Quest’articolo ha un’impronta prettamente personale. Un altro sarà dedicato esclusivamente al campione Nino Vaccarella. Per il Professore non ho mai saputo trovare il soprannome adatto. Sì, ne avevo individuati tanti, ma mi sembravano del tutto inadeguati e riduttivi per identificarlo, sia come uomo sia come pilota. Dunque, semplicemente Iddu, Lui, il Campione per eccellenza. Lui e nessun altro. L’uomo che mi ha donato i giorni più belli della mia vita, che mi ha fatto piangere di gioia quando trionfava e di dolore quando la sfortuna, e solo la sfortuna, lo privava della vittoria. E che ha continuato a farmi piangere anche dopo il ritiro dalle competizioni, concedendomi il privilegio di essergli amico. Non voglio e, in ogni caso, non posso farci nulla: lo guardo, lo ascolto e mi commuovo per la gioia, è più forte di me. Affetto, stima e ammirazione si uniscono e provocano tale stato d’animo. Avevo 14 anni quando l’ho visto per la prima volta, alla Targa del 1965, quella della mia prima partecipazione come spettatore e quella della prima tra le sue tre indimenticabili vittorie. Quando arrivava, un boato! Senza nulla togliere agli altri campioni, Lui era Lui. Avrebbe potuto trionfare almeno altre sei-sette volte, stabilendo un record imbattibile per chiunque. Ma non ha importanza, né a Cerda né sui circuiti di tutto il mondo. Elencare le sue imprese è superfluo, le conoscono bene tutti i tifosi, dunque non le citerò in questa sede proprio per il carattere-omaggio del tutto personale che permea l’articolo. A tal proposito ricordo che subito dopo la premiazione, sempre nel 1965, mi precipitai con taccuino e penna per l’autografo. Ma non riuscii a chiederglielo, paralizzato dall’emozione. Gentile, disponibile ed educatissimo, mi tolse dall’imbarazzo con un sorriso e, delicatamente, firmò. Sono trascorsi 47 anni e quel foglietto è custodito come e più di una reliquia in apposita cornice e, soprattutto, nel mio cuore. Nelle telefonate tra amici appassionati di Targa, il primo pensiero va a Lui: Come sta il Professore? Ti sei sentito con il Professore? Ecco, è sempre al primo posto, sul gradino più alto dei nostri pensieri, come sul gradino più alto era durante la strepitosa e irripetibile carriera.
Il tempo passa, sono diventato nonno. Vincenzino ha adesso due anni e due mesi, ma già lo scorso anno a Collesano, nel corso di una cerimonia, il Professore mi ha donato la gioia forse più bella: tenerlo in braccio per alcune foto. Spesso, soprattutto di sera, gliele faccio vedere, unitamente a tante altre scattate nel corso dei decenni e a filmati d’epoca. Dunque, ormai lo riconosce immediatamente. Vincenzino, chi è questo signore? Vella. E come fa la Ferrari di Vella? Bum bum, bum. E tu da grande cosa vuoi fare? Bum, bum, bum. Come Vella? Ci, ci. La tradizione di famiglia continua e forse un giorno correrà davvero. Di certo, facendo vedere agli amici quelle foto che lo ritraggono con Iddu, sarà orgoglioso. Avevo deciso di dedicare al Professore un articolo che sarebbe apparso alla vigilia di Natale, un piccolo dono, una sorpresa, ma ho cambiato idea. Mi perdoni, Professore, se non sono stato esaustivo come avrei voluto e come Lei avrebbe meritato, ma ormai lo sa bene: la commozione mi paralizza. Da questo punto di vista, il tempo si è fermato al 1965.
Le auguro veramente dal più profondo del cuore una vita serena e ancora lunghissima. Unitamente alla Direttrice del giornale e a tutta la redazione. So di non potere mai saldare il debito di riconoscenza nei Suoi confronti, quindi, semplicemente: Grazie! Mille e mille volte.
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