(Foto: Rota)
Melodramma per musica di Bartolomeo Merelli
Musica di Gaetano Donizetti
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro Vendramin San Luca, 14 novembre 1818
Revisione critica a cura di Anders Wiklund (2018)
Enrico Anna Bonitatibus
Pietro Francesco Castoro
Elisa Sonia Ganassi
Guido Levy Sekgapane
Gilberto Luca Tittoto
Brunone Lorenzo Barbieri
Nicola Matteo Mezzaro
Geltrude Federica Vitali
Direttore Alessandro De Marchi
Regia Silvia Paoli
Scene Andrea Belli
Costumi Valeria Donata Bettella
Lighting design Fiammetta Baldiserri
Assistente alla regia Tecla Gucci
Academia Montis Regalis
Coro Donizetti Opera
Maestro del coro Fabio Tartari
Nuovo allestimento e produzione della Fondazione Teatro Donizetti in coproduzione con la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia
(Foto: Rota)
Diciamo che l’espediente del ‘teatro nel teatro’ è cosa vista e rivista, ma in Enrico di Borgogna al Donizetti Opera Festival 2018, l’illuminata regista Silvia Paoli, non creato un giochino da nulla, ma anzi ha saputo ricreare un’atmosfera molto particolare che io amo molto: l’atmosfera del backstage, che in questo caso è stata riportata in frontstage con tutto quello che ne deriva. L’idea dell’ambientazione nell’ideale teatro Vendramin San Luca che ne vide la prima rappresentazione esattamente 200 anni fa, del regista, del suggeritore, del trova robe e degli attrezzisti in bella mostra, così come a vista l’ingresso e l’uscita degli interpreti su questo palco girevole che un po’ è sipario ed un po’ è retro palco in fase di organizzazione, è per me semplicemente geniale oltre che estremamente divertente. Le luci ben studiate ed opportunamente utilizzate dal design di Fiammetta Baldissera hanno coadiuvato anche l’allegra scenografia di Andrea Belli con l’assistente Tecla Gucci, che in una fantasmagoria di colori ha accolto i costumi sgargianti, fantasiosi ed anche un pò circensi di Valeria Donata Bettella a cui va un applauso anche per le ridicoleggianti parrucche. Insomma un’opera seria, nelle mani di gente capace, è diventata un’opera ricca di fantasia e di calamitante attenzione.
La scrittura guarda al passato tra marcati rimandi rossiniani con anche l’utilizzo del fortepiano; Alessandro De Marchi, ottimo conoscitore ed esperto di tal genere musicale, ha infatti diretto con maestria e caparbietà coinvolgendo la sua orchestra, l’Accademia Montis Regalis, fino a trarne una esecuzione davvero brillante ed assolutamente piacevole. Altro buon merito va rivolto al Coro Donizetti Opera che si avvale di validi artisti a tutto tondo che sotto la direzione di Fabio Tartari esprimono sfumature di grande interesse per vocalità e poi anche per interpretazione attoriale.
Il cast di tutto pregio ha visto Anna Bonitatibus nel ruolo del titolo en travesti, affrontato con l’acquisita solida tecnica, arricchita da pregevolezza vocale che le hanno consentito abilmente di cogliere le sfumature anche delle note più alte affidate al suo personaggio reso con brillantezza. Sonia Ganassi riveste i panni di Elisa che sa esprimere con agilità, timbricità e grande forza interpretativa con il colore caldo ed ambrato che la contraddistingue. L’altra donna in scena è Federica Valli che con ironia scenica e capacità vocale ha interpretato Gertrude in modo più che brillante.
(Foto: Rota)
Enrico di Borgogna è certamente opera poco rappresentata, ma in questa particolarissima edizione si ha dettagliatamente avuto modo di apprezzarne l’insieme. Pietro il pastore incontra Francesco Castoro quale interprete apprezzato per un bel colore ed impostazione tenorile caratterizzata da pienezza morbida e armoniosa. Levi Sekgapane interpreta Guido e seppur con voce non penetrante, interpreta con fierezza giovanile, culminante in acuti coraggiosi. Brunone è l’accativante Lorenzo Barbieri che ha dato buona e soddisfacente prova e Matteo Mezzaro interpreta Nicola con giusto piglio e tono.
Luca Tittoto ricopre il ruolo buffo di Giberto e direi che gli è riuscito benissimo e che il bel timbro profondo ed il colore scuro, ma vivido, lo hanno facilitato nella riuscita impresa sottolineata da un pubblico divertito.
Si è fin qui parlato della regia, delle scene, delle luci, dell’orchestra e degli interpreti, ma lo scimmione???? Alter ego? Intrusione teatrale o forse solo convenienza o inconvenienza teatrale?
La Musica vince sempre
Renzo Bellardone
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