la Musica Spiritual e Gospel.
Non è sorprendente che la vera origine della musica Spiritual e Gospel si può rintracciare in Africa.
Durante i secoli XVII e XVIII, quando i Neri dal continente africano furono portati in schiavitù al di là dell’Atlantico, a lavorare nelle piantagioni di cotone degli Stati Uniti meridionali, la loro musica li accompagnava spesso durante il giorno e, per alleviare la fatica, nacquero le plantation songs ( canti della piantagione) da cui derivarono i work songs (canti di lavoro) e i calls (richiami) canti che servivano anche a comunicare tra loro. Il termine Spiritual acquista una marcata caratterizzazione nera solo a partire dal XIX secolo. Prima d’allora designava gli inni sacri dei coloni metodisti del New England. Le prime monodie religiose degli schiavi risalgono invece agli inizi del XVIII secolo, quando l’approccio dei neri al Cristianesimo avveniva ancora in forma clandestina, perché proibito dai loro padroni. Quei canti erano, tutto sommato, una rielaborazione in chiave cristiana della musica rituale africana, con relativi tipici ritmi e colori.
Verso la metà del XVIII secolo, all’affermazione tra i neri di un sincretismo culturale afro-cristiano denso di superstizioni e di elementi animistici, fa riscontro lo sforzo culturale inconscio di sposare la nuova religione alle sopravvivenze folkloriche africane; e quindi la preghiera alle danze, il ritmo alle melodie degli inni sacri, le lodi alla Divinità e al messaggio di riscatto della razza oppressa. Ring shouts, shuffle rings, shuffle shouts erano, infatti, balli religiosi, che i fedeli delle chiese nere danzavano tutti in circolo, tenendosi per mano, ascoltando le melodie ritmate del coro. Il battito delle mani, dei piedi, l’uso di tamburelli e percussioni forniva all’insieme musicale una pulsazione variegata e intensissima, tipica della poliritmia africana. E’ nel XIX secolo che i concetti poetico-musicali alla base dell’innodia evangelica vennero assimilati dalla creatività nera che presto ne ribaltò prospettive stilistiche e orizzonti tematici. Due furono le correnti stilistiche che nacquero dall’incontro delle due concezioni musicali : da una parte i jubilees, in cui le leggi melodiche e armoniche degli inni anglosassoni di S.Davis, J.Leland, C.Wesley vennero radicalmente trasformate. Dall’altra gli anthems più legati agli originali e più attenti al rispetto dei valori estetici della melodia occidentale. Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX il patrimonio dei canti religiosi afro-americani inizia ad essere raccolto e studiato. Viene riarrangiato, armonizzato e riproposto in modelli assai adulcorati da grandi complessi vocali neri. In questa operazione si distinguono soprattutto i Fisk Jubilee Singers, un coro interamente animato da studenti e professori dell’Università Fisk di Nashville. Il loro intervento coincide con un adeguamento della tradizione afro-americana all’estetica occidentale. I moduli espressivi più autentici sopravvivono invece nei canti e nelle danze delle "Sette urlanti" o chiese santificate del sud. Questa musica denominata sanctified oppure holiness, ha negli anni Venti grandi interpreti nelle cantanti Bessie Johnson e Arizona Dranes. Alcuni elementi liturgici afro-cristiani, ma soprattutto l’uso di tamburi e percussioni, l’impiego di cori polifonici scatenati sui ritmi più incandescenti della tradizione nera, si unirono ai primi del secolo alle nascenti forme del jazz. La musica sanctified assimila la strumentazione, i ritmi, spesso anche le atmosfere di vitalità sfrenata caratteristiche del primo jazz. Sono però le voci che risuonano nelle chiese nere a ispirare le prime strumentazioni e i primi arrangiamenti dei jazzisti, che guardano ancora alla famiglia degli spirituals per i riff e i break della loro musica. Ad ampliare la vasta gamma di composizioni musicali denominate spirituals (che sul piano contenutistico sono volti soprattutto all’esaltazione di una prospettiva di liberazione del popolo nero) sono le realizzazioni, ampliamente documentate discograficamente, dei predicatori itineranti dai primi del Novecento agli anni Quaranta. La sintassi musicale adottata da questi personaggi integrava le esperienze melodiche del folclore anglosassone con le semplici cadenze armoniche del blues, la perfezione formale dell’innodia metodista con l’intensità emotiva del jubilee. A distinguersi dalla schiera di comprimari sono soprattutto in quattro: Blind Joe Taggart, Blind Willie Johnson, Blind Gary Davis, Blind Edward Clayborn cantanti chitarristi che negli anni Venti riuscirono a monopolizzare le hit parade riservate ai generi neri. Negli anni Trenta, invece, a una fase di sviluppo della musica sacra, che era stata essenzialmente rurale , segue un momento di elaborazione essenzialmente urbana. Le case discografiche spingevano per una massiccia commercializzazione che i modelli esistenti di spiritual non potevano più soddisfare a lungo. Una sintesi sistematica di tutti i generi sacri nero-americani, e insieme una rielaborazione rigorosa e fedele di essi, riesce al pianista e compositore Tom A. Dorsey. Il suo sforzo, pienamente riuscito, è quello di modernizzare gli antichi moduli espressivi senza tradirli. Uno sforzo che si sostanzia con la creazione di un nuovo genere : il GOSPEL.
Al di là della struttura musicale i canti Gospel si spiegano molto bene nel significato di GOD = Dio e SPELL = Linguaggio, ossia Linguaggio di Dio, Vangelo. Quindi, diventa per chi canta un unirsi in preghiera, un comunicare gioia, serenità a tutti quelli che ascoltano. E’ un ringraziare il cielo per la vita, per l’amore, è la speranza che l’uomo non sia più diviso in bianchi e neri, in liberi o schiavi ma solo uomini nuovi.
