e quanto a lungo il relitto avrebbe potuto conservarsi nelle profondità dell'oceano. La spedizione ha tentato anche di sollevare una sezione di 28 metri quadri dello scafo, ma una tempesta ha spezzato le cime d'ormeggio e il troncone si è inabissato nuovamente nell'oceano.
Ingegneri navali (tra cui uno dello stesso cantiere navale che costruì il Titanic), un microbiologo e degli studiosi del relitto erano tra gli esperti che accompagnavano la spedizione, tenutasi nell'agosto del 1996. L'impresa fu organizzata dalla TV via cavo Discovery Channel, dalla sua controparte francese Ellipse e dalla RMS Titanic Inc., custode del sito su cui si trova il relitto del transatlantico. I risultati furono resi noti il 13 aprile 1997 in un documentario intitolato "Titanic": anatomia di un disastro. La spedizione congiunta franco-statunitense scoprì il relitto del Titanic nel 1985, a circa 150 chilometri a sud di Grand Banks of Newfoundland, a una profondità di 3800 metri. Da allora sono state tentate sette spedizioni, che hanno recuperato fotografie e oggetti vari, ma che non sono mai riuscite a verificare con certezza che genere di danni avesse prodotto la collisione del Titanic con l'iceberg. Secondo gli esperti della spedizione del 1996, la prua del transatlantico colpì il fondale di spigolo e poi scivolò sollevando sedimenti che hanno coperto l'area di scafo danneggiata. Per superare questo ostacolo la spedizione del '96 usò sofisticati sonar per determinare l'entità e la natura della falla.
Il Titanic fu considerato pressoché inaffondabile perché il suo scafo era diviso in 16 compartimenti stagni. La nave era progettata per stare a galla anche se due compartimenti adiacenti o i quattro anteriori (che erano leggermente più piccoli) avessero imbarcato acqua. Di conseguenza gli autori di molti libri sull'argomento pensarono che solo un lungo squarcio di almeno 90 metri avrebbe potuto far affondare una nave lunga 269 metri. Ma Edward Wilding, ingegnere navale, appena dopo il disastro affermò che l'area danneggiata dall'impatto con l'iceberg non era molto grande e che forse non arrivava nemmeno al metro quadro. Altri, invece, non erano disposti a credere che un transatlantico di quelle dimensioni potesse affondare in seguito a una falla così piccola e così si creò il mito dell'enorme squarcio. Spedizioni precedenti non avevano trovato traccia di grandi falle e l'ultimo test effettuato con il sonar confermò l'ipotesi di Wilding che ci fossero solo danni limitati: lungo un troncone di scafo lungo 35 metri furono rilevate sei sottili fessure che in totale coprivano la superficie di un metro quadro circa. Le incisioni riguardavano sei compartimenti stagni ed erano però diffuse in punti chiave, lungo le giunture dei ribattini. Se il danno fosse stato leggermente minore forse si sarebbe potuto evitare il disastro. Una spedizione, nel 1991 recuperò alcuni frammenti dello scafo del Titanic per sottoporli ad analisi. I test di laboratorio dimostrarono che la scarsa resistenza alle basse temperature dell'acciaio, che era considerato in realtà molto resistente agli urti, e la sua consistenza chimica avevano reso fragile il metallo. Tale supposizione era confortata dal fatto che il Titanic stava navigando in acque insolitamente fredde per quel periodo dell'anno. I test dimostrarono che esponendo i frammenti a temperature prossime allo zero, l'acciaio di cui erano fatti diventava estremamente fragile. La spedizione dell'agosto 1996 confermò queste scoperte e le usò per approfondire i motivi per cui il Titanic si era spezzato in due prima di affondare.
Al tempo del disastro erano state raccolte testimonianze discordanti sul momento in cui il transatlantico si era spezzato: taluni sostenevano che fosse successo in superficie, altri che la nave si era inabissata intatta. Molti passeggeri, però, affermarono che l'imbarcazione si era spezzata quando era ancora in superficie. Le prime spedizioni sul luogo del disastro accertarono che il transatlantico giaceva sul fondale dell'oceano diviso in due tronconi, ma alcuni esperti ipotizzarono che la nave si fosse spezzata mentre andava a fondo, e che ci potesse essere un terzo pezzo. In base alle nuove scoperte sulla natura del danno riportato dal Titanic e sul materiale usato per lo scafo, gli ingegneri navali hanno simulato al computer lo stress subito dallo scafo, in modo da determinare che genere di sollecitazioni fossero state predominanti al momento del disastro. La simulazione ha dimostrato che il peso della prua a tenuta stagna avrebbe esercitato sollecitazioni capaci di provocare danni importanti alle paratie d'acciaio del transatlantico mentre l'imbarcazione affondava, confermando così l'ipotesi che la nave si sia spezzata appena dopo essersi inabissata. Inoltre la spedizione del 1996 ha localizzato un terzo troncone della nave, dimostrando così che l'imbarcazione si era spezzata in due punti. Grandi furono le forze che cospirarono per affondare il Titanic, ma gli scienziati hanno scoperto che sono state delle piccolezze a farla spezzare e scomparire nelle acque. "Da quando il Titanic è affondato, dalla lontana primavera del 1912, dei microrganismi che si nutrono di metallo hanno probabilmente indebolito ulteriormente la struttura del transatlantico" ha detto uno degli esperti della spedizione "e alla fine il relitto non riuscirà più a sostenere il suo stesso peso".
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