La storia di Montelepre, piccolo ma rinomato comune della provincia di Palermo, inizia nel lontano 1400, quando il territorio era un grande feudo ricco di acqua chiamato "Munchilebbi”. Non è possibile parlare di Montelepre senza associarlo al nome di Salvatore Giuliano, celebre bandito e figura molto controversa della storia della Sicilia. Salvatore era un ragazzo di umili origini, che nonostante la giovane età riuscì per oltre 7 anni a tenere sotto scacco lo Stato italiano. La sua latitanza iniziò nel 1943 quando, fermato ad un posto di blocco mentre trasporta due sacchi di frumento caricati su un cavallo, i militari gli sparano sei colpi di moschetto. Due proiettili lo colpiscono al fianco destro. Salvatore Giuliano reagì uccidendo il giovane carabiniere con un colpo di pistola, e poi si diede alla macchia. Presto costituì una banda intorno alle montagne di Montelepre.
In tanti hanno scritto delle vicende del banditismo e di Salvatore Giuliano che ne fu il protagonista. Su di lui tutt’ora esistono varie leggende e c’è persino chi sostiene di averlo avvistato di recente proprio nel paese di Montelepre. Ma c’è soltanto una persona oggi in grado di raccontarci la verità sulla vita di Salvatore Giuliano, la verità sulla sua morte e le tante vicissitudini che ancora oggi continuano a riguardare questo personaggio, di cui nel 2010 è stata disposta addirittura la riesumazione: si tratta del nipote Giuseppe Sciortino Giuliano, 65enne, figlio della sorella del bandito Mariannina, scomparsa da diversi anni.
Giuseppe, che da sempre ha portato su di se il peso ingombrante di un cognome che rievocava antichi misteri, oggi ci racconta la storia di suo zio Salvatore, la vera storia, quella che in tanti ancora si rifiutano di accettare. Giuseppe oggi è proprietario e gestisce il “Castello di Giuliano”, una magnifica struttura che si erge maestosa a sovrastare le antiche case di Montelepre. È una costruzione singolare e la confinante villetta comunale sembra il suo naturale prolungamento, tanto l'amalgama è perfetta. Il Castello è stato dedicato dal nipote proprio allo zio Salvatore Giuliano che la stampa internazionale ha sempre identificato come "Il Re di Montelepre”. Da qui l’idea di realizzare quindi "un Castello per il Re". La splendida costruzione oggi è sede di un albergo e di un ristorante che Giuseppe gestisce con l’ausilio dei due figli maschi. A prima vista, con le sue torri e i suoi merli, sembra una costruzione medievale, ma, osservandolo bene, i balconi merlati e i materiali usati per le aperture, ci fanno capire che è una costruzione contemporanea, interamente concepita, progettata e realizzata dal proprietario. Accanto all'ingresso del Ristorante vi è quello dell'Albergo. Sull'insegna sono bene in vista Tre Stelle, ma basta varcare la soglia per capire che sono poche. L'ambiente più grande è costituito dal "Salone delle feste", in grado di ospitare centinaia di persone e viene adibito in prevalenza a Sala Congressi, Meeting, Banchetti di Nozze, ma, grazie ad un palcoscenico, può essere utilizzato anche per Manifestazioni Turistiche, Teatrali e Cabaret. Il "Salone delle Feste" é dotato anche di una grande cucina, indipendente dall'altra, ubicata al piano superiore nella sala ristorante. Tutto rigorosamente arredato in stile medievale per ricrearne un’atmosfera magica e suggestiva. All’interno delle sue sale si può sentire “l’odore della storia”: sono tanti i quadri raffiguranti lo zio Salvatore Giuliano che raccontano le sue eroiche gesta. Una storia difficile e ancora avvolta nel mistero, come lo stesso Giuseppe ci narra. Non ultime le circostanze della sua morte. Secondo una recente ipotesi, infatti, al posto del bandito fu ucciso, forse intenzionalmente, un suo sosia, per essere poi tumulato al suo posto. Tanto che il 28 ottobre 2010 due studiosi siciliani, Giuseppe Casarrubea e Mario Cereghino, hanno chiesto alla Procura di Palermo di riaprire la bara tumulata nella cappella della famiglia Giuliano a Montelepre per accertarne l'identità. "Mio zio Salvatore Giuliano è uno degli eroi della lotta indipendentista siciliana" ci ha detto il nipote. “Con la Strage di Portella della Ginestra Giuliano non c'entrava nulla. Mio zio era a cinquecento metri dalla strage e non avrebbe potuto, con le armi che aveva, uccidere nessuno. Dalle perizie è emerso che a sparare furono fucili dell'esercito. Per Portella della Ginestra hanno pagato persone innocenti". “In questo mezzo secolo ci sono state tante dicerie su mio zio. Migliaia di persone hanno riferito più volte di presunti avvistamenti all'estero o addirittura a Montelepre. Ma sono tutte bugie”. Giuseppe racconta di suo zio con grande trasporto e questo nonostante non lo abbia mai conosciuto.
“Se suo zio fosse vivo e lei potesse parlargli, cosa gli direbbe?” gli abbiamo chiesto. E gli occhi si emozionano…
Di seguito la nostra intervista.
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