Mai come in questa tornata elettorale ho sentito così forte l’incertezza e il vuoto di appartenenza. Aderire a chi, e perché? Quale programma? Quando un Paese non è in grado di esprimere una autorevole leadership politica e progettare, con i suoi concetti e peculiari visioni, un mondo in costante evoluzione; quando è perfino incapace di programmare il suo avvenire, diventa – per forza - preda della finanza e dei mostri sociali conservatori che assorbono tutte le energie dello Stato distruggendo le ultime speranze di ripristinare un corso degli eventi più favorevole alla collettività. Ed è per questo che oggi ci troviamo nel bel mezzo di una tempesta sistemica globale, schiavi dell’Europa. Nessuno ha più la certezza di avere capito. Ci hanno deluso e resi alla miseria, e più spaesati di quanto già non fossimo. Saremo la Grecia di domani? Si apriranno gli stessi scenari? Speriamo di no, ma il timore c’è, ed è anche gravemente motivato. L’Italia sta morendo per famelica inettitudine ed aggressione esterna. Ma, nel dibattito elettorale, i partiti ed il loro seguito di militanti osservanti, anziché affrontare i problemi urgenti, assumendosi le necessarie e dovute responsabilità, anche a fronte dei loro emolumenti, si sono lanciati in risse e vituperi e assurde, a dir poco, competizioni. E il paradosso è stato che, nonostante il parlare parlare e sproloquiare di onestà e perbenismo, si è depredato più dei tempi passati, impoverendo i cittadini come non mai. É stato l’anno più difficile e drammatico dei tempi moderni post industriali. La crisi che oggi investe il nostro Paese ha problematiche severe, che si esprimono – soprattutto - oltre la mera economia. Se ne sono infischiati dei valori, del perbenismo e del loro prossimo, senza ritegno alcuno. Hanno dilapidato risorse generali per misere “ragioni di bottega”, avvolti da un sistema oggettivamente logorato, consegnando nelle mani di avidi usurai europei e mondiali le patrie ricchezze; deprimendo, infine, le prospettive autonomistiche del nostro Paese. Recarsi alle urne in uno scenario così grave, e senza precedenti, è davvero difficile. Da stamattina ci penso e rimando questo momento, come o peggio che ad un esame di coscienza. Mi dispiacerebbe uscire dall’urna con la sensazione di avere sbagliato, di non aver saputo guardare oltre. Oggi, più che mai, serve un voto responsabile: bisogna essere politici più dei politici stessi! Tuttavia penso che questo non sarà risolutivo. L’Italia è gravemente ammalata di un cancro, forse irreversibile, e i nostri politici hanno giocato a chi vince per fare “il presidente”, una sorta di “monopoli politico” della peggiore arte del governo. Non saranno queste urne a liberarci dal marcio dei nostri giorni: le speranze sono davvero esigue.
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