Concedetemi per una volta una nota di forte rammarico! In questa disastrata Italia, dove la Cultura è un optional, ma dove le ruberie ed i malfattori imperano, esistono nuove “amministrazioni comunali” che in deciso contrasto con i bisogni del paese (rilancio economico del paese anche attraverso l’incremento turistico/ culturale/ artistico) decidono di chiudere un Festival musicale intitolato ad uno del maggiori compositori italiani: UMBERTO GIORDANO che nacque a Foggia, ma trascorse molti suoi anni sulle rive piemontesi del lago Maggiore, come Toscanini ed altri grandi.
Il BAVENO UMBERTO GIORDANO FESTIVAL nel 2014 raggiunge la sua 17^ edizione in un progredire di bellezza artistica e di seguito di spettatori locali e soprattutto turisti; queste sono cose conosciute però solo dai frequentatori, e non da chi ne decide le sorti! In disprezzo dei posti di lavoro, dell’indotto turistico in toto, verranno forse privilegiate feste che sono l’una la replica dell’altra; pur non demonizzandole e ritenendole socializzanti, queste feste non hanno altro valore aggiunto non solo dal punto di vista della cultura e delle emozioni, ma neppure sostanziali ricadute economiche sul territorio esaurendosi i benefici nella vendita di qualche salamella e qualche barile di birra in più.
BAVENO FESTIVAL 2014 - Giovedì 10 luglio ore 22,00
Andrea Dulbecco Dmitrij ( Variazioni sui temi del conc.op.35 di
Dmitrij Šostakovič
Arnold Shönberg Verklärte Nacht
Baveno Festival Ensemble
Raffaello Negri e Rossella Borsoni violino
Gianni De Rosa, Maria Bocelli viole
Andrea Sacchi e Marco Radaelli violoncelli
Salvatore Maiore contrabbasso
Andrea Dulbecco vibrafono
Alessandro Maria Carnelli direttore
Alla recensione del concerto inaugurale è buona cosa spendere due parole sull’ Umberto Giordano Baveno Festival che di anno in anno si va affermando con solide basi artistiche e seguito di pubblico. Il titolo dato quest’anno è “Incontri” e le note sul libro di sala di Raffaella Valsecchi- direttore artistico e di Sebastiano Romano-direttore allestimenti scenici, ben definiscono l’umanità della scelta, anzi delle scelte.
L’oggi incontra l’ieri. La contemporaneità è moderna: il titolo del concerto potrebbe avere ancora decine di sottotitoli, ognuno a sottolineare la magia che suoni e colori insieme hanno acquerellato, evocando visioni e suggestioni.
Il concerto d’apertura è iniziato alle ore 22,00 ed apparentemente può sembrare una scelta ardita, ma se coniughiamo il buio della sera con i colori delle installazioni di Sebastiano Romano, le poche luci sul palco dell’orchestra ed il rosso che illumina il circostante porticato, ecco che la scelta non appare solo opportuna , ma decisamente efficace.
Andrea Dulbecco solo sul palco di fronte al suo vibrafono ha iniziato a suonare; dal buio della piazza del sagrato è letteralmente spuntato un musicista con contrabbasso che ha iniziato un pizzicato e poi uno ad uno, ben distanziati ed a passo lento hanno fattoo uno scenografico ingresso tutti gli altri musicisti.
Dulbecco è ottimo compositore ed interprete e le sue improvvisazioni sul tema di Šostakovič hanno affascinato la ricca platea, rimasta ancor più coinvolta quando l’intero Ensemble è diventato partecipe. Il sensibile direttore Alessandro Maria Carnelli ha un gesto chiaro e sicuro; pur essendo buon conoscitore della matematica musicale vive e fa vivere la musica come un poetico dialogo, un insieme di ricercate vibranti sensazioni.
Colori in movimento salgono e scendono luminosi o cupi sulla facciata romanica della chiesa dedicata ai Santi Gervaso e Protaso; forme che evocano stili e pittori cari all’individuale immaginario fantasioso, ma che ben armonizzano con i chiari e scuri dell’orchestra: figure metafisiche ed onde in risacca si fondono misteriosamente con la profondità dei brani. Con Shönberg le emozioni si fanno ancor più tangibili e parimenti gli azzurri delle installazioni lasciano spazio al rosso che irrompe ed avvampa a sottolineare le note.
La scelta di affidare l’inaugurazione ad un giovane, ma già affermato direttore, espressione della ricchezza musicale del Lago Maggiore, risultata vincente: il Verbano è la terra del Maestro Carnelli ed “in casa” ha portato le esperienze maturate nei grandi teatri europei, confrontandosi con il grande Andrea Dulbecco che quale bis ha offerto delle variazioni su un tema jazz di Bill Evans.
Alla luce della vibrante atmosfera che ieri ha avvolto il sagrato della Parrochiale, è molto triste leggere che la nuova amministrazione comunale intenda chiudere una delle eccellenze culturali del Lago Maggiore, portando quindi ad estinzione il festival intitolato ad Umberto Giordano.
Fëdor Michajlovič Dostoevskij scrisse che “la Bellezza salverà il mondo”, concetto ripreso da Karol Woitjla ed nel caso del Baveno Festival non resta che sperare che non abbiano il soppravvento elementi che con la bellezza nulla hanno da spartire.
Di consuetudine chiudo la mia narrazione emotiva con questa frase “La Musica vince sempre”, ma per quanto riguarda questa edizione del Baveno Festival scriverò:
Speriamo che la Musica vinca sempre.
Renzo Bellardone
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