Di rose e zaghera, fosti cinta tu di figge normanna, fata magica santa palermitana, capolavoro di mano santa, un furrmine fu il tuo respiro, mille luci del mattino e Palermo liberasti dal maligno, l'angelo ti mise le ali della vita, eterna Rosalia…
Ieri sera, su iniziativa della presidenza del Consiglio comunale, in piazza Bologni a Palermo, «Il Trionfo di Rosalia» una rappresentazione teatrale di grande successo, replicata di anno in anno, di Salvo Licata con la rivisitazione in chiave attuale di Salvo Piparo.
Lo spettacolo, che fonda le sue radici nella messa in scena del Trionfo di Salvo Licata del 2004, è una favola moderna che sfiora tematiche importanti, e si dipana tra serio e faceto, sacro e profano. La narrazione è intensa, e l’attore-regista Salvo Piparo è apparso grandioso, straordinario, pieno di energia e liturgia. Ha coinvolto il numeroso pubblico presente ben oltre le più favorevoli e stimate aspettative, in performance uniche nel loro genere. Sul palco hanno sfilato attori professionisti e rappresentanti di strada di tutte le zone popolari e non di Palermo.
Hanno vinto l’orgoglio siciliano, la piazza, il mercato con i suoi particolari odori, e perfino tutte le possibili contraddizioni: dall’umile e sofferta straziante preghiera rivolta alla Santuzza, con volti provati che gridano dolore a scene di estrema trivialità profana. Si sono così ben amalgamati gli odori dei cibi di strada alle preghiere in onore e devozione per la nostra santa Rosalia, e tutto questo è stato avvertito con estrema naturalezza. Non ci potevamo non riconoscere nel nostro essere siciliani, ed è proprio in questa mescolanza di generi che si esprime la grandiosità della rappresentazione di Piparo, con la frenetica messa in scena di miti e mostri, belli e brutti, danze e suoni con musiche che toccano il cuore e rulli di pesanti tamburi in odor di morte. Ed ecco che si diventa un tutt’uno con il pubblico, e il pubblico applaude, avverte, sa che è tutto vero, preciso, perfetto! E allora perfino il profano diventa, è indispensabile, per le celebrazioni sacre. Ed è per questo che le fave sono “salite”, e distribuite con le mani che odorano di sudore e di calzini, è soltanto in Sicilia, terra dalle mille contraddizioni, che si osa fare! E che dire degli attori? Bravissimi, dal più piccolo al più grande, dall’inizio dello spettacolo con le pie donne in preghiera, così intense e così credibili!, e fino alla fine in un crescendo di immagini e icone singolari, del bene e del male. E intanto Piparo racconta, inventa, salta da un polo all’altro della piazza, coinvolge il pubblico, rendendolo compagno di avventura con la sua sorprendente semplicità ed empatia. Intuisce, comprende, aggiusta e trionfa anche lui con la Santuzza benedetta. “Rusulia!”, coram polulo amata e adorata, invocata, chiamata in quel Monte dove tutto appare rarefatto, e si resta in silenzio, nella drammatica attesa di una grazia, la prima fu quella della liberazione dalla peste, molto ben ricalcata dai giovani attori e ballerini della pièce teatrale.
Non potevano di certo mancare, e non sono mancate, allusioni piccanti e ammiccamenti sulla tragicomica situazione politica della nostra regione, su delicati interventi sbiancanti e purificatori, dove anche Buttafuoco con la sua “Buttanissima Sicilia”, ha reso il suo personale trionfo.
Ma uno spettacolo così ricco e intenso come poteva trovare la sua conclusione? In uno "scoppiettante" gioco d'artificio, mimato magistralmente dallo stesso Piparo, e nel corale e ripetuto da tutti i presenti: “Viva Palermo e Santa Rosalia!”
E viva sia!
Marina De Luca
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Il Trionfo di Rosalia di Salvo Licata con Salvo Piparo e Costanza Licata
Musiche: Francesco Cusumano - Irene Maria Salerno - Davide Velardi
Coreografie: Virginia Gambino
Aiuto regia: Clara Congera
e altri 50 tra attori, comparse e ballerine
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