Arianna Wellmoney è un’attrice Italiana di Milano. Nel 2016 ha completato gli studi di recitazione nella prestigiosa American Academy of Dramatic Arts di New York.
Nel 2019 ha scritto e interpretato uno dei personaggi principali nello spettacolo “Extraordinary Aliens” che ha debuttato a New York e successivamente è stato presentato all’Hollywood Fringe Festival di Los Angeles.
Arianna è anche comparsa, nel ruolo di “Melissa”, nella serie tv “La Santera” la quale uscirà nel 2020. Altri progetti recenti includono: “3018” (programma di Snapchat), “Enoptromancy” (spettacolo Off Broadway), Immigrants Eat It (web serie di YouTube) e “True Drama” (lungometraggio).
- Mi racconti dei tuoi inizi a Milano?
Ho girato il mio primo film, “Castelli per Aria” quando avevo 10 anni: era un progetto per la scuola, organizzato da professori e da qualche professionista del mestiere. È stata la mia prima vera esperienza davanti alla cinepresa. Fare quel breve film e partecipare alle piccole recite era sempre una delle cose che mi piaceva di più fare a scuola. Alle superiori ho cominciato a fare video e sketch di momenti di vita scolastica, uno dei quali fu filmato con il resto della classe e presentato all’Università Bicocca per un concorso sul ruolo della donna nel mondo del lavoro. Durante il mio ultimo anno delle superiori partecipai ad un corso di recitazione cinematografica alla scuola “Campo Teatrale”, dove presentammo uno spettacolo a fine anno.
- Cosa ti ha spinto a volare in America?
Fin da piccola mi resi conto del talento degli attori statunitensi e della alta qualità di film e telefilm americani. Sembrava sempre che Hollywood producesse una sconfinata quantità di film, di tutti i generi e di tutti gli stili, con temi e toni differenti e con attori sempre più bravi. Vedevo sempre città come New York e Los Angeles sullo schermo e me ne innamorai subito, volevo fare parte anche io di qualcosa di più grande. Dopo la maturità sono stata accettata all’American Academy of Dramatic Arts (AADA) di New York e sapevo che il mio futuro da attrice sarebbe cominciato là.
- Quali città hai abitato e vissuto negli States?
Abito da cinque anni a New York; prima, quando andavo all’AADA, abitavo a Manhattan dove c’erano i dormitori della scuola. Adesso invece abito nel Queens con una famiglia Ecuadoregna!
- Ora vivi a N.Y.: la senti la tua città d'adozione?
New York è come una seconda casa per me. È la città dove i miei sogni si possono avverare, è un luogo pieno di ricordi del passato e di speranze per il futuro. C’è sempre qualcosa da fare, qualche nuovo cibo da provare, un evento al quale andare, nuove strade da scoprire...Non sono fatta per le piccole città quindi La Grande Mela è proprio adatta a me.
- Mi dici quali sono state le esperienze teatrali che più ti hanno divertita, appassionata e quelle che ti hanno coinvolta di più emozionalmente?
Una esperienza che mi ha molto divertita è stata recitare nello spettacolo “Enoptromancy”, che ha debuttato Off Broadway al Theater 80 St Marks. Era un’opera nuova e originale del regista, Michael Seebold, che trattava di una veglia funebre. Interpretavo un personaggio comico in una situazione altroché poco allegra, quindi cercare di far ridere il pubblico e sollevare l’umore degli altri attori/personaggi era sempre un’esperienza spassosa. L’opera era poi un lungo, unico atto di un’ora e mezza e quindi non c’era spazio per errori dato che eravamo sul palco per tutta la durata dello spettacolo, senza cambi scena!
Riguardo esperienze che mi hanno coinvolta di più emozionalmente, c’è sicuramente “Extraordinary Aliens” - è una commedia musicale che ho scritto, insieme ad altre mie due colleghe, e interpretato l’anno scorso. Trattava delle difficoltà che un immigrato deve intraprendere per ottenere un visto di lavoro per artisti negli Stati Uniti. È tratto da situazioni e imprevisti che sono veramente accaduti nelle nostre vite e esperienze da donne europee che lavorano in America. Naturalmente, abbiamo cercato di sdrammatizzare e rendere comiche certe situazioni, anche accompagnandole con numeri musicali!
Portare davanti a un pubblico le mie stesse parole ed esperienze mi spaventava molto: fortunatamente, lo spettacolo ha avuto un discreto successo. Quando l’abbiamo presentato per la prima volta, a New York, il teatro era sold out (anche dopo aver aggiunto ulteriori posti a sedere) e degli spettatori hanno assistito alla commedia in piedi! Ero al settimo cielo e non ci potevo credere. “Extraordinary Aliens” fu successivamente accettato all’Hollywood Fringe Festival di Los Angeles - abbiamo quindi avuto la possibilità di presentarlo ad entrambe le due città americane che sognavo da piccola.
- Ora a cosa stai lavorando o quali sono i progetti per il prossimo futuro?
Ho di recente filmato una serie tv intitolata “La Santera” - la location principale era il Bronx! Dovrebbe uscire quest’anno.
Negli ultimi mesi ho anche lavorato con Luca Villa, un mio caro amico delle superiori che adesso è coreografo e ballerino nella Grande Mela. Ha diretto me e dei ballerini nel suo spettacolo, intitolato “‘20” e in futuro dovremo fare più performance! È sempre un piacere lavorare con amici, specialmente quando sono pieni di idee interessanti e talento come Luca.
- Quando lavori o studi un ruolo ascolti musica oppure preferisci la concentrazione in totale silenzio?
La musica è sempre stata una delle mie passioni, quindi decido sempre di incorporarla nei personaggi che studio: quando creo un ruolo faccio sempre molta ricerca nel copione se vengono menzionate i suoi interessi, passioni, stili di musica… quando questo genere di dettaglio manca do’ spazio alla mia creatività!
Spesso assegno determinate canzoni che piacciono a me a momenti che il personaggio sta attraversando - questa tecnica mi aiuta anche facilmente a connettermi emotivamente alle scene che vengono girate.
Inoltre, prima di girare una scena emotiva mi rivolgo alla musica, se ne ho la possibilità! Trovo che ascoltare canzoni tristi prima di una scena dove, per esempio, devo piangere mi aiuta a entrare meglio in quello stato d’animo.
- Sono un curioso maledetto e vorrei sapere se nostalgicamente in casa ti cucini il risotto alla milanese e l'orecchia d'elefante oppure se ti nutri all'americana?
Cucino tanta pasta! Noto molto tra i miei amici americani che cucinare la pasta almeno una volta al giorno è un’abitudine italiana - rimangono sempre sorpresi quando scoprono la quantità di pasta che mangio!
Purtroppo devo ammettere di non essere una buona cuoca, e sono colpevole di nutrirmi molto all’americana… hot dog, cheeseburger e patatine fritte. Cerco di non andare nei fast food ma di cucinare in casa o mangiare in luoghi con ingredienti salutari, ma ahimè a volte la tentazione è grande!
- Infine sempre per restare in tema di cucina e sapori preferisci il dolce o il salato?
Preferisco di gran lunga il dolce! Una delle cose che mi mancano del cibo italiano sono i dolci: i cornetti, i bomboloni, le torte… certo, sono cose che si possono trovare anche qui in America, ma la qualità non è la stessa e spesso i prezzi sono alle stelle!
Mi manca proprio l’idea di un dolce come un piacere che uno si concede.
Grazie per la gentilezza delle risposte ed in bocca al lupo per un radioso futuro....
Renzo Bellardone
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