Un ridente albergo immerso nelle montagne fa da sfondo all’intreccio amoroso della proprietaria Gioseffa, innamorata di un avvocato. Leopoldo, primo cameriere, ama Gioseffa, non corrisposto. Una lite commerciale per una questione di mutande permetterà all’avvocato di innamorarsi della figlia dell’industriale Petronio Bottazzi che inventò le ‘mutande Maranello’, la parte avversa della causa. Questa è la sintesi della trama de ‘Al Cavallino Bianco’ l’operetta più rappresentata a mondo, dopo La Vedova allegra. Tra i titoli della fertile stagione del Coccia, brilla anche questo!
Operetta in due atti di Ralph Bénatzky
Corpo di ballo Novecento – Orchestra Cantieri d’Arte, diretta da Stefano Giaroli
Scene e costumi Artemio Cabassi
Coreografie Salvatore Loritto
Regia Alessandro Brachetti
Produzione Fantasia in Re
Leopoldo | Antonio Colamorea
Gioseffa | Susie Georgiadis
Sigismondo Cogoli | Alessandro Brachetti
Claretta Hintzelmann | Silvia Felisetti
Piergiorgio Bellati | Domingo Stasi
Ottilia Bottazzi | Elena Rapita
Petronio Bottazzi | Fulvio Massa
Prof. Hintzelmann | Marco Falsetti
Soria più unica che rara quella di ‘Al Cavallino Bianco’: infatti ancorchè firmata da Ralph Benatzky è in realtà frutto del lavoro di ben cinque compositori e forse da questo deriva lo sfavillio di questa operetta. Lo stesso Benatzky cantò il "Cavallino bianco" sul Wolfgangsee, nella parte in cui l'imperatore Francesco Giuseppe appare come Deus ex machina.
La rappresentazione novarese è curata da Produzione Fantasia in Re con la briosa regia di Alessandro Brachetti, anche capocomico e brillante interprete di Sigismondo, affettato dandy che attende di più alla cura del proprio sopracciglio che a tutto il resto, senza però trascurare di ‘fare il filo’ e condurre poi a giunte nozze Claretta, Silvia Felisetti, nonostante evidente difetto di pronuncia; entrambi ottimi interpreti sia dal punto di vista vocale che d’attore.
La messa in scena è davvero semplice, ma coerente con lo stile delle operette e la sua linearità paga, così come i costumi ideati dallo stesso scenografo Artemio Cabassi.
Il primo cameriere Leopoldo è interpretato da Antonio Colamorea, valido e simpatico interprete dello sfortunato (fino a cinque minuti dal lieto fine) perché non riamato da Gioseffa, Susie Georgiadis: voce squillante e spigliatezza da protagonista.
La storia ingarbugliata vede anche l’apprezzabile Domingo Stasi nei panni dell’avvocato Piergiorgio Bellati il quale finirà per far innamorare Ottilia Bottazzi interpretata con dolce vivacità da Elena Rapita; il padre di Ottilia è l’industriali Petronio Bottazzi, Fulvio Massa, il quale ha positivamente colpito fin dalle prime batture per solidità vocale e soprattutto interpretativa. Buon caricaturista Marco Falsetti nel ruolo del prof. Hintzelmann sfortunato inventore che per trascorrere qualche giorno di villeggiatura deve contrattare sul prezzo. Con la tipicità della messa in scena delle operette anche qui troviamo le danze eseguite dal Corpo di ballo Novecento con sei ballerine e due ballerini che parafrasano l’aria di Leopoldo per passare poi alle danze tirolesi con vivacità e dinamicità in virtù della coreografia di Salvatore Loritto.
Esprimendosi ancora una volta a suo favore, il Teatro Coccia si avvale di musica dal vivo ed in questo caso l’Orchestra Cantieri d’Arte, diretta da Stefano Giaroli: buona esecuzione in spirito con la realizzazione che sta tra l’operetta ed il musical, con accenti da opera comica in alcuni passaggi musicali. Direzione attenta e di stile che affronta egregiamente i virtuosismi della partitura.
Riporto quale chiosa un’annotazione dal libro di sala, che pur riferendosi alla prima del 1930, ben si addice anche a questa spumeggiante produzione: Il 10 novembre 1930, recensendo la prima mondiale de Al Cavallino Bianco, il Berliner Tageblatt scrisse: “Questa operetta è un abbonamento per la felicità, un uomo non può pretendere di più”.
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone.
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