Sono passati 28 anni da quando Padre Pino Puglisi, oggi Beato, è stato ucciso per mano della mafia a Brancaccio. Beatificato nel 2013 è stato il primo martire della Chiesa ad essere ucciso da “Cosa nostra”. Oggi però, la sua memoria e il suo insegnamento sono forti più che mai.
Per ricordare...
Il 29 gennaio 1993 padre Puglisi inaugurò a Brancaccio il centro Padre Nostro per la promozione umana e la evangelizzazione. Ha sempre avuto infatti una grande passione educativa, e il suo impegno come insegnante si è protratto per oltre trent’anni fino al giorno della sua morte. Il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56º compleanno venne ucciso dalla mafia, davanti al portone di casa intorno alle 20,45 nella zona est di Palermo, in piazza Anita Garibaldi. Don Pino era a bordo della sua Fiat Uno di colore bianco e, sceso dall'automobile, si era avvicinato al portone della sua abitazione. Qualcuno l'ha chiamato, lui s'è voltato mentre qualcun altro gli è scivolato alle spalle e gli ha esploso uno o più colpi alla nuca. Il suo impegno antimafia, fatto di parole, denunce e tanto lavoro quotidiano, soprattutto al fianco e in favore dei giovani gli è costato la vita. I funerali si svolsero il 17 settembre 1993. Mandanti dell'omicidio furono i capimafia Filippo e Giuseppe Graviano, arrestati il 26 gennaio 1994. Giuseppe Graviano viene condannato all'ergastolo per l'uccisione di don Puglisi il 5 ottobre 1999. Il fratello Filippo, dopo l'assoluzione in primo grado, viene condannato in appello all'ergastolo il 19 febbraio 2001. Condannati all'ergastolo dalla Corte d'assise di Palermo anche Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone, gli altri componenti del commando che aspettò sotto casa il prete.
Un uomo di Dio che non possiamo e non dobbiamo dimenticare: Pino Puglisi fu ordinato sacerdote nel 1960, consapevole della triste realtà del quartiere Brancaccio cercò, nella sua attività pastorale, di coinvolgere un sempre crescente numero di ragazzi nei gruppi parrocchiali strappandoli dal degrado della strada. La sua fu una lotta aperta e dichiarata alla mafia che, sentendosi minacciata, ne commissionò l’uccisione.
Il ricordo del sindaco Leoluca Orlando: "L'esperienza umana e pastorale di padre Pino Puglisi guida il percorso di rinascita della città. Un'esperienza interrotta dalla violenza mafiosa ma non per questo più debole. Un'esperienza che oggi continua a camminare sulle gambe di tante donne e uomini che ogni giorno s'impegnano per affermare legalità e diritti. Padre Pino Puglisi, persona straordinariamente normale, ha trasformato un atto di morte in un atto di vita. Se siamo migliori, se Palermo è una città migliore, lo dobbiamo anche al suo sacrificio. In anni bui, nei quali specialmente nella Chiesa in tanti erano asserviti al potere mafioso, è stato testimone coraggioso di speranza e cambiamento, ha coniugato grande impegno civile e cammino di fede. Il suo martirio non è stato vano".
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