Fabrizio Meloni – clarinetto
Andrea Rebaudengo – pianoforte
Con Alessandro Barbaglia, libraio e scrittore
Programma:
F. Sebastiani
Parafrasi da concerto su temi di Norma di V. Bellini
F. Sebastiani
Parafrasi da concerto su temi della Semiramide G. Rossini
F. Liszt
Parafrasi sul Rigoletto di G. Verdi (pianoforte solo)
C.m von Weber
Gran duo concertante per clarinetto e pianoforte
F. Poulenc
Sonata per Clarinetto e Pianoforte
Berna è una città fredda e l’amico ebreo che vive con me, che sono una lampada da studio, sente questo freddo, ma pensa in musica, perche noi diveniamo dalla musica, perché l’universo è musica. Con questa riflessione che ho sintetizzato al limite del comprensibile, l’ottimo interprete – libraio e scrittore che ha un bosco vicino al lago d’Orta - Alessandro Barbaglia, lasciando planare i fogli ad uno ad uno dopo la lettura, ha introdotto il concerto parlando del Pensare in Musica, che è il titolo del gradevole concerto offerto subito dopo da Fabrizio Meloni al clarinetto e Andrea Rebaudengo al pianoforte.
Casta Diva in parafrasi da concerto sui temi di Norma di Vincenzo Bellini, apre il concerto e la dolcezza del flauto dello scaligero Fabrizio Meloni pervade di sensibilità in modo soffuso ed accogliente, che arriva alle agilità quasi in punta di piedi, tanto è raffinata l’interpretazione. Ed il pianoforte di Andrea Rebaudengo non è da meno sia per agilità che per ricercata interpretazione. Questi alla seconda proposta che prevede arie dalla Semiramide di Rossini offre un tappeto dai colori ora tenui ora vividi su cui si appoggia la voce del clarinetto ricca di ricercate agilità.
La parafrasi su Rigoletto di Giuseppe Verdi è lasciata al solo pianoforte che da Bella figlia dell’Amore si sviluppa in virtuosismi senza spettacolarità, incentrandosi invece sulle sostanziali vibranti emozioni.
Incontrando Weber, incontriamo altre sonorità, forte espressività ed intimismi profondi che esplodono poi con le variazioni al finale.
Con Poulenc ha il sopravvento la prorompente modernità dai colori contrapposti che si accarezzano con piacere, per l’offerta quasi sotto voce che va a disperdersi nello spazio, tra silenzi e le impennate descrittive di un movimento giocoso.
I bis gradevolissimi sono la Ninna nanna di Emanuele Pedrani contrabbassista in Scala e poi l’avvolgente Oblivion di Astor Piazzolla.
Stavo dimenticando di raccontare che all’inizio del secondo tempo è ritornato sul palco Alessandro Barbaglia che parlando di suoni del violino, di equazione di Dio, di geometria, di fisica, di matematica alla fine ha ammesso che stava parlando della teoria della relatività e che l’amico era Albert Einstein!
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone
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