Con Big One, Quello Grande, gli scienziati si riferiscono a un terremoto devastante, di magnitudo superiore al settimo grado e mezzo della Scala Richter. Potrebbe avvenire in molte località del pianeta. Tra queste, la Faglia di Sant’Andrea (California) e una vasta area del territorio italiano, che comprende Calabria Meridionale e Sicilia Orientale. Poiché al momento la Scienza non è in grado di predire giorno, orario, luogo preciso ed esatta magnitudo, non ci stancheremo mai di scrivere che non bisogna cadere nel panico o addirittura abbandonarsi a manifestazioni isteriche. L’infausto evento potrebbe anche non accadere. Ciò chiarito, Palermomania.it è orgoglioso di presentare ai lettori Alessandro Martelli, ingegnere sismico, già Direttore del Centro Ricerche ENEA di Bologna, Presidente del GLIS (Isolamento ed altre Strategie di Progettazione Antisismica) e dell’International Sesimic Safety Organization (ISSO), Presidente fondatore ed attuale vicepresidente dell’Anti-Seismic Systems International Society (ASSISi). Dunque, un’indiscussa autorità in materia di ingegneria sismica a livello mondiale. Il professor Martelli tiene molto, correttamente, alla sua qualifica professionale, da non confondere con quella di sismologo. Può sembrare una sottigliezza, ma non è così. Il sismologo si occupa di definire il moto del terreno durante un terremoto, l’ingegnere sismico utilizza i dati del summenzionato e verifica se le strutture stanno in piedi o no. Dunque, a ciascuno le proprie competenze specifiche, nonostante la grande esperienza del professore in tema di sismologia. Il nostro giornale lo ringrazia per la disponibilità manifestata attraverso l’invio di una corposa ed estremamente interessante documentazione.
Ci siamo rivolti all’ingegner Martelli perché ha ritenuto doveroso, sia come uomo sia come scienziato, lanciare un grido d’allarme, anzi un duplice grido. Primo: studi rigorosi ed effettuati dall’International Centre of Theoretical Physics, dall’Università di Trieste e dall’equipe del professor Vladimir Kossobokov, dell’Accademia Russa delle Scienze, ipotizzano la possibilità, nel medio termine (da qualche mese a 1 o 2 anni), di un sisma violento nell’Italia Meridionale (secondo i russi di magnitudo 7.5-7.9 e in un’area che riguarda Sicilia Orientale e Calabria Meridionale. Secondo: abitazioni, edifici pubblici e impianti industriali sono in condizione di resistere a eventuale evento di tale portata? Domanda legittima di fronte agli avvertimenti della Scienza. Inoltre, dalla documentazione, emergono dati e notizie di grande rilevanza. Entriamo nei dettagli:
I manufatti dovrebbero essere progettati e costruiti in modo da resistere al terremoto massimo credibile (Maximum Credible Earthquake o MCE), che deve eguagliare o superare il massimo evento storico, indipendentemente dalla sporadicità dello stesso.
L’analisi deterministica tradizionale o DSHA (Deterministic Seismic Hazard Assessment) e la sua variante perfezionata o NDSHA (Neo-Deterministic Seismic Hazard Assessment) si sono dimostrate affidabili.
L’analisi probabilistica per la definizione della pericolosità sismica (Probabilistic Seismic Hazard Assessment) o PSHA, invece, si è rivelata inadeguata ai fini suddetti per alcuni motivi: i livelli del suolo stimati in base a questo metodo sono stati superati e, quindi, la pericolosità sottostimata; al contrario, le stime di moto sul suolo basate sui valori più alti forniti dal metodo PSHA per gli impianti nucleari e per altri siti sono irrealisticamente elevate, quindi la pericolosità è stata sovrastimata; numerose pubblicazioni scientifiche recenti hanno messo in evidenza le pecche fondamentali – matematica errata e assunzioni non valide – del metodo in questione, dimostrando che i risultati sono semplicemente “creazioni numeriche” senza alcuna aderenza alla realtà fisica. In sintesi: il PSHA stima in modo non corretto la pericolosità sismica, quindi è inaccettabile sia per garantire la sicurezza della popolazione sia per determinare le sollecitazioni sismiche di progetto delle costruzioni.
In Italia il 70% del costruito non è in grado di reggere alle azioni sismiche che potrebbero verificarsi. Inoltre, occorre rivedere alcuni luoghi comuni. Per esempio, non è sufficiente che un ospedale non crolli, è indispensabile che continui a funzionare. Inoltre, un impianto chimico, se collassasse, potrebbe creare problemi molto seri per la popolazione e per l’ambiente. Non di solo crollo, infatti, si tratterebbe.
I danni costano tre volte tanto quella che sarebbe stata la spesa se si fossero affrontati prima i problemi.
