Per Rivoluzione verde s’intende un nuovo modo di affrontare i complessi problemi che comporta la produzione agricola a livello mondiale: sementi geneticamente selezionate, uso oculato di fertilizzanti, acqua e fitofarmaci. Tutto ciò ha portato a un eccezionale aumento della produttività e a un duro colpo alla fame in moltissimi Paesi. Ebbene, lo scienziato che più ha contribuito a lenire una tra le più terribili piaghe dell’umanità è stato proprio Norman Borlaug, padre della Rivoluzione verde. È stato calcolato in 300 milioni il numero di vite umane da lui salvate. Per tale prezioso contributo ha ricevuto il premio Nobel per la Pace nel 1970. Nacque in una fattoria dell’Iowa, a Cresco, e si dedicò fin da giovane alla Patologia vegetale. Svolse poi attività di ricerca presso la DuPont, occupandosi principalmente di fitofarmaci. Si trasferì in Messico nel 1944, impegnandosi anima e corpo alla creazione di varietà di grano particolarmente resistenti alle avversità. A testimonianza del successo ottenuto è sufficiente citare che, proprio in Messico, riuscì ad aumentare la produzione di grano da 1400 a 2700 kg/ettaro. In seguito allo straordinario incremento, Paesi afflitti dalla denutrizione – Pakistan, India, Egitto – si avvalsero della sua collaborazione con altrettanto brillanti risultati. Nel 1970, oltre 40 milioni di ettari, in tutto il mondo, ospitavano le sue varietà di cereali.
Si è spento a Dallas, il 12 settembre 2009, a 95 anni. Paradossalmente fu oggetto di numerose critiche da parte di colleghi e di quella categoria di osservatori che mi piace definire i protagonisti della botte piena e della moglie ubriaca. Non avendo mai conosciuto la fame, ritennero e ritengono opportuno mettere in evidenza qualche aspetto negativo del nuovo metodo, sorvolando sul fatto che, grazie ad esso, centinaia di milioni di persone si sono salvate da atroce morte. Borlaug rispose sempre in modo pacato e del tutto condivisibile. Senza le sue innovazioni si sarebbero dovuti sfruttare, alle soglie del 2000, almeno 850 milioni di ettari di terreno, a discapito di foreste ed altri ecosistemi. In un’intervista, dichiarò: “Alcuni critici hanno detto che la rivoluzione verde ha creato più problemi di quelli che ha risolto. Questo non lo accetto, perché io credo sia molto meglio per l’umanità cercare di risolvere i nuovi problemi causati dall’abbondanza piuttosto che avere a che fare con il vecchio problema della fame”. Come non essere d’accordo? Tuttavia, fu sempre umile, riconoscendo che la sua opera aveva solo parzialmente risolto il problema: di fronte alla sovrappopolazione, bisogna incrementare e promuovere altri metodi ancor più innovativi. Ma dialogare con le frange estremiste e ben nutrite di veri o fasulli ambientalisti è tempo perso. Quasi del tutto privi, in molti casi, di preparazione scientifica, non vogliono neppure sentire parlare di biotecnologie. Men che meno, in particolare, di manipolazioni genetiche! E ciò è male, perché se adoperate a fin di bene da menti eccelse come quella di Borlaug, potrebbero riuscire ad eliminare molti flagelli che ancora si abbattono sull’umanità, soprattutto in considerazione che entro il 2030 sarà necessario raddoppiare l’attuale produzione di cibo. Sempreché si vogliano salvare su serio folle immense di affamati. Un dato è inoppugnabile: grazie alla passione, allo studio e all’ingegno di Norman Borlaug, circa due miliardi di persone vivono in modo accettabile. Certo, in tutte le scoperte scientifiche esistono risvolti negativi, che devono essere risolti. Di sicuro, però, non limitandosi alle critiche. Con buona volontà, tutto si può risolvere, fino a trovare un punto di equilibrio. E, spesso, tale volontà manca, come lo studioso evidenziava. La Scienza da sola non è sufficiente, se i governanti non provvederanno a sostenerla con infrastrutture adeguate. Esistono Paesi che sono autosufficienti nella produzione di cereali eppure in molte porzioni dei loro territori la denutrizione è ancora un serio problema. Perché? Perché nessuno si preoccupa di costruire una rete di trasporti degna di questo nome, di scuole a indirizzo agrario, di informazioni di tipo meteorologico. Come sempre, la politica ciancia e vanifica parzialmente ciò che la Scienza mette di buono a disposizione di tutti. Per quanto mi riguarda: grazie Professore!
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