Roberta Benetti è una giovane dottoressa, ricercatrice in oncologia. Giovane e già grande, nel senso della straordinaria bravura. Con i suoi collaboratori e con il sostegno dell’Airc (Associazione italiana ricerca sul cancro), infatti, ha dato vita a un’eccezionale scoperta scientifica, nel 2010: esistono molecole, chiamate miR-335, in grado di bloccare la crescita delle cellule tumorali. Non solo, ma esplicano la loro azione solo sul meccanismo di proliferazione incontrollata. Lo studio è stato pubblicato dalla prestigiosa rivista internazionale Cancer Research. Ecco una dichiarazione ufficiale della Facoltà di Medicina dell’Università di Udine, nella quale lavora. «In particolare, la ricerca ha per la prima volta dimostrato che una delle molecole microRna, precisamente la miR-335, è direttamente responsabile nel controllo, della generazione e delle funzioni dell’oncosoppressore Rb, gene coinvolto nella protezione dello sviluppo dei tumori. Inoltre, nello studio si evince che l’espressione della miR-335 influisce in modo diretto nel bilanciare il delicato equilibrio di protezione contro lo sviluppo tumorale, perché intacca, attraverso l’indiretta influenza anche sull’oncosoppressore p53, gli effetti di due fondamentali proteine note per essere deregolate nella genesi dei tumori».
Grazie a tali molecole, dunque, un giorno sarà possibile al corpo l’azione autoprotettiva, difendendo dal tumore e rendendo superflue radio-chemioterapie. E qui iniziano i problemi. Il deleterio sensazionalismo dei media, infatti, ha ingenerato nei malati e nei loro familiari speranze che, per il momento, non dovrebbero essere coltivate. Ci vorrà ancora tempo per applicazioni terapeutiche. Palermomania.it ha intervistato la scienziata, ricevendo cortesi ed esaustive risposte. Ci ha colpito, in modo particolare, la grande serietà professionale nel dichiarare quanto summenzionato, smentendo con determinazione articoli enfatici e l’entusiasmo suscitato sui network. Prima di lasciarle la parola, un piccolo vocabolario dei termini scientifici adoperati, al fine di fare comprendere meglio l’argomento.
Mir-335: molecola endogena, cioè prodotta dal corpo. Inibisce la crescita incontrollata delle cellule (ciò che in gergo definiamo tumore).
Paper: pubblicazione scientifica.
Pathway: via metabolica. Complesso di reazioni chimiche che avvengono nei processi di anabolismo (trasformazione e utilizzazione delle sostanze nutritive nell’organismo, richiede energia) o catabolismo (processo di disintegrazione degli alimenti e formazione delle sostanze di rifiuto, libera energia) cellulare.
Tumori germinali: prendono origine dalle cellule dell’apparato riproduttivo, ovvero ovociti e spermatozoi. A volte si manifestano in altri siti: mediastino (spazio, contenente il cuore, compreso tra colonna vertebrale, polmoni e sterno), ipofisi, regione sacro-coggigea. Uno tra i più noti è quello del testicolo.
Oncosoppressore: gene che protegge la cellula da mutazioni potenzialmente in grado di provocare i tumori.
Si specifica che le definizioni sono state volutamente mantenute entro limiti molto semplici. Nella realtà, si tratta di processi enormemente complessi e articolati.
Ecco il testo integrale della dichiarazione rilasciata dalla scienziata:
“Le notizie che girano in internet recentemente (ma che in realtà fanno riferimento ad una pubblicazione del 2010) si sono amplificate con un sensazionalismo giornalistico incontrollabile che in primis non garantisce il rispetto ai pazienti colpiti da questa terribile malattia.
In termini di applicabilità terapeutica, lo studio sul miR-335 è ancora molto lontano dalla clinica e nessuno di noi ricercatori si è mai permesso di affermare che possa SOSTITUIRE la chemioterapia.
I passi per valutare i suoi effetti sono davvero lunghi e li stiamo ora studiando sperimentalmente anche sul topo. Certo, abbiamo dato seguito alle scoperte del 2010, approfondendo anche il suo ruolo nelle cellule staminali e pubblicando un recentissimo paper in cui troviamo associata a questo miRNA una nuova pathway che sembra anche attiva al momento soprattutto nei tumori di origine germinale. Speriamo davvero di continuare nella direzione giusta, ma non siamo assolutamente arrivati al punto di poter promettere nulla.
Un aspetto critico per i tumori è al momento la loro classificazione e l'identificazione attraverso biomarcatori specifici dei casi a elevato rischio, requisito fondamentale questo per poter migliorare le strategie di cura e per guidare le scelte terapeutiche. Il nostro lavoro cerca di fornire un contributo di base proprio in questo ambito. Noi stiamo cercando di chiarire l'importanza di determinati componenti molecolari, per capire (in ottica ambiziosa) se essi possano risultare associati all'andamento della malattia e, quindi, per poter fornire interessanti futuri bersagli terapeutici.
Vogliamo dare speranza alla gente (e per questo le forze di tutti noi ricercatori, di cui la mia è parte milionesima, sono sempre unite e stimolate) ma anche assolutamente evitare false illusioni”.
Roberta Benetti è originaria di Monfalcone. Laureata in Biologia a Trieste, ha ottenuto il dottorato di ricerca alla Sissa (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati). Ha avuto esperienze lavorative in Spagna, presso il Centro di Ricerca sul cancro di Madrid. È rientrata in Italia nel 2007.
Ringraziamo la dottoressa per la collaborazione e ci complimentiamo di vero cuore, soprattutto per la grande sincerità. Ad maiora!
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