Ho letto con interesse le argomentazioni del professor Flavio Dobran della New York University, in relazione a una possibile eruzione del Vesuvio. Non ho travato, con tutto il rispetto, elementi di novità, a parte l’elaborazione al computer della grande catastrofe del 79 d.C.
Da tanti anni il mondo scientifico sa che si verificherà attività particolarmente violenta nella zona in questione e sa che bisogna attendersi un terremoto catastrofico nell’area dello Stretto. Tra l’altro Palermomania.it ha già dedicato, proprio su questa rubrica, articoli e interviste al riguardo. I problemi legati alle catastrofi naturali sono due: quando avverranno e le conseguenze deleterie delle attività antropiche, bene in grado di amplificarne la gravità. Sul quando, siamo al cosiddetto anno zero, soprattutto per i terremoti.
L’Osservatorio Vesuviano è una struttura di altissimo livello, da questo punto di vista si può stare un po’ tranquilli. Nel senso che gli scienziati controllano giorno e notte e sanno bene interpretare i segnali premonitori di un’eruzione. La vera sciagura, invece, è rappresentata dalle dissennate attività edilizie, industriali e perfino agricole. Sulle pendici del Vesuvio sono state autorizzate e costruite centinaia di migliaia di case abusive, incredibilmente. Nell’area Messina - Reggio Calabria volevano addirittura costruire il ponte più lungo del mondo. Queste pazzie, però, non riguardano soltanto l’Italia. Si sono collocate 52 centrali nucleari nel Paese a più alto rischio sismico, il Giappone. Distrutte le dune, preziose barriere contro l’erosione e la violenza dei venti; alimentate deforestazioni impressionanti; distrutto, o quasi, le barriere coralline; eretto dighe che hanno deviato il corso dei più grandi fiumi del pianeta. Per non parlare delle emissioni di gas serra. Insomma, una devastazione globale, spesso non sorretta da effettive necessità, nella maggioranza dei casi frutto solo di avidità e tendenza innata al saccheggio. Gli scienziati avvertono da anni: gli eventi climatici diventeranno sempre più estremi. Siamo ancora sotto la sferza di Caronte e già ci aspetta Lucifero, la nuova ondata di calore con picchi, si dice, di 40° e più. Quanto incidono su questi fenomeni la mancata piantumazione nelle nostre città e la selvaggia cementificazione? Qual è l’effettiva condizione dei rimboschimenti delle nostre colline e montagne, devastate dagli incendi in estate e dalle frane in inverno? Pare che la politica forestale non sia proprio così efficiente, ho avuto modo di appurarlo quantomeno nella zona in cui risiedo. Si espropriano feudi, sottraendoli alla pastorizia, e poi, in alcuni casi, via libera a rovi e sterpaglie. Se per mancanza di fondi, non mi riguarda. Ancora: si sono verificati tsunami in molte zone. Non avrebbero causato danni così devastanti se le cosiddette esigenze turistiche non avessero imposto di costruire in prossimità delle spiagge. Insomma, la Natura fa il suo corso, ma l’uomo amplifica di molto la furia. Non solo, ma la crisi economica attuale ha fatto passare quasi nel dimenticatoio lavori di bonifica del territorio, di ambiente naturale non si parla quasi più, i cosiddetti ambientalisti si sono dissolti e il cittadino comune si è ormai assuefatto alle cattive notizie. Né, a livello internazionale, si ha la più pallida intenzione di prendere provvedimenti adeguati. Che Dio ce la mandi buona!
Giuseppe Pitrone
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