Una pila di carpette sulla mia scrivania mi scuote e mi riporta alla triste realtà di questi infiniti giorni di malessere politico. Di un’Italia sommersa dai debiti e asservita, quasi prigioniera, ad un’Europa che vanta le sue ragioni e che ci ha giudicati spreconi, per usare un eufemismo. Nelle numerose carpette, che giacciono come cadaveri sul mio tavolo, pronte per essere archiviate, c’è la storia o la vita se preferite di molte aziende che oggi non esistono più, hanno chiuso i loro battenti per sempre. C’è chi è andato a casa ancora quasi indenne, chi ha pensato bene di ritirarsi prima che sia troppo tardi e chi invece ha sforato l’ora, ed è finito nell’elenco dei falliti. Che triste parola per un lavoratore! Un termine tante volte utilizzato a sproposito, che meriterebbe invece più rispetto. Lacrimuccia di rito e riflessione arrabbiata a seguito di tale stato emotivo. Ci hanno comunicato che per l’Iva e Imu c’è tempo, visto? Tutti felici e contenti! Salvo spiegarci che questi soldi saranno prelevati dall’aumento dell’Irpef, Ires e Irap e dagli acconti dovuti dagli istituti di credito sulle ritenute nel 2013. Ma di spesa pubblica o spreco pubblico non si dovrà mai discutere, non sia mai! Insomma è inutile prendersi in giro, la verità è una sola: l’Italia cade a pezzi e per ora abbiamo avuto soltanto timonieri di passaggio e rattoppatori. Per carità nulla contro Letta o chicchessia, ma di fatto non sembra che abbia la capacità politica atta a portare l’Italia fuori da questo stato di quasi fallimento. Già si intravede un Decreto del fare che fa acqua da tutte le parti: è stato sufficiente dare uno sguardo ai provvedimenti sull’occupazione giovanile. Esaminando il passato non ci viene in mente nessuno che oggi possa ricoprire il ruolo di Premier. Monti si è rivelato il più grande flop della storia, sembrava un serissimo sanatore, invece ha fatto la politica delle banche, ha ragionato da banchiere senza guardare al futuro dell’Italia e alle tasche degli italiani. Berlusconi, ormai, ha finito la sua storia, è inutile riprendere la triste realtà. Il potere ha accecato la ragione portandolo su strade tortuose, impervie e di autodistruzione. Insomma chi resta? Nessuno ad oggi, nessun leader emergente. Ed inoltre, sempre a mio modesto avviso, la politica democratica non può più funzionare, ormai serve una sola testa, un unico pensiero davvero risolutore. Ma chi potrebbe essere? Sono arrivata ad un mio personalissimo pensiero.
Mi è venuta incontro la storia di Lord George Brummel che nel 1918 fu sindaco di Palermo. Si, proprio un inglese, e la Sicilia rifiorì. E allora se fosse un europeo? Forse dovremmo fare intervenire un tedesco, un figlio della Merkell, ad esempio, per ristabilire la politica del risparmio ed evitare i famosi ed incomprensibili sprechi. Abbiamo bisogno di un dittatore, un po' più soft, magari uno di questi tempi, un europeo che ci guidi e ci dica come fanno i Paesi civili a vivere senza le ormai storiche vergogne italiche.
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