Il Gospel, quindi, è la naturale conseguenza dell’evoluzione dello Spiritual, e può riferirsi sia, alla musica religiosa che emerse nelle chiese afroamericane negli anni trenta sia alla musica religiosa composta e suonata da artisti, di qualunque etnia, del sud degli States. Anche se, la separazione tra i due stili non fu mai assoluta, infatti, entrambi nascono dalla tradizione degli inni metodisti. Tuttavia, anche se alcuni brani di una scuola sono mutuati dall'altra, la netta divisione tra America nera e America bianca e tra chiesa nera e chiesa bianca, tenne le due correnti divise. Anche se queste divisioni si sono leggermente allentate nei precedenti 50 anni, le due tradizioni restano tutt'ora distinte. In entrambe le tradizioni alcuni artisti, come Mahalia Jackson, si limitano ad apparire in contesti puramente religiosi (visto il significato proprio letterale del Gospel), mentre altri, come il Golden Gate Quartet o Clara Ward, cantano anche nei night club. La maggior parte degli artisti, come i Jordanaires, Al Green e Solomon Burke tende a suonare in entrambi i contesti. È frequente che includano un pezzo religioso in una performance secolare, sebbene non succeda quasi mai il contrario.
Nel corso degli anni sia gli Spiritual che i canti Gospel hanno subito delle variazioni nei testi e nella musica, sempre più densa di arrangiamenti europei, e messaggi più attuali, questo però non si contrappone mai allo spirito natio, cioè, fare musica per comunicare gioia.
E proprio agganciandomi a questa ultima affermazione mi pare evidente come sorga spontanea, tra i giovani e i meno giovani la voglia, il desiderio di cantare gospel.
A seguire una piccola panoramica rappresentativa dei gruppi gospel palermitani.
Il Palermo spiritual Ensemble, costituito da artisti di nota fama nel mondo musicale italiano di svariate tipologie vocali ha l'intento di proporre un repertorio che, al coinvolgimento del Jubilee nero-americano più tradizionale, possa unire le esecuzioni austere del bel canto, più vicine alla religiosità e al modo di pregare bianco-europeo, non tralasciando la voglia di sperimentare l'accoppiamento fra l'armonizzazione Gospel e il testo in dialetto siciliano. Il gruppo racchiude in sé la fusione di due culture apparentemente differenti: una europea, quale la tradizione musicale e la sua interpretazione evolutasi negli anni e l'altra, nero-americana, data dalla magia del ritmo intrisa delle più note cause sociali e religiose.
Holy Light, coro gospel dell’Associazione il Madrigale, diretti da Beatrice Grimaldi, che ha fatto del canto gospel il veicolo principe della “Fede che sposta le montagne”.
The Nightingales Singers Ensemble, coro composto complessivamente da circa 30 elementi fra vocalists, solisti e strumentisti tutti coordinati dalla mia attenta personale direzione. La ricerca di precise armonizzazioni musicali sapientemente miscelate all’innegabile bellezza vocale ed espressiva dei solisti e alla preziosa sinergia spirituale e musicale fra tutti gli artisti dell’ensemble dà vita ad una fusione di armonia, voci e sentimenti che, toccando le corde dell’anima, emoziona contro ogni logica umana, creando un’atmosfera magica e divina al contempo. Il Repertorio del Nightingales Singers Ensemble spazia tra vari generi musicali: dallo Spiritual al Gospel, dal Classico al Musical, il cui filo conduttore consente che Musica e Canto divengano messaggio di Amore, Speranza, Fede e soprattutto Pace, in un momento storico contemporaneo in cui tutti questi valori sembrano essere sporcati dal sangue di violenze, spesso gratuite, che devastano le nostre città. Il Nightingales Singers Ensemble non pensa di poter cambiare il mondo ma sicuramente spera e crede che vivere in Armonia e Pace anche solo il tempo della durata di un concerto meriti considerazione da parte di ogni persona che ritiene la Cultura un elemento aggregante fra tutti gli “Uomini di buona volontà”.
In definitiva, per alcuni la gospel music è la musica nera. Per altri è semplicemente un termine che comprende vari tipi di musica religiosa-Traditional, Contemporary Christian, Urban Contemporary Southern, Hip-Hop, Soul, R&B , Rap e così via. Qualunque genere comunque essa sia: partendo dai suoni morbidi di Sam Cooke al talento carismatico di John Cleveland, dalla maestà del Mississippi Mass Choir alle acrobazie vocali di Kirk Franklin, la musica gospel è più di un dolce suono! E’ un genere che va visto e sentito per far "vibrare" chi la ascolta. Concludo questa panoramica sulle radici della gospel music, sperando di essere stata esaudiente, con un pensiero di Inez Andrew, una delle prime sacerdotesse del canto gospel: "Se non hai mai sentito la necessità di leggere la Bibbia, forse una canzone ti aiuterà a farlo. La gente non ama andare in chiesa e non desidera parlare di salvezza, ma quando sopraggiungono difficoltà e problemi, allora, cerca qualcosa che possa aiutarla a superarli. E la maggior parte delle volte se non è la Bibbia...è una canzone!"
Cari Amici di Palermomania.it vi anticipo un appuntamento molto importante con The Nightingales Singers Ensemble. Il 31 ottobre alle 19.30 presso la Chiesa dei Padri Cappuccini a Palermo si esibirà in un concerto di beneficenza per un bellissimo progetto per una Missione in Africa. Ma ve lo ricorderò nei giorni a venire...voi intanto, non prendete altri impegni, vi aspetto numerosi.
Agata De Luca
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