Nel nostro Paese esistono più di 1000 impianti industriali, alcuni in zone molto soggette a terremoti, come Priolo e Milazzo. La Piana di Catania, ove sorge Priolo, nel 1693, fu rasa al suolo dal peggior terremoto noto italiano. Milazzo ha anche un altro pericolo, cioè la presenza di vulcani sommersi nel basso Tirreno.
Sugli impianti chimici (RIR, ovvero a Rischio Incidente Rilevante) manca una normativa specifica. Esiste per le strutture civili, esisteva per quelle nucleari, stranamente non esiste per gli impianti chimici.
Sistema di protezione civile. È abituato a tirare fuori la gente da sotto le macerie, non certo a fronteggiare conseguenze gravi da parte degli impianti che possono rilasciare sostanze altamente tossiche e infiammabili, le quali cambiano tutto lo scenario. Il metano, più leggero dell’aria, interagirebbe con le fiaccole industriali, con inevitabile e catastrofico incendio.
Early Warning: è un sistema d’allerta che informa pochi minuti prima della scossa che sta arrivando. Informa perché i sensori vicini alla zona epicentrale rilevano la scossa e poi inviano segnali di carattere elettromagnetico, molto più veloci delle onde sismiche, a una determinata distanza. Si è così in condizioni di avere dati informativi con alcuni minuti di anticipo. Tale procedura non serve a evacuare città, ma è utile per bloccare i treni ad alta velocità o gli impianti con alcuni istanti di anticipo rispetto all’arrivo del fenomeno nella sua intensità.
Anomalia da correggere. Si continua a fare distinzione tra costruzioni normali e costruzioni in zone sismiche. Ciò non ha più senso, giacché gran parte dell’Italia è classificata sismica. Le nostre normative in questo settore sono state per decenni palesemente arretrate, e ancora necessitano di importanti miglioramenti.
I parametri di progettazione antisismica non devono essere individuati in funzione della maggiore o minore sporadicità del terremoto secondo il concetto probabilistico, ma tenere conto dei valori di magnitudo congruenti con la storia sismica e la sismotettonica, come previsto dall’approccio neodeterministico.
Particolare attenzione alla Sicilia e alle zone che ospitano impianti industriali. Un terremoto di elevata magnitudo potrebbe rappresentare il disastro peggiore del Mediterraneo, dal punto di vista delle vittime ed ambientale. Gli studi che fanno preoccupare non sono uno, ma tre, due italiani e uno russo.
Non interessa la ricorrenza dei terremoti, ovvero sapere che un evento infausto avviene sporadicamente, ragion per cui non ne abbiamo notizie, almeno recenti. Attualmente si traggono dati principalmente dal Catalogo storico dei terremoti, che è sicuramente il più completo al mondo, ma che non va più indietro dell’anno 1000. Inoltre abbiamo una catalogazione un po’ più scientifica soltanto degli ultimi due secoli.
Necessità di non rinviare ulteriormente (attraverso l’uso reiterato ogni anno del decreto “mille proroghe”) l’obbligo per le istituzioni di valutare la vulnerabilità sismica degli edifici e delle altre strutture esistenti, strategiche e pubbliche (tali valutazioni sarebbero dovute terminare nel 2008!).
Necessità d’imporre a mezzo decreto o di legge ai progettisti l’attuazione di strategie atte a migliorare simicamente le costruzioni.
Importanza dell’isolamento sismico, ovvero di “separare” il movimento dell’edificio o della struttura da quello del terreno. Tecnica di fondamentale importanza, perché è in grado di proteggere integralmente gli edifici, cosa di estrema importanza soprattutto se essi sono strategici o pubblici (ospedali, scuole, centri della protezione civile). In alcune zone del mondo, come in Martinica, è obbligatorio. Quando un terremoto di magnitudo 8.8 o 9, cioè un evento che non può nemmeno essere da noi compreso in termini di violenza ed estensione temporale, è avvenuto in Giappone, Nuova Zelanda o Cile, gli edifici isolati hanno superato indenni la catastrofe. Lo stesso dovrebbe avvenire in Italia.
Non solo ben progettati, ma ben costruiti e collaudati, ovvero il ruolo fondamentale anche del collaudatore. Esiste una lacuna nella normativa rispetto alle ordinanze precedenti. Le stesse prevedevano che il collaudatore di un edificio con isolamento sismico fosse o una persona esperta o che avesse già diretto o progettato opere simili. Tale obbligo, però, è scomparso dall’attuale normativa. Occorrerebbe una sorta di “patentino speciale” per progettare e collaudare in zona sismica, non si può permettere a chiunque di farlo. È stata chiesta agli Ordini professionali almeno indicazione su coloro che hanno superato un esame “Costruzioni in Zona Sismica”, ma, almeno per ora, senza successo.
Su molte delle notizie estrapolate dalla documentazione, Palermomania.it intervisterà l’ingegner Martelli, e lo ringrazia ancora per la preziosa collaborazione.
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