All’interno della rassegna “Fora Spora” - teatro per le nuove generazioni - stagione 2022/2023 al Piccolo Teatro Patafisico (c/o il Complesso Pisani, Pad. 33, via G. La Loggia 5 - Palermo), con la complicità di BLITZ, un lavoro della storica compagnia Teatro delle Albe che già dagli ’80 ha incontrato la cultura africana, le sue narrazioni e la sua teatralità, proponendo un teatro ibrido e fortemente innovativo.
Per domenica 14 Maggio, h 17.00 lo spettacolo “Thioro – Un Cappuccetto Rosso senegalese“ della compagnia Teatro delle Albe/Ravenna Teatro.
Domenica 14 MAGGIO 2023, h 17.00 (unica recita)
Thioro, un Cappuccetto Rosso senegalese
ideazione Alessandro Argnani, Simone Marzocchi e Laura Redaelli
con Fallou Diop, Adama Gueye, Andrea Carella
organizzazione Moussa Ndiaye
coproduzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro, Accademia Perduta/Romagna Teatri, Ker Théâtre Mandiaye N’Diaye
regia Alessandro Argnani
ringraziamenti Casa Residenza Anziani e Centro Diurno “Garibaldi e Zarabbini”
a partire dai 5 anni
La trama
Reinvenzione dal respiro africano di Cappuccetto Rosso, una delle fiabe europee più popolari al mondo e di cui esistono numerose varianti, "Thioro, un cappuccetto rosso senegalese" evoca soltanto il popolare racconto della bambina che indossa un cappuccio rosso e che, mentre attraversa il bosco per portare provviste alla nonna, incontra un temibile lupo che la inganna. In realtà, in un ritmo pulsante e grazie all’intreccio di diverse lingue, strumenti e immaginari, lo spettatore attraversa non il bosco, ma la savana, e incontra non il lupo, ma Buky la iena, in un viaggio immaginifico e bruciante attraverso l’Africa. Un lavoro che fa incontrare e mette in corto circuito la fiaba europea con la tradizione africana, partendo dalla suggestione di come l’origine esatta di Cappuccetto Rosso continui a essere un’incognita, e narrazioni basate o ispirate allo stesso tema possano trovarsi non solo nel folklore europeo, ma anche nella tradizione del Lontano e Medio Oriente e in Africa. Un racconto tradizionale, estratto dal cuore della letteratura orale, che è riuscito senza sforzo e in modo indiscutibile a essere considerato uno dei racconti popolari più famosi di tutti i tempi e che ha rappresentato, e rappresenta ancora, molto più di quello che il lettore o l’ascoltatore comune possono immaginare.
Thioro è uno spettacolo nato in Senegal, nuova occasione d’incontro nel solco della feconda relazione del Teatro delle Albe con Diol Kadd e gli attori legati a Mandiaye N’Diaye. Mettendo in corto circuito la fiaba europea di Cappuccetto Rosso con la tradizione africana, Thioro vede in scena e in dialogo Adama Gueye, Fallou Diop, attori e musicisti, e Simone Marzocchi, compositore e trombettista. Un viaggio dal ritmo pulsante, che grazie all’intreccio di lingue, strumenti e immaginari, porterà ogni spettatore alla scoperta non del bosco ma della savana, e all’incontro non con il lupo ma con Buky la iena.
Thioro, un cappuccetto rosso senegalese ha ricevuto l’Eolo Award 2019 per il miglior progetto produttivo. Il riconoscimento, che la rivista Eolo dedica alle opere e agli artisti che si sono distinti nell’ambito del Teatro Ragazzi, è stato assegnato allo spettacolo che “intrecciando lingue, strumenti musicali ed immaginari tra Italia e Africa, risulta essere una festa per gli occhi, per le orecchie e per il cuore.”
Il Teatro delle Albe
La fioritura afro-romagnola del Teatro delle Albe comincia nel 1987 con la ricerca, tra gli immigrati perlopiù senegalesi al tempo, di coloro che potessero farsi sulla scena immagine di un sud del mondo dilaniato, e partecipare alla costruzione di un percorso condotto sul piano artistico e culturale. Un meticciato teatrale che nasce quando la compagnia, intrecciando la lezione della tradizione teatrale alla ricerca del nuovo, acquisisce al suo interno dei griots senegalesi, coniugando drammaturgia, danza, musica, dialetti, invenzione e radici.
”Era la fine degli anni Ottanta. Con le Albe avevo appena “inventato” la Romagna africana: vedendo che nelle nostre città cominciavano ad approdare immigrati dall’Africa, avevo scritto Ruh. Romagna più Africa uguale, un testo-favola sulla fine-trasformazione dell’Occidente, che sostanzialmente diceva questo: cari italiani, non crediate che questi giovani che vengono dall’altra parte del mondo siano un caso. Un capriccio momentaneo della Storia. Sono “la” Storia, che ci si rivela così: le nostre società diventeranno sempre più meticce, è un cambiamento epocale quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi, come quello che trasformò l’impero romano con l’arrivo dei popoli barbari, ovvero dei popoli nuovi. Non è una questione di polizia, o di pulizia: è una chance culturale enorme, afferriamola per il verso giusto.” Marco Martinelli
Fonte Immagine: Sara Colciago
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