Di recente, abbiamo appreso di alcuni asteroidi che sono transitati in prossimità della Terra. Il fenomeno non è affatto singolare, si è ripetuto innumerevoli volte nella lunga storia del nostro pianeta. Ma che cosa sono? Quali pericoli rappresentano? Si ritiene che siano i resti rocciosi di un pianeta non formatosi e/o esploso, quindi sorta di detriti cosmici. Detti anche pianetini, sono collocati tra Marte e Giove, a una distanza dal Sole di 2,8 U. A. Formano la cosiddetta fascia degli asteroidi, larga circa 2 U. A. Queste iniziali identificano una delle unità di misura in Astronomia, chiamata proprio Unità astronomica. È pari a circa 149 600 000 km e corrisponde alla distanza media Terra-Sole. Come tutti i corpi del Sistema Solare, ubbidiscono alle leggi scoperte da Kepler e, di conseguenza, compiono orbite ellittiche. Il primo asteroide a essere individuato, nel 1801, fu Cerere, per merito di G. Piazzi, ed è anche quello di maggior diametro (quasi 1000 km). La scoperta avvenne proprio a Palermo. Fu poi la volta di Pallade, individuato da H.W. Olbers (1802), di Giunone (K. L. Harding, 1803), di Vesta (sempre Olbers, 1807) e via via di tanti altri. Sono circa 3500 quelli conosciuti, ma si pensa che siano centinaia di migliaia. Un gruppo particolarmente interessante è chiamato Apollo, passa vicino alla Terra con orbite molto eccentriche. Nel 1975, uno di essi, Eros, transitò molto vicino a noi, per l’esattezza tra noi e una stella, che pose in eclissi. Poco più in là di Marte esistono un migliaio di asteroidi che rivoluzionano nell’orbita di Giove. Si chiamano Troiani e sono formati da due gruppi. Il primo (Greci) precede, il secondo (i veri Troiani) segue lo stesso Giove di 60°. Sulla loro genesi esistono diverse interpretazioni: alcuni scienziati ritengono che non si siano mai aggregati per formare un pianeta, altri che siano il risultato di tremende collisioni tra corpi di immense dimensioni, altri ancora li ritengono detriti rimasti dopo la formazione di Giove. La composizione chimica degli asteroidi è la stessa dei meteoriti, cioè Fe e Ni, in prevalenza. Sono meteoriti, secondo l’ipotesi del grande astronomo G. Schiaparelli, i resti della disintegrazione di comete. L’ipotesi stessa è avvalorata dal fatto che sciami di questi corpi si notano proprio quando la Terra attraversa lo spazio nel quale orbitava una cometa, in sintesi il fenomeno delle stelle cadenti. Attirati dall’attrazione gravitazionale della Terra, si scaldano ed emettono luce. Ciò è dovuto alla pressione dinamica esercitata dalla compressione dell’aria di fronte al meteorite stesso. L’impatto di questo corpi sulla superficie del nostro pianeta è, per fortuna, molto raro. Tuttavia, si è verificato, provocando enormi buchi. Famoso il Meteor Crater (diametro 1 200 m e profondità 180 m) formatosi in Arizona circa 22 000 anni fa. Anche la foresta di Tunguska (Siberia) fu interessata da evento simile, all’inizio del secolo scorso. Si ritiene, inoltre che sia di origine meteorica la pietra nera venerata dai Maomettani alla Mecca. Famose anche la pioggia di meteoriti di Siena, del 16 giugno 1794, e quella di L’Aigle (Normandia) del 26 aprile 1803. Alcune curiosità: sembra che, per fortuna, ci sia stata una sola vittima fino a questo momento, causata dalla caduta di corpi celesti: un cane. Sì, un cane centrato in pieno nel 1911 in Egitto. Certa è, invece, l’avventura vissuta dalla signora Elisabeth Hodges, colpita da un proiettile che sfondò il tetto della sua casa in Alabama, provocandole solo una ferita superficiale. Di certo, lo schianto di asteroidi e meteoriti di grandi dimensioni provocherebbe danni apocalittici, meglio non pensarci. Per i pignoli: tutti i dizionari lasciano libera scelta sull’uso maschile o femminile della parola meteorite, anche se nel linguaggio scientifico una differenza esiste.
Giuseppe Pitrone